lunedì 21 dicembre 2020

Tu chiamala rivista (2)

Praticamente insieme a Scoop di cui ho parlato qui, un'altra rivista è sbarcata in edicola. E questa è effettivamente una rivista DI fumetti,


Si chiama Shonen CIAO e la sponsorizza, forte del successo del suo Scottecs Megazine (50mila copie vendute del primo numero e poi assestatosi sulle 20mila, numeri da far invidia a più di metà delle pubblicazioni bonelliane) quel fenomeno di Sio che ha realizzato la copertina e due paginette interne, quelle di apertura e chiusura.

Il resto della snella pubblicazione (64 pagine in bianco e nero, spillata, al prezzo di 4 euro, trimestrale) ospita sei diverse storie di 10 pagine ciascuna opera di autori e autrici decisamente giovani: si va dai 30 ai 40 anni, all'incirca. Chi frequenta i manga, sa che lo shonen è uno dei tanti generi in cui si divide la produzione giapponese e sta a indicare il target della pubblicazione, cioè i ragazzi (gli adolescenti, dai dieci ai diciotto anni), mentre per le lettrici c'è lo shojo, che si riferisce invece alle ragazze. Per capirsi, nella categoria degli shonen rientrano titoli come Dragon Ball, One Piece e Naruto. Queste serie appaiono, in Estremo Oriente, a puntate su pubblicazioni a cadenza settimanale con tantissime pagine stampate su carta di bassa qualità e vengono poi raccolte nei classici libretti tankobon. La Shueisha, importante casa editrice locale, edita una delle testate più fortunate del genere che si chiama appunto Shonen Jump.



Tornando in casa nostra, diamo un'occhiata più ravvicinata ai contenuti della nuova arrivata in casa Shockdom. Premetto che potrei aver frainteso più d'una cosa, visto che le storie parlano una "lingua" che non pratico molto, ma dovrebbe essere al contrario molto chiara per le ultime generazioni. Ad aprire l'albo c'è "Residence Stravaganza" di Chiara Zuliani. Protagonista della serie (a continuazione) è Luna, un'animaletta (gattina? cagnolina? coniglietta, come la apostrofa uno degli altri personaggi?) di pelo nero, dotata di poteri non indifferenti che al momento sembra non controllare ancora bene. Sua compagna di stanza è il drago (draghessa) Hana. Le dieci pagine a disposizione consentono all'autrice di mettere in scena l'ambiente, alcuni personaggi e poco più prima del (continua).



E' poi la volta di Dado (con l'apporto ai mezzi toni di Elia Bisogno) con "Time clash", un episodio completo incentrato sulla missione di due coppie di agenti temporali, una proveniente dal futuro e una dal passato alle prese con un giovane Adolf Hitler. L'idea è ben congegnata, con azzeccato colpo di scena finale, e la narrazione scorre fluida, piacevolmente.


Più sul versante shojo il terzo racconto, "Splash, una storia di pesci" di Eleonora Bruni, di nuovo a continuazione (l'episodio si conclude con un "fine...?"), che ruota attorno a una storia d'amore lesbico tra l'anonima cameriera di un ristorante di pesce e una creatura acquatica. Anche qui, nel ristretto spazio concesso, c'è appena il tempo per mettere in scena le protagoniste.



La seconda parte della rivistina è aperta da "Damn", opera di Stefano "the Sparker" Conte che abbiamo imparato a conoscere (e apprezzare) sul Volt della Saldapress. Qui affronta il tema di un ragazzino, Dante, alle prese con un pestifero demone di nome Kakka venuto sulla Terra (uscendo dalla tazza del water!) per imparare la cattiveria dagli umani. L'autore, abituato a muoversi su questa formula narrativa, riesce a riempire le dieci pagine a disposizione con una succosa e divertente puntata. Continua...



La "veterana" Ilaria Catalani (Zannablù, Monster Allergy, Me contro Te...) racconta il difficile rapporto tra il giovane Max e il "fratellastro" Ostry trovato dentro un'ostrica in tempo per rovinargli il compleanno e poi la vita, compresa quella sentimentale con la graziosa Clara per cui spasima. Questo primo episodio, "Gara di disegno", è gradevole, ben ritmato, coi giusti tempi umoristici (e un godibile pizzico di spietatezza)... e continua.



In chiusura, "Shonen Boom" di Daw: un ragazzino aspira a "fare shonen", e il padre lo iscrive all'apposita scuola. Il problema è che per entrare deve superare almeno due delle tre prove d'ammissione. E non sarà facile. Questa prima puntata (sì, anche questo continua...) riecheggia alcune cose del su citato Volt, ma è comunque divertente.



Dal punto di vista grafico, se la palma della qualità va indiscutibilmente alla Catalani, il resto è mediamente buono. L'unico lavoro un po' più debole (il tratto e la generale povertà del disegno, spoglio e a tratti immaturo) è quello della Bruni.

Le perplessità maggiori vengono dalla formula scelta per la pubblicazione. La trimestralità mal si accompagna alle storie "a continuazione", specialmente in una testata rivolta a una generazione abituata alle maratone di serie televisive e dunque incapace di aspettare anche un solo giorno per vedere la puntata successiva. Inoltre, "l'obbligo" delle dieci pagine per tutti gli autori/autrici crea un certo effetto di monotonia. Avendo a disposizione autori come Conte e soprattutto Daw, bravissimo nelle strisce come nelle gag da una pagina, forse se fossero stati invitati a usare quelle formule narrative la rivista avrebbe acquistato più ritmo e carattere.

La pubblicazione è comunque gradevole (per quello che posso giudicare da anziano completamente fuori target) e non posso che farle i migliori auguri. Spero anche, nei prossimi numeri, di vedere in copertina pure gli altri autori e autrici. Non avranno lo stesso seguito di Sio, ma meritano in ogni caso di stare in vetrina e dare un'impronta meno infantile alla testata.



giovedì 17 dicembre 2020

Tu chiamala rivista


Da qualche giorno è in edicola la tredicesima uscita di Internazionale Extra. Le precedenti dodici erano normali numeri di informazione, tematici (due riservati ai ragazzini); stavolta, con la testata  Scoop, si è deciso di dare spazio ai fumetti - pardon: graphic articles. La rivista è infatti dedicata al graphic journalism.
Diamo una rapida occhiata ai contenuti.
In "Un bacio contro la guerra" Edmond Baudoin raffigura la ferocia dei conflitti con tavole d’ispirazione espressionista.


Seth Tobocman con tratto marcato e spigoloso condensa cent’anni di lotte antirazziste negli Stati Uniti in "Iconoclastia".


Leila Abdelrazaq in "Diario dal confine", con bianco, nero e un pizzico di rosso, racconta la paura che può assalire una palestinese davanti a una frontiera.


Gli acquarelli di Barbara Yelin delineano altre storie di frontiere, quelle attraversate da un ragazzo scappato dall’Eritrea: "In fuga".


Il francese Laurent Maffre ne "La macchina mangiadita" parla dello sfruttamento della manodopera straniera nelle fabbriche degli anni settanta.


Fa lo stesso l’autrice taiwanese 61 Chi analizzando però le problematiche dei pescatori sulle navi taiwanesi in "Isole nell'oceano".


Olivier Kugler, per parte sua, con "La resistenza del fish and chips" affronta il tema delle speculazioni che stanno cambiando il volto di Londra in pagine ricchissime di appunti, trascrizioni e cifre.


Zuzu riassume in una vignetta la denuncia di un’incarcerazione ingiusta.


E di carcere parla anche Zerocalcare con un reportage sulle rivolte dei detenuti italiani del marzo 2020.


Sam Wallman ci svela invece l'esistenza nel deserto autraliano di una base militare statunitense che compie azioni di spionaggio in tutto il mondo.


Una bella notizia, per chi rimpiangeva le riviste di fumetti della fine del secolo scorso? Sì e no.
Sì, perché il fumetto "d'autore" (si accetti per comodità questa discussa e discutibile categorizzazione) dimostra di essere sempre vivo e capace di reggere l'edicola (forse).
No, perché quella di cui parliamo non è una rivista di fumetti nel senso che abbiamo sempre dato a questa definizione. Cosa la distingue dagli Alteralter, Eternauta e Orient Express? Indubbiamente i contenuti. Le riviste di fumetti degli anni settanta e ottanta ospitavano infatti narrativa a fumetti, riuscendo a trasportarci in mondi fantastici e a farci conoscere personaggi incredibili impegnati in storie dalla più diversa ambientazione e genere. La rivista di Internazionale non è questo. In nessun modo. E' invece un news magazine (l'inglese sembra essere d'obbligo, ormai, per parlare di fumetti) che ha scelto il linguaggio dell'arte sequenziale al posto dell'accoppiata parole&foto dei giornali tradizionali, ma quelli che ospita sono comunque articoli, sia pure in forma grafica. E questo, per l'appassionato di fumetto, mi appare essere il limite maggiore della pubblicazione, destinata più ai lettori dell'Espresso o di Panorama che a quelli di Corto Maltese o Terry e i pirati.





Diverso target, diverso modo di utilizzo del linguaggio. Che si riflette anche sulle modalità di uso del medium: a un disegno che, accompagnando una narrazione, si proponeva di farlo con gradevolezza e bel segno, che fosse quello un po' barocco di Raymond o quello elegantemente sintetico di Pratt, qui si opta per un diverso tipo di scelte grafiche.


Si va così da un disegno "illustrativo", anche molto bello come quello di Kugler o artisticamente gradevole come quello di Yelin, a disegni decisamente più scarni e talvolta decisamente brutttacchioli, qualche volta perché li si ritiene forse più congeniali al testo (può essere il caso del sintetico Tobocman), talaltra perché probabilmente non si è proprio capaci di fare meglio (come è per l'incerto disegno di Abdelrazaq o l'indeciso ripasso di Maffre). In questa altalena qualitativa, giusto al centro si piazza Zerocalcare che riesce a conciliare un'indagine giornalistica "come quelle di una volta" con le sue vignette un po' sgraziate ma stilisticamente coerenti e affatto efficaci dimostrando una volta di più la notevole capacità di comunicare, che si tratti di fiction o cronaca, che ha fatto le sue fortune librarie.

Dunque, benvenuto Scoop (sembra che uscirà una volta all'anno), ma - ahimè - le riviste dell'altro millennio continuano a giacere dove sono state sepolte.




mercoledì 9 dicembre 2020

Caro Babbo Natale... (4)

Quest'anno i consigli per i regali di Natale che volete fare (o farvi) ve li propongo divisi non per generi, ma per editore. Stavolta tocca a EdiTasca.
Con la casa editrice nonché tipografia dell'amico Fulvio Tasca ho pubblicato tre volumi. Andando cronologicamente a ritroso:


LA TESTA TRA LE NUVOLETTE
Marcello Toninelli, fumettista nel corso dei decenni ha svolto le mansioni di disegnatore, sceneggiatore, autore completo, letterista, traduttore, grafico, redattore e anche editore. In questo libro ha raccolto quanto ha scritto nel tempo da appassionato e professionista, aggiornandolo e integrando gli articoli con nuove, stimolanti riflessioni sul linguaggio della Nona Arte per offrire uno sguardo a 360 gradi sul Fumetto. Ha suddiviso i suoi testi per argomento: il Medium, il Mercato, la Storia, i Personaggi, gli Autori, la Professione, le Recensioni, le Memorie, gli Addii e, in appendice, tutte le Opere, un certosino elenco di quanto realizzato nel corso della carriera (ma anche prima, da ragazzo innamorato del fantastico mondo delle nuvolette). Una divertente cavalcata attraverso gli anni e le pubblicazioni che costituisce un originale punto di vista sul Fumetto dalla sua nascita a oggi arricchito da una ricca messe di disegni dell’Autore, in gran parte inediti.


IL PIANETA SCOMPARSO
In un non lontano futuro, Serge Tillieux è l'unico superstite dell'esplosione del sub-spatier da crociera Itinerus III. Raccolto dai "pirati sociali" del Seattle comandati dall'affascinante Kish, il naufrago torna sulla Terra e scopre che qualcuno vuole ucciderlo per far sparire con lui il segreto che ha portato alla distruzione della nave da crociera. Riuscirà a sfuggire agli spietati sicari solo con l'aiuto della bella piratessa e dell'asociale investigatore privato Max Gross, ma prima dovrà raggiungere il "Pianeta Scomparso" per scoprire la causa di tante morti.
Un originale romanzo di fantascienza incalzante come un thriller.
La vicenda contiene anche il romanzo-nel-romanzo "Darkiller" ambientato nella Livorno d'inizio Novecento.


DEMOCRAZIA DAVVERO
All’indomani delle rivoluzioni americana e francese la borghesia delle nascenti repubbliche, per tenere lontana qualsiasi forma di democrazia (ritenuta pericolosa quanto inefficace) e impedire così che il potere appena strappato dalle mani di re e aristocratici finisse nelle mani del popolo, scelse come sistema di governo quello rappresentativo basato sulle elezioni.
Un sistema che produce oligarchie, ma al quale fu quasi subito appiccicato il termine di “democrazia”, cioè proprio quello del genere di governo che si era voluto evitare. Da questo equivoco nasce buona parte dei guasti della politica coi quali ci confrontiamo ai nostri giorni: partiti-chiese impegnati in una interminabile guerra per bande per la conquista del potere, politici professionisti interessati solo alla propria carriera, corruzione diffusa, impotenza dei parlamenti e scelte di governo calate dall’alto dal mondo dell’imprenditoria e della finanza si tengono inestricabilmente in un sistema marcio e malato che ha smesso da tempo di dare i pochi, buoni frutti che solo casualmente è stato capace di produrre.
È dunque ora di passare ad altre modalità per scegliere i nostri/le nostre rappresentanti. Non c’è bisogno di inventare niente. La storia ci soccorre con le parole di Aristotele relative al sistema in uso nell’Antica Grecia, cioè il sorteggio: “Eleggere è un modo di procedere oligarchico, mentre è democratico tirare a sorte.”
Ma è possibile applicare alla complessa società moderna questo strumento utilizzato in passato nel ristretto della Città Stato di Atene, in alcuni Comuni italiani, o nelle città spagnole della Corona D’Aragona? Sulla base delle esperienze di James Fishkin, di Terril Bouricious e degli studi di Yves Sintomer e David Van Reybrouck, gli autori di questo esaustivo saggio sostengono di sì.
E spiegano come.

Tutti e tre i libri possono essere acquistati presso l'editore pagando con bonifico (scrivere a: onlineditasca@gmail.com) o con un clic su Amazon... se, come succede ogni tanto, non li segnala senza motivo come indisponibili.