Piccolo dizionario della quattrogiorni lucchese.
A come affetto. Dimostratomi da lettori e lettrici d’ogni età venuti a trovarmi allo stand. Non è una novità, ma quest’anno sono riusciti quasi a imbarazzarmi facendomi comprendere quanto i miei lavori, nati in fondo solo per far divertire me e con la speranza di strappare un sorriso ai lettori, siano stati importanti nella vita delle persone che li hanno incontrati nella loro infanzia (soprattutto sulle pagine de il Giornalino), come l’oggi bellissima ragazza che ogni settimana lo aspettava solo per leggere le mie strisce, o il bravissimo giovane che si è innamorato della Letteratura grazie al mio Dante e oggi è uno degli ideatori-realizzatori di una stupenda campagna pubblicitaria (vedi alla lettera V) di cui mi attribuisce, per li rami, una parte del merito! D’improvviso mi ritrovo addosso una responsabilità “educativa” che non avevo mai preso troppo in considerazione. Ma anche, per fortuna, la consapevolezza di essermi dimostrato un insegnante decente, almeno a giudicare da visi, sorrisi, gentilezza, simpatia e bellezza, interiore oltre che esteriore, dei miei lettori che incontro alle mostre.
B come Berlustory, che nei giorni della manifestazione ha venduto le ultime copie della prima edizione. Si ristamperà prontamente, ma intanto la scritta “ESAURITO” che avevamo aggiunto sul cartellone pubblicitario del volume appeso allo stand ha fatto scattare i flash di un gran numero di visitatori che probabilmente hanno letto in maniera clinica e non editoriale quell’aggettivo riferito al Presidente del Consiglio.
C come cosplayer, la parte più allegra e colorata della manifestazione. Qualcuno mi faceva notare che, forse razionalmente, forse istintivamente, tendono a vestirsi come i personaggi a cui più somigliano già senza costume, così ce ne sono tantissimi che sembrano proprio “veri”!
D come divorato. Un volume di Berlustory che una coppia di miei simpaticissimi lettori ha lasciato incautamente a portata di mano del figlioletto gattonante. E lui se l’è mangiucchiato! Loro, naturalmente, se lo sono ricomprato a Lucca e ora, suppongo, la riporranno in uno scaffale più in alto.
E come errori nella lettura degli annunci. Dagli altoparlanti sono uscite, a più riprese, perle come la casa editrice “Rìzzoli” e una “Gianna” Vinci, tanto per citare le due più eclatanti. È vero che già vent’anni fa venivamo parimenti informati che nel tal stand erano in vendita le copie del numero “o” (anziché “zero”) del tal fumetto! È così difficile selezionare personale le cui cognizioni culturali vadano un po’ più in là del calcio e del Grande Fratello? O, anche a Lucca, le assunzioni si fanno sulla base di parentele, amicizie e conoscenze secondo l’orrendo vizio italico?
F come felice unione di intenti, quella virtuosissima creatasi tra il Museo del Fumetto di Lucca, la Fondazione Franco Fossati, l’Area Periodici della San Paolo e la Rai che collaboreranno a una serie di iniziative tese a diffondere la conoscenza di fumetti e cartoni animati e la conoscenza attraverso fumetti e cartoni animati, con intenti dunque culturali, formativi e etici. Ne riparleremo. Intanto ci rende orgogliosi che dal mondo del fumetto venga un esempio di pulita e laboriosa collaborazione costruttiva. Ne avrebbe un gran bisogno il Paese in molte altre sue componenti.
G come gabinetti. Splendida idea quella di metterne in giro un buon numero “da cantiere”. Peccato che dopo un paio d’ore diventino inagibili, o agibili con moti di disgusto. O si trova un modo di tenerli puliti e funzionanti durante tutto l’arco della giornata, o occorre trovare un’altra soluzione.
H come “Home”, il corto finto-horror realizzato con una web cam e prodotto da Francesco Filippi, graditissimo ospite del nostro stand, che ha venduto tutti i suoi dvd in tre giorni. Io ne ho preso uno. Non ho ancora avuto il tempo di guardarlo, ma sono fiducioso:12 premi ricevuti in concorsi di mezza Europa depongono a favore della bontà dell’opera. Francesco ci ha anche mostrato il promo di un suo progetto a cartoni animati. Bellissimo. Pur diversissimo nel disegno e nel movimento, mi ha fatto provare emozioni simili a quelle suscitatemi in passato da alcune opere di Miyazaki. Speriamo che possa trovare presto i finanziamenti necessari.
I come incontro (mio) col pubblico. È durato un’oretta, piacevolmente condotto dal bravo Riccardo Moni e videoripreso. Chi non c’era potrà perciò rivederlo almeno in parte sul sito o sul blog di Cartoon Club. Vi farò sapere quando.
L come ladri, che nella giornata di domenica devono essersi scatenati ai danni dei più incauti visitatori: per almeno due ore, ogni dieci minuti gli altoparlanti segnalavano il ritrovamento di portafogli. Svuotati. Un problema che l’organizzazione dovrà affrontare nelle prossime edizioni. Per le quali intanto io invito fin d’ora tutti a legarsi il portafogli alla cintura con una catenella o altra misura di sicurezza. Un po’ di prudenza…
M come meteo, anche quest’anno favorevolissimo per l’evento lucchese: un giorno nuvoloso e tre di sole. Ma chi li raccomanda, lassù?
N come novità presentate dagli editori alla mostra lucchese. Non ricordo più il numero esatto delle pubblicazioni stampate per l’occasione, ma era impressionante. Si direbbe che gli editori medio-piccoli stampino ormai solo in occasione di Lucca. Ma ci sono in giro soldi a sufficienza, poi, per vendite che giustifichino questa scelta? O molti volumi rimangono sui banconi? Forse non lo sapremo mai, visto che non esistono sistemi di rilevazione del venduto.
O come ospite inedito. È Dario Perucca, uno degli autori più riservati del comicdom nostrano. Stavolta era presente a un incontro col pubblico moderato da Moreno Burattini, in compagnia di Luciano Secchi/Max Bunker (pimpantissimo) e del mitico Paolo Piffarerio. È stato fotografato dallo staff di Fumo di China e per tutti sarà finalmente possibile conoscerne le fattezze in uno dei prossimi numeri della rivista. Quello di dicembre, probabilmente.
P come pin. Quelle che Cartoon Club ha prodotto per il quarantennale del mio personaggio (vedi un paio di post più sotto), e che da quattro giorni colorano e rallegrano camicie, felpe e zainetti di molti visitatori della mostra. Che bello contribuire a rendere più allegro il mondo!
Q come quasi un assalto! Quello dei lettori che hanno comprato i miei volumi in numero decisamente superiore al previsto, al punto che Berlustory era finito già sabato, l’Inferno di Dante alle 14,00 di domenica, il Purgatorio dieci minuti prima della chiusura, mentre del Paradiso così come di Omero restavano cinque o sei copie in tutto! Benissimo le vendite anche de “La vita” di Dante e del romanzo “S’i’ fosse morte…”, nonostante si trattasse di un “intruso” nella mostra di fumetti.
R come rinchiuso nello stand. Io, per tutta la durata della manifestazione, salvo impegni di cui sopra e sotto. Non ho visto perciò neppure una mostra, ma tante belle persone, in compenso. Visto che non si può avere tutto… va benissimo così!
S come Sergio Bonelli, che ha dichiarato a un quotidiano locale la sua intenzione di non tornare mai più a Lucca perché ormai non è il posto dei fumetti, ma quello di game e cosplayer. Curioso giudizio da parte di un editore che ogni anno ha davanti al suo stand file interminabili di lettori in attesa di disegni con dedica. Non ho capito bene se l’assenza minacciata sarà limitata alla sua persona o estesa all’intera casa editrice, ma visto che la cosa non mi tocca in alcun modo, lascio agli interessati il compito di andare a cercare maggiori notizie su siti e blog bonelliani.
T come Telethon. Ho svolto diligentemente il mio compito di realizzare una striscia della stupefacente (nel senso che deve averla scritta sotto l’influsso di sostanze illegali. Scheeeeeerzo, Moreno!) sceneggiatura approntata per la bisogna dallo zagoriano Burattini. Con esito tutt’altro che soddisfacente, per quello che mi riguarda: disegnare al muro, in piedi, almeno per me non è la precondizione ideale per ottenere buoni risultati. In attesa di vedere pubblicato il patchwork novel che ne uscirà, conservo intanto gelosamente la sciarpa telethoniana offertaci in ringraziamento.
U come uscire da Lucca a fine manifestazione. Roba da esodo meddiano… ma tant’è! L’importante, alla fine, è essere arrivati una volta di più a casa, stanchi ma felici. Come si scriveva ai miei tempi a conclusione dei temi in classe su gite e vacanze.
V come violenza contro le donne e i minori. Plauso alla signora Donatella Buonriposi, assessore comunale all’istruzione e ai musei, che ha coinvolto quattro valenti giovani (due maschi e due femmine) nell’ideazione e realizzazione di una campagna di affissioni sul delicato tema. Risultato, un manifesto, diffuso in tutta la città, che mostra madre e figlio in un’apparente pubblicità di grandi occhiali neri indossati dai due. Scandalo e proteste su giornali e tv locali per la sponsorizzazione concessa dal Comune a un’iniziativa prettamente commerciale. Fino alla successiva serie di affissioni. Nel nuovo manifesto, abbassati gli occhiali, madre e figlio mostrano intorno agli occhi i segni delle percosse ricevute. Un’operazione geniale. Brava l’assessore, bravissimi i ragazzi.
Z come zero, il numero dei volumi -a fumetti e non- che ho comprato nei quattro giorni della fiera. Non perché mancassero le proposte interessanti, ma solo il tempo di fermarmi con calma agli altri stand. Cercherò di rimediare in occasione di qualcuna delle mostre che visiterò nel corso del 2010.
Le immagini di Dante, tratte dai quadretti che realizzo in occasione di alcune mostre, sono World © Marcello. All rights reserved.