Ho conosciuto Valerio Evangelisti a Perugia, nel corso di non so quale edizione di Umbria Comics.
Avevo letto su Urania il suo romanzo "Nicolas Eymerich, inquisitore", e durante l'incontro col pubblico gli dissi che mi aveva tenuto incollato dalla prima all'ultima pagina e che a volte quando cambiava scenario (quel libro e anche i successivi si svolgevano in due-tre differenti ambientazioni spazio-temporali) mi ero trovato, tanta era la suspence che riusciva a creare, a saltare più avanti al capitolo in cui la situazione continuava/si risolveva, e gli chiesi come riusciva a farlo.
Mi spiegò che era un "metodo" narrativo non certo inventato da lui. Mi resi conto che era solo decisamente bravo a interrompere la narrazione nel momento in cui il lettore stava più col fiato sospeso, e che il modulo della vicenda una-e-trina a cui era stato in parte costretto dalle richieste della redazione del periodico mondadoriano lo aiutava molto in questo "trucco".
Quando, qualche anno più tardi, mi avventurai nella scrittura del mio primo romanzo, "S'i' fosse Morte", cercai di attenermi il più possibile alla modalità usata da Evangelisti interrompendo le scene/i capitoli nei momenti di maggiore pathos e curiosità, riuscendoci in parte.
Credo di aver fatto meglio con la mia seconda opera, "Il pianeta scomparso". Specialmente da quando si entra nel vivo dell'azione, col tentativo da parte di due sicari di far fuori il protagonista, ogni volta che una situazione sembrava volgere al peggio ho sospeso la narrazione passando a seguire quello che succedeva altrove/ad altri personaggi. Mi ha aiutato anche la presenza del romanzo-nel-romanzo "Darkiller".
Così, in questi giorni, rileggendo la storia in vista di una ripubblicazione dell'opera per i tipi delle mie Edizioni Foxtrot a caccia di refusi (ne ho trovati quattro o cinque, due scovati a suo tempo da mio figlio leggendo il libro), sono rimasto abbastanza soddisfatto verificando il sostenuto ritmo della narrazione con un buon numero di cliffhanger a tenere attaccato il lettore. Sono stato anche contento di vedere che ha retto bene alla prova del tempo. Quando l'avevo scritta, nei primi anni del nuovo millennio, la tecnologia non era ancora evoluta come oggi e io ero digiuno di buona parte del funzionamento di quella esistente. Mi ero appoggiato ai pochi romanzi letti su Urania in cui si cominciavano a usare computer e internet come componenti importanti della storia, e per i dubbi tecnici rimanenti avevo chiesto l'aiuto dell'amico programmatore Daniele.
Per tutto questo, mi fa molto piacere, dopo l'esaurito tecnico della prima edizione e i ripetuti apprezzamenti ricevuti dai lettori, riportare "Il pianeta scomparso" su Amazon proprio nel mese del triste anniversario della morte di Evangelisti, verso il quale io e il mio lavoro saremo sempre grati debitori.