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Stiamo infatti parlando di una città che si stende, per più di cento chilometri di larghezza, a cavallo tra Europa e Asia. E ospita 15 milioni (!) di abitanti! Certo, ce ne sono di più grandi, nel mondo, ma per i parametri italiani si tratta di misure davvero impressionanti.
Con una rete del metrò al momento del tutto insufficiente a servire una popolazione così numerosa, non è difficile immaginare cosa significhi spostarsi in una realtà del genere.
Ospiti della giovane ma arrembante casa editrice locale 1001 Roman, io e l'eterogenea banda di fumettisti che elenco sotto, ci siamo infatti dovuti sottoporre a quotidiane trasferte di ottanta chilometri per volta (solo andata) tra l'albergo e la Fiera del Libro di cui rappresentavamo una delle più inedite attrazioni, attraverso ponti ultracongestionati (una volta l'amico Emre ha optato per il traghetto, visto che il traffico automobilistico era letteralmente bloccato) e con una “libertà” di guida che non ha nulla a invidiare a quella delle nostrane Roma o Napoli.
Per fortuna il pulmino noleggiato dai nostri premurosi ospiti era molto comodo e la compagnia decisamente piacevole: gli zagoriani doc Ferri, Burattini e Verni; lo zigzagoriano qui scrivente e suo figlio Jacopo (con mano destra ingessata per incidente pallanuotistico); il cantante Graziano Romani, autore dell'album musicale dedicato al Re di Darkwood; il supercollezionista zagoriano Giancarlo Orazi e moglie; il dylandogghiano Stano (al quale mi lega, da anni, l'inquietante acquisto di borse identiche); la simpaticissima e bravissima Laura Scarpa; il travolgente “americano” Riccardo Burchielli, uno dei giovani autori italiani che meno se la tirano (pur essendo uno dei pochi che potrebbero permetterselo) e il suo altrettanto estroverso “compare” Diego Cajelli; mister Marco “bd” Schiavone e, dulcis in fundo, Gianfranco “Magico Vento” Manfredi e adorabile consorte.
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Grazie dunque all'editore Fuat Akture e al factotum Emre Senses (che ci ha anche fatto da traduttore e cicerone per l'intera durata della visita, alla scoperta di una Turchia che, senza dimenticare il passato, appare lanciata verso il futuro con energie, convinzione e volontà decisamente superiori a quelle della nostra stanca e impigrita Italia) per aver costruito sapientemente questo inedito evento (a quanto pare era la prima volta che una così nutrita schiera di fumettisti italiani sbarcava a Istanbul), e un abbraccio a tutti quelli che ci hanno supportato (e sopportato) con gentilezza, entusiasmo e allegria: Tamer, Tunc, Ozgur (çok iyi, amico!) e gli altri di cui ho difficoltà a ricordare i nomi ma certo non i volti e la simpatia. Grazie per questa bella esperienza professionale e umana che sicuramente ha rappresentato un ulteriore passo - piccolissimo ma non per questo meno importante - sulla strada della comprensione tra popoli meno lontani di quanto certe ideologie fanatiche vorrebbero farci credere. Che ciò sia avvenuto per mezzo del fumetto mi sembra una cosa meravigliosa.
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