Ho sempre scritto. A dieci anni mi facevo in casa "i giornalini". Con fogli di quaderno piegati in due e assemblati con le "spille" che toglievo ai Grand Hotel di mia madre, scrivevo e disegnavo direttamente le storie che mi passavano per la testa. I personaggi all'inizio erano quelli dei fumetti o dei libri che mi piacevano, ma le avventure erano tutte frutto della mia fantasia. A sedici anni, come ho raccontato qui, pubblicai un raccontino western nella "pagina dei lettori" della rivista Colt 45. A diciannove scrivevo le mie prime strisce umoristiche, Pier Giorgio apparso sulla "pagina dei lettori" di Off Side, e subito dopo - sulla stessa rivista -, Dante, prima pubblicazione professionale.
Quando, lasciato l'impiego bancario, mi dedicai completamente al fumetto, arrivai alla sceneggiatura sulle Sexy Operette. All'inizio disegnavo soltanto; le storie le scriveva quel tesoro di donna che era Andreina Repetto dalla quale ho appreso i primi rudimenti di una scrittura professionale, poi sostituita da Edy Segantini, che avrebbe in seguito lavorato per l'Unità e avuto una carriera editoriale di tutto rilievo. Una volta accadde che la seconda parte di una sceneggiatura di quest'ultimo andò perduta. Scoprii qualche tempo dopo che un mio amico frequentatore di ambienti dove si consumavano allegramente droghe di vario genere (all'epoca era una cosa che faceva abbastanza fico, ritenuta molto alternativa), postino a Monteroni d'Arbia, aveva preso l'abitudine di scaricare nell'Arbia stessa la posta che avrebbe dovuto consegnare quotidianamente nei paesini dei dintorni (quando lo scoprirono lo licenziarono, e la posta ricominciò ad arrivare regolarmente). Suppongo perciò di dovere a lui l'occasione di cominciare a scrivere i testi della serie. Alle mie pressanti richieste (quel numero delle Sexy Operette rischiava di uscire in ritardo), il titolare dello studio per cui lavoravo mi disse di scrivermela da solo, la fine della storia. E quando, qualche mese più tardi, Segantini mise fine alla sua collaborazione per passare al quotidiano comunista, le sceneggiature mi vennero affidate quasi automaticamente.
Poi ci sono stati decenni di scrittura per testate come Lanciostory e Skorpio, Adamo, Bonelli, il Giornalino e via elencando. Nel frattempo avevo scritto un libro sulle collane della Bonelli dall'inizio agli anni Ottanta, curato la rubrica della posta di Guerra d'Eroi e varato con Stefano Casini e Paolo Di Pietrantonio la rivista Fox Trot, per la quale oltre ai fumetti scrivevo anche articoli e recensioni, attività che proseguii quando il progetto evolse in Fumo di China.
Dopodiché è stata la volta del giornalismo: cronache sportive per il Corriere di Livorno.
Inevitabilmente, dopo un libro di barzellette per le collane librarie legate al personaggio di Geronimo Stilton, sono arrivato anche al romanzo. Il primo è stato "S'i' fosse Morte...", pubblicato da Cartoon Club e poi autoprodotto in versione eBook insieme a "Il pianeta scomparso" e "Darkiller". Con "Zagor 1982-1993, un senese a Darkwood" non mi sono fatto mancare neppure la "biografia professionale".
Forse era destino che, dopo qualche anno di frustrante e inconcludente attività politica, nella ricerca di una via d'uscita dalla situazione di stallo verificata sul campo, approdassi anche al saggio politico. Il risultato è un tomo di oltre duecento pagine che, al fianco di Maila Nosiglia, ha richiesto un paio d'anni di studio e discussione, e qualche mese effettivo di scrittura. Lo considero il mio lavoro più importante, e se quando me ne andrò sarò ricordato dai posteri, spero che sia per questo "Democrazia davvero", un'analisi condotta sulla base dei molti libri elencati qui e alcune riflessioni originali che ci hanno portati a "disvelare" l'inganno perpetrato per più di due secoli dalla borghesia uscita vincente dalle rivoluzioni americana e francese la quale, dopo aver imposto - per non farsi portare via dal "popolo" il potere appena strappato dalle mani di re e aristocratici - il sistema oligarchico incentrato sulla scelta dei rappresentanti tramite elezioni, gli ha appiccicato sopra l'etichetta di "democrazia", cioè proprio il sistema di governo che si era voluto evitare.
Da questo equivoco nasce gran parte dei problemi dell'attuale situazione politica: partiti - sempre più personalistici - che si combattono in una guerra per bande, corruzione dilagante, lontananza via via maggiore tra i politici professionisti e i cittadini, eccetera. La soluzione che, ormai da più parti, viene proposta per uscire dall'attuale situazione è il ritorno ai metodi della vera democrazia sperimentati nell'antichità ad Atene, nel '300 nella Repubblica fiorentina e nel quindicesimo secolo nei territori della Corona d'Aragona: sorteggio dei rappresentanti, breve durata degli incarichi, rotazione e non ripetibilità degli stessi. A chi dovesse obiettare che si è trattato sempre di esperienze applicate a popolazioni numericamente limitate e dunque non utilizzabili nel contesto di grandi nazioni, gli studiosi che si sono occupati dell'argomento oppongono le sperimentazioni deliberative degli ultimi trent'anni che dimostrano come sia possibile il contrario.
Le proposte per il passaggio a una reale democrazia sono dunque già numerose e provengono da diversi paesi: Stati Uniti, Belgio, Francia, Inghilterra, Italia...
Ne abbiamo dato ampio conto nel nostro libro, aggiungendo a esse anche la nostra.
Ora mi mancano solo i copioni per il teatro e il cinema (sceneggiature di videogiochi, invece, ne ho già fatte).