giovedì 10 ottobre 2013

Dottor Toninelli e Mister Zagor (ottava puntata)


Due diversi disegnatori, due vicende separate, ma un'unica storia. La mia prima "trasferta" zagoriana da sceneggiatore dello Spirito con la Scure.
Alla prima avventura, che vede il Nostro inseguire fino alla regione dei Grandi Laghi i rapitori di Cico, sono particolarmente legato. Forse perché è diversa da tutte le altre scritte sia da me che dai miei predecessori (e, probabilmente, anche dai miei successori), con il protagonista della serie coinvolto nientemeno che... in una partita!
Lo sport è il baggatiway, rude antenato dell'odierno lacrosse e, per certi versi, del tennis. Un gioco di squadra. E dunque apparentemente poco adatto a un eroe individuale come Zagor. Ma, in fondo, il Signore di Darkwood non è poi un combattente così solitario come potrebbe apparire a una prima impressione. Quantomeno, è abituato a "giocare in doppio" a fianco del compagno messicano, e poi in decine di storie ha saputo "fare squadra" con bianchi e pellerossa, all'occorrenza.
L'idea mi venne dalla lettura di uno dei tanti volumi di documentazione sul West che possedevo (e continuavo a comprare), "Indiani" di H. J. Stammel (SEI, Torino, 1978). Il libro riportava la cronaca di una battaglia, quella di Fort Michilimackinac, avvenuta esattamente come racconto nella mia storia, anche se nella realtà il trucco dei pellerossa (si trattava di una tribù di Chippewa) funzionò perfettamente e la guarnigione venne trucidata.
A dare corpo e vita alla mia creazione provvidero egregiamente un ispirato Franco Bignotti (sempre coadiuvato in punta di cesello dallo "sfondista" Gaetano D'Auria, credo), Gallieno Ferri che confezionò per quella storia una delle sue più belle copertine, e Luigi Corteggi che tirò fuori dal cilindro un altro dei suoi titoli dalla grafica efficacissima: quel "duello ai grandi laghi" insolitamente tutto minuscolo sembra voler sottolineare anch'esso la diversità della storia.
L'unica cosa che offusca la mia predilezione per quell'avventura, come alcuni dei miei lettori già sanno, è che in quell'occasione mi vidi "segare" da Canzio una lunga (e a mio parere riuscitissima) gag che vedeva Cico vivere una serie di disavventure travestito da squaw. Dell'abbondante trentina di pagine che avevo scritto, Decio salvò solo le sei o sette poi pubblicate, spiegandomi che nella nuova "economia" del personaggio situazioni umoristiche così lunghe non erano più permesse. Da quel momento il messicano, che della storia era per una volta pienamente coprotagonista al fianco di Zagor, ha avuto inevitabilmente minore "attenzione" da parte mia. Peccato, una volta di più, non aver conservato una copia della sceneggiatura delle pagine tagliate.



La seconda parte della "trasferta", che vede il ritorno dell'antico avversario Eskimo, mi "insegnò" un'altra cosa nei rapporti tra me e i responsabili redazionali. Quando andavo a discutere i soggetti presentati, ci trovavo scritti a margine i commenti di Sclavi e/o Canzio. Nelle prime storie si era sempre trattato di "correzioni" da apportare: questo non va bene, quest'altro va cambiato così, ecc.
In cima al soggetto de "L'imboscata" ricordo che Tiziano aveva scritto: "Bell'inizio!"
Abituato a trovare sui soggetti solo considerazioni "critiche", lessi quelle parole come un commento sarcastico. E replicai in tono offeso che a me sembrava che far assalire Zagor e Cico dagli indiani subito nelle prime pagine fosse una buona partenza che gettava immediatamente i protagonisti nel pieno dell'azione. Sclavi mi guardò come si guarda un cerebroleso e disse: "Infatti ho scritto che è un bell'inizio!"
Da quella meschina figura, che cercai di superare con un sorrisetto di scuse, appresi che i commenti redazionali sui soggetti potevano anche essere positivi.
Sulla vicenda di "Colui-che-non-muore" mi è capitato in passato di leggere in rete valutazioni negative, e anche lo "Zagor Index Illustrato" di Belardinelli-Palumbo-Priarone la qualifica addirittura come una delle mie "peggiori avventure". Probabilmente non è piaciuta la gestione di Eskimo trasformato in superuomo e lasciato ai margini della storia fino allo scontro finale. Faccio ammenda delle mie colpe. Non tutte le ciambelle possono riuscire col buco. Però, rileggendola a distanza di tanti anni, la vicenda mi pare comunque ben costruita, piacevole e con elementi di originalità (Zagor ridotto in schiavitù), e pure il temporaneo nuovo compagno d'avventure Carcassonne, più o meno simpatico che possa risultare, anche se è indubbiamente e in tutti i sensi un personaggio minore, mi sembra svolgere bene la sua funzione di contraltare psicologico dello Spirito con la Scure, opponendo il suo personale (e giustificato) desiderio di vendetta al più altruistico atteggiamento di Zagor vòlto a perseguire il bene comune. Ma ognuno è libero di valutare quello che legge secondo il suo gusto.
Ultima considerazione: come visto nel capitolo precedente, avevo l'abitudine di fornire ai disegnatori mappe, schizzi e disegni vari per facilitare il loro lavoro. Rivedendo le vignette verticali di pag. 226 del volume n. 86 e delle pagg. 107 e 178 del n. 87 della Collezione Storica a Colori, mi viene da pensare che i baldi Bignotti e Donatelli abbiano ricalcato pari pari (se non direttamente incollato in fotocopia) le mie mappe aggiungendo qualche effetto grafico per renderle più omogenee alle tavole disegnate: la grafia delle scritte somiglia in modo sospetto alla mia.
Se così fosse (e, d'altronde lo schema della spiegazione del mistero del tuffo nello strapiombo del Red Wolf Cliff, disegnato da Ferri e ristampato nel n. 83 della CSAC, ricalcava abbastanza fedelmente il mio, come si può vedere nel capitolo precedente) avrei dato alla serie anche un piccolissimo contributo grafico.

                                 


1 commento:

  1. "L' invulnerabile" la devo rileggere. Da dire che comunque pensandoci il voler dare un nuovo spessore ad Eskimo, un predone dai mezzi particolari, è comunque un' idea da lodare. Poi a me l' ambientazione innevata piace! ^^ E ogni tanto in Zagor ci vuole!
    Parlando invece di "Duello ai grandi laghi", l' ho riletta volentieri. Penso vi siate molto divertito a scriverla. Bello anche il ruolo che svolge Cico! Peccato che la gag del suo travestimento sia stata tagliata. A proposito comunque di queste situazioni, ho notato rileggendo le vostre storie, che siete stato l' unico o quasi a far tornare il mitico Trampy. E comunque anche dopo, vedi ne "Il battello degli uomini perduti", "I predatori della valle del diavolo", "I sette poteri", "La vittima designata"... ci avete comunque regalato delle gag cichiane. Vi è stato rimproverato di mettere da parte il mitico pancione come in questa storia. Magari qualche volta è successo, però nella maggior parte delle storie ho visto un Cico sempre al fianco di Zagor e più di una volta lo ha aiutato!
    Tornando alla storia, siete stato il primo ad inserire mi pare la schiavitù tra indiani su Zagor (sia qui che in "Viaggio nella paura), elemento rispolverato poi da Boselli nella bella storia "Alaska" (tra l' alto il cattivo qui assomiglia curiosamente al capo che si vede nel 234!).
    Ho notato rileggendo alcune delle vostre storie anche l' uso di mappe e di didascalie per spiegare i vari termini.
    Come avete scritto, non tutte le ciambelle saranno riuscite con il buco, però trovo che il vostro operato sia un po soggetto a un po troppi luoghi comuni: sempre o quasi storie con mercanti d' armi e o di whisky, Cico accantonato per far posto a varie spalle, Zagor non tanto forte e che prende di continuo botte in testa (ma quante glie ne ha fatte prende Nolitta! XD)... vero che in alcuni casi ci sono, ma senza esagerare.

    "(sempre coadiuvato in punta di cesello dallo "sfondista" Gaetano D'Auria, credo)"

    Ah, però!

    "anche se nella realtà il trucco dei pellerossa (si trattava di una tribù di Chippewa) funzionò perfettamente e la guarnigione venne trucidata."

    Oh, mamma!

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