mercoledì 18 aprile 2018

Il Rinaldi innamorato





Pino Rinaldi non era un tipo facile da "maneggiare". Un po' chiuso, sospettoso, geloso dei propri sentimenti. Se non ricordo male, mi aveva raccontato che i suoi genitori erano artisti circensi. Lui aveva avuto in dono dalla natura la capacità di disegnare e scelto dunque un altro percorso artistico. Il suo disegno ricco, quasi barocco, sostenuto da un'inchiostrazione pulita ed elegante, si adattava a ogni necessità. Anche se il suo cuore batteva per gli Stati Uniti e i supereroi, genere che in Italia non offriva molte opportunità. Ma Pino è riuscito a resistere lavorando, dopo un'esperienza nella grafica pubblicitaria, per l'Eura Editoriale, per 1984, Boy Music, Martin Mystère e Nathan Never, perfezionando anno dopo anno il proprio tratto e il disegno, caparbiamente, con convinzione e umiltà. Finché, prima per la Marvel inglese e poi per la casa madre statunitense, è riuscito a realizzare il suo sogno. E, nella vita di un autore, non è cosa da tutti. Poco importa che poi quell'esperienza si sia conclusa e Pino abbia ripiegato su nuove storie per l'Eura, ma stavolta da autore completo: Agenzia X, Wizzie the Witch, La saga di Twee-Wan-Poor e Willard the Witch.









Poche settimane fa gli era stato diagnosticato un cancro al pancreas, una forma tumorale che non lascia scampo, e oggi se n'è andato. A testa alta come aveva sempre vissuto.

Ci eravamo visti in occasione di un buon numero di edizioni della Fiera del Fumetto di Falconara Marittima gestita da Franco Spiritelli dove era ospite abituale. Io all'epoca curavo Fumo di China e anche il supplemento annuale che fungeva da catalogo della manifestazione, perciò per qualche anno ci siamo puntualmente ritrovati nella cittadina marchigiana con le relative famiglie coltivando, se non una reale amicizia, una piacevole frequentazione. Poi io ho lasciato la rivista nelle capaci mani del gruppo dei riminesi di Cartoon Club, e anche la mostra di Falconara ha passato la mano ad altri organizzatori.


Ho rivisto Pino alla cena "ufficiale" di una Lucca nel periodo della gestione di Luca Boschi. Al nostro tavolo c'erano Sergio Rossi, Fabio Civitelli, il giornalista Thomas Martinelli e sua moglie psicologa che ci ha coinvolti in uno di quei test psicologici "per gioco" a cui sia Rinaldi che Civitelli si sono sottoposti obtorto collo, entrambi poco disposti ad aprirsi a "indagini" (per quanto scherzose) sulla propria personalità.
Ci siamo ritrovati qualche anno più tardi sempre a una Lucca, in occasione di una "chiamata alle armi" degli Stati Generali del Fumetto... che non ha partorito granché. E poi siamo riusciti a tenerci in contatto costante grazie all'amato-odiato Facebook, che oggi mi ha portato la tragica notizia della sua scomparsa. Per quanto potesse essere impossibile che qualcuno si fosse inventato uno scherzo tanto stupido e macabro, ho sperato fino all'ultimo che si trattasse proprio di questo, di uno scherzo idiota. Poi mi sono dovuto arrendere alla triste realtà.



Pino (nella foto qui sopra con Riccardo Moni durante una presentazione lucchese) aveva solo 60 anni, troppo pochi per andarsene così. L'ultima ingiustizia di una vita che non guarda in faccia a nessuno e che nel suo caso è stata particolarmente ingrata.
Innamorato del suo lavoro, per quanto ruvido e polemico potesse apparire a chi l'avrebbe voluto più malleabile e plasmabile, Pino era una persona gentile, sensibile e altruista che per il suo carattere ha pagato in prima persona pur di conservare la cosa più importante: la propria dignità di persona e di autore.

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