Tra il 2013 e il 2014, sulla collana Zagor Collezione Storica a Colori edita da Repubblica (col solito, finto "abbinamento" al quotidiano) sono state ripubblicate in versione colorata e in grande formato tutte le storie dello Spirito con la Scure che avevo scritto dal 1982 al 1993.
La pubblicazione è poi andata avanti riproponendo tutti i successivi albi stampati da Bonelli (fino al n. 500 della serie originale) per poi interrompersi col n. 187, almeno momentaneamente. Dal 17 settembre di quell'anno, ogni settimana, la collana ospitò invece la ristampa degli "Speciali" di Zagor. Io, ventisette anni fa, ebbi la ventura e il piacere di tenere a battesimo la nuova pubblicazione di casa Bonelli con l'avventura "Zagor alla riscossa", disegnata da Gallieno Ferri, e fui autore dei testi anche dei due numeri successivi, "La pietra che uccide" e "La città sopra il mondo".
Nel mio libro di "memorie zagoriane" di cui vedete più in basso la copertina, ricostruivo così la genesi di quelle storie:
"Prima di abbandonare per sempre lo Spirito con la Scure ho avuto la soddisfazione di tenere a battesimo e portare avanti per tre anni la prima pubblicazione “parallela” di Zagor dopo i volumetti dedicati a Cico.
Quando mi fu chiesto di scrivere la sceneggiatura del primo, pensai che per una pubblicazione “speciale” sarebbe stato bello riportare in scena alcuni vecchi personaggi.
Cominciai con Guitar Jim e proseguii con i Sullivan e Satko. Ci voleva anche il ritorno di un villain, le cui fattezze celai dietro una maschera di cuoio che nascondeva il viso già deturpato da orribili ustioni. Nel finale, per permettere a Zagor di salvare l’amico Satko dalla minaccia di “Faccia di cuoio”, mi sono ricordato di un trucco dei pistoleri di cui avevo letto sulla già citata Colt 45, il “frullo del bandito”, consistente nel porgere all’avversario la propria pistola col calcio in avanti ma tenendo il dito nell’anello del grilletto e, improvvisamente, farla ruotare e far fuoco.
Ne venne fuori una storia che, anche a rileggerla dopo tanto tempo, mi pare meritasse quell’appellativo di “Speciale”.
L’anno successivo, invitato ad attenermi al tema del libriccino allegato, “Tesori perduti”, non potevo che far tornare alla ribalta Digging Bill. A un certo punto della storia recuperai una “trovata” contenuta nel soggetto bocciato di cui ho detto nel settimo capitolo e che vedeva Digging Bill scendere per una ripa scoscesa a cavallo di un tronco. Lì era solo e lo stratagemma gli serviva per arrivare al suo “tesoro” prima degli altri, qui è insieme a Zagor e Cico e i tre usano questo sistema per sottrarsi all’assalto dei guerrieri Wuwukam. L’espediente, che era stato il punto più “topolinesco” rimproveratomi da Canzio, qui pare aver trovato invece un utilizzo sufficientemente drammatico da giustificarne l’uso. D’altronde, come ho spiegato in un capitolo precedente, la mia interpretazione di Digging Bill aveva perso quegli elementi un po’ macchiettistici di bonaria follia, e in quest’avventura me lo sono giocato come un individuo ridotto senza un soldo in tasca che viene momentaneamente abbagliato dalla possibilità di arricchirsi. Magari per potersi poi gettare in nuove “pazze” ricerche senza problemi economici. Qualche lettore non ha gradito questa lettura apparentemente avida del personaggio, ma tant’è.
Il terzo e ultimo Speciale da me scritto aveva come tema “Le terre immaginarie”. Ancora una volta c’è il ritorno di un vecchio personaggio, e in questo caso si tratta quasi di una chiusura del cerchio. All’inizio della mia collaborazione con la Bonelli c’era stato infatti il “passaggio di testimone” con le quattordici tavole scritte da Bonelli e di cui io dovevo realizzare il seguito. Quelle pagine rimettevano in campo, insieme ai due frati, il simpatico barone Icaro La Plume. E nello Speciale intitolato “La città sopra il mondo” lo strampalato fanatico del volo torna a far compagnia a Zagor e Cico, stavolta a bordo del suo Catamarano Volante, un dirigibile a doppio “pallone” col quale il terzetto approderà sulla cima di una montagna dove sopravvivono i discendenti di un’antichissima civiltà che ha ripudiato la violenza, ma si trova costretta dopo tanto tempo a farci di nuovo i conti.
Tutti e tre gli Speciale Zagor sono stati disegnati da Gallieno Ferri che realizzò naturalmente anche le copertine. Personalmente trovai bellissima quella del primo numero, un po’ meno convincenti le altre due. Va però detto a difesa del disegnatore ligure, che da sempre considero un mago delle copertine, che quelle degli “speciali” soffrivano di un eccesso di titoli, titolini e inserimenti vari che certo non facilitavano il lavoro del copertinista."
Mentre in quegli anni attendevo di rileggere in versione colorata quelle storie quasi dimenticate che vengono ristampate per la prima volta, un giorno, dando la notizia su Facebook del ritorno degli "Speciali", riflettevo su come la ristampa delle storie del Signore di Darkwood fatta direttamente da Sergio Bonelli tra il 1986 e il 1998 con la collana tuttoZagor fosse stata costretta a cessare le pubblicazioni per le vendite troppo basse (circa 11.000 copie a numero che, come mi disse all'epoca il direttore editoriale Decio Canzio telefonandomi per informarmi della chiusura della testata, non bastavano "neanche a pagare i costi di stampa"), mentre oggi, pur vendendo da mesi, a quanto mi risulta, più o meno lo stesso numero di copie, la ristampa di Repubblica va tranquillamente avanti.
Evidentemente la differenza sta tutta nella diversità del progetto editoriale: intanto per tuttoZagor l'editore pagava generosamente i diritti di ristampa agli autori, e a cifra fissa, cioè indipendentemente dalle vendite; Repubblica invece paga alla Bonelli una percentuale sul prezzo di copertina in base al numero di copie vendute, come è consuetudine nell'editoria libraria. Una fetta di questa percentuale viene poi girata dalla Bonelli agli autori. Dunque, se calano le vendite, calano anche i costi per l'editore, mentre per tuttoZagor i diritti erano un costo fisso che "ingessava" i conti e contribuì a condannare la testata. Poi, tuttoZagor veniva venduto al normale prezzo "popolare" degli altri albi Bonelli, mentre la Collezione Storica a Colori di Repubblica (pur con carta di lusso, grande formato, colore ecc.) ha un prezzo "da libro", e per i libri più di diecimila copie sono comunque un buon venduto che consente all'editore di andare avanti. Per la gioia di tutti gli appassionati.