mercoledì 12 dicembre 2018

Uno scoppio 49 anni fa


Quarantanove anni fa, ingenuo bancario neodiplomato inesperto del mondo, sbarcavo a Milano per iniziare una (breve) carriera da mezzemaniche alla sede meneghina del Monte dei Paschi di Siena. Era la metà di novembre. In tempo per trovarmi sul posto quando uccisero l'agente Annaruma e, pochi giorni dopo, fecero esplodere una bomba alla Banca Nazionale dell'Agricoltura. Io lavoravo in piazza della Scala, dunque poco distante da piazza Fontana. Qualche centinaio di metri, in linea d'aria. E il "botto" lo sentimmo tutti, lassù negli uffici del Centro Borsa della banca, all'ultimo piano. Come sentimmo il successivo gran via vai di ambulanze. 
A quell'epoca ero abbastanza ignorante, in materia politica. Distinguevo a malapena la Destra dalla Sinistra, confondevo Mattei con Matteotti e sapevo poco o niente del Ventennio fascista vissuto dai nostri genitori. I tempi erano quelli che erano. La scuola non ci insegnava niente, da quel lato. Il programma di Storia, per dire, si arrestava in pratica alla fine dell'Ottocento, al punto che nel tema dell'esame di Stato scrissi che in Calabria c'era ancora il brigantaggio. Con un presidente della commissione calabrese! Mi spiegò gentilmente che non era più così. Della 'ndrangheta, però, non mi disse nulla. 
Questo per dire che, in quei giorni, ancora ospite-a-pagamento in casa di una zia, capii ben poco di quello che mi stava succedendo intorno: tassisti, piste anarchiche, Pinelli, Calabresi e quant'altro. Non seguivo la televisione dell'unico canale Rai, in bianco e nero, e i giornali non li leggevo. Il mio unico pensiero in quei giorni, d'altronde, era portare avanti il mio Dante, appena apparsomi sulla copertina di Off Side esposto in un'edicola di via Tonale, come una madonna laica a indicarmi la via del Fumetto che avrei dovuto percorrere. 
Negli anni successivi, complice la condivisione di un appartamento con alcuni colleghi (ciao Claudio, Renato, Fabrizio...) più politicizzati e informati di me, incominciai a decodificare il mondo della politica, indirizzandomi sulla via di un anarchismo che sonnecchia tuttora in me, e ebbi modo di ricostruire la realtà di quei giorni terribili che, anche se rimasti orfani di una sentenza capace di far giustizia per le vittime, una loro verità storica l'hanno raggiunta e lasciata a informazione di chi c'era (e non capiva) e di chi è venuto dopo. 
Per tutti, può valere la pena di rileggere quei giorni e quelle trame su "Piazza Fontana", il bel libro a fumetti realizzato da Francesco Barilli e Matteo Fenoglio per l'editore Becco Giallo. Per sapere. Per non dimenticare.




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