Se n'è andato anche lui. Pini Segna. A molti il suo nome non dirà niente, o poco, eppure ha attraversato la storia del fumetto italiano ed europeo come uno schiacciasassi, macinando pagine su pagine di personaggi a fumetti, molti creati da lui (Ringo, Giungla King, Buck Kajman, Hombre, Matamor...), altri realizzati come semplice collaboratore (Zagor, Zakimort, Kriminal, Akim...). Certo, apparteneva a quell'epoca e a quella parte di mondo editoriale in cui i fumetti si facevano in fretta, badando più alla quantità che alla qualità, e lui non si è mai tirato indietro, anche perché quel modo di fare era probabilmente in linea con la sua natura vulcanicamente generosa. E pur tuttavia riusciva qua e là, soprattutto in certe pubblicazioni di cui era anche editore, a regalarci una copertina o un'immagine di presentazione cesellate con particolare cura, e allora il suo bel disegno classico e il tratto elegante, morbido, "uscivano" dalla media e ci parlavano delle effettive capacità e della passione sincera dell'autore.
Come
ho più volte raccontato, io lo scoprii sulle pagine di Tim e
Ox, un western fantastico di taglio feuilletonistico di cui mi
innamorai perdutamente. Al termine della serie ossessionai per mesi
il mio edicolante chiedendogli se era arrivato il primo numero di Rio Cid, la nuova serie pubblicizzata negli ultimi numeri
della precedente e poi mai uscita. Perché questo era Pini Segna,
come editore: mille idee che avrebbe voluto realizzare, e la dura
legge dei conti che a volte gli impediva di farlo. Eppure, anche con
quei personaggi mai nati (e forse più che mai con quelli) riusciva a
far sognare i suoi lettori.
Tale
fu la mia passione per i suoi lavori che, prima, mi spinse ad
affrontare, imbranatissimo undicenne, l'impresa della scrittura e
spedizione della mia prima lettera (o meglio biglietto postale, un
foglio piegabile già affrancato al cui interno si poteva scrivere...
davvero roba d'altri tempi!) per richiedere i numeri arretrati della
serie. Al biglietto, un paio d'anni più tardi feci
seguire una lettera vera e propria con la richiesta di pubblicare una nuova collana che ospitasse tutti i suoi personaggi.
Molti
anni più tardi, divenuto a mia volta autore di fumetti, riuscii
rocambolescamente a rintracciare Pini Segna chiedendogli per telefono un
appuntamento per conoscerlo, durante una delle mie venute a Milano
per la consegna del lavoro. Di nessun altro autore ho mai sentito il
bisogno di fare la conoscenza personale. Ci incontrammo e parlammo a
lungo. Lui non riusciva a capacitarsi del mio amore per quel suo
fumetto di cui quasi non conservava memoria. Ma quando, molti anni
più tardi, lo incontrai di nuovo perché in redazione, a Fumo di
China, avevamo deciso di intitolare a lui una nuova categoria del
Premio organizzato dalla rivista, quella dedicata alle
autoproduzioni, mi portò due regali: un disegno della testatina di Tim e Ox ripreso da quella originale e realizzato apposta per me
(campeggia tuttora sulla parete del mio studio, sopra il tavolo di
lavoro) e la letterina che gli avevo scritto nell'infanzia! Disse che
ci aveva “sentito” qualcosa di particolare, e l'aveva conservata
per tutti quegli anni.
Durante
il viaggio da Milano a Perugia dove in occasione di Umbriafumetto
sarebbero stati consegnati i premi Fumo di China, compreso quello
intitolato a lui, mi raccontò episodi della sua vita che
rivaleggiavano per forza narrativa, azione e suspence con quelli
delle sue storie migliori: i bombardamenti di Genova durante la
guerra... la spietatezza di alcuni reparti australiani che sgozzavano
i nemici col coltello... e il mistero del nome scelto da suo padre,
Segna (in tarda età qualcuno gli disse che probabilmente era il nome
d'arte con cui il pittore senese del Duecento Duccio di Buoninsegna firmava i quadri che produceva
per vari mercanti all'insaputa del suo abituale committente), che lo
ha angustiato nell'infanzia come in età adulta ma che gli salvò la
vita quando, catturato dai nazisti, fu risparmiato perché un
ufficiale vedendo il nome che finiva per “a” pensò che si
trattasse di una donna e lo cancellò dalla lista delle persone da
fucilare. Sembrano storie inventate, l'ennesimo parto della sua inarrestabile fantasia. Anche se così fosse, per me non avrebbe importanza. Tutto questo faceva comunque parte del “vero” Pini Segna, l'autore che più di ogni altro ha
segnato la mia vita professionale, e una
splendida persona che sono felice di aver conosciuto.
Le immagini: in alto, la copertina di un numero di Tim e Ox che ho recensito nella mia rubrica "La macchina del tempo" su Fumo di China n. 192; al centro, la prima pagina della lettera scritta a Pini Segna quando avevo quattordici anni; qui sopra, la testatina di Tim e Ox ridisegnata apposta per me. Potete trovare altre immagini e informazioni su Pini Segna nel blog: http://pinisegna.blogspot.it