Lo penso da tempo, e ne ho avuto lampante conferma in questi giorni: quando muore l'autore/l'autrice, se il personaggio è prettamente "suo" conviene lasciarlo andare insieme a chi l'ha creato e fatto vivere.
In questo caso si tratta di Agatha Raisin, l'investigatrice ideata da Marion Chesney celata dietro lo pseudonimo di M. C. Beaton. Ex agente di Pubbliche Relazioni pensionatasi in anticipo per realizzare finalmente il sogno dell'infanzia di andare a vivere nella bucolica bellezza dei Cotswolds inglesi, Agatha Raisin (dai romanzi è stata tratta anche una serie televisiva) acquista una caratteristica casa col tetto di paglia e si trova a risolvere a modo suo una serie di omicidi. Nel quindicesimo volume della serie apre un'agenzia privata d'investigazioni assumendo una ristretta ma efficace squadra di collaboratori tra i quali spicca la giovanissima Toni Gilmour che, con la sua bellezza acqua e sapone, accentua l'invincibile senso di inadeguatezza della protagonista sempre in lotta col girovita e i peli che le spuntano in varie parti del corpo. Agatha ha passato da poco i cinquant'anni e, anche se di avventura in avventura passano le stagioni e dunque gli anni, rimane ferma in quest'indeterminata età problematica.
Dopo aver letto qualche romanzo qua e là, innamorandomi subito della scrittura ironica della Beaton, ho pian piano collezionato tutti i volumi della serie (una trentina). Per fortuna, da anni leggo sul Kindle di Amazon che fa quotidianamente offerte a prezzo stracciato - 2 o 3 euro a volume digitale - e la casa editrice Astoria ha messo in vendita con questa formula uno dopo l'altro tutti i libri della serie permettendomi di completare la serie con pochissima spesa. Così, qualche settimana fa, ho affrontato una "marathona Agatha Raisin" leggendo e rileggendo tutti in fila i volumi della collana.
Qualche anno fa la Chesney/Beaton ha cominciato ad avere problemi di salute e si è fatta aiutare nella scrittura da R. W. Green che, alla morte della scrittrice, le è subentrato.
E il piacere della lettura è subito scomparso.
Già quando Green ha cominciato a dare una mano, "l'atmosfera" delle storie aveva cominciato a cambiare, anche se la supervisione dell'autrice riusciva a mantenerla sostanzialmente in carreggiata. Con la sua scomparsa è andato tutto all'aria: la grintosa, polemica, rabbiosa, aggressiva, complessata investigatrice ha cominciato a diventare più gentile; i suoi burrascosi rapporti con l'altro sesso destinati ogni volta a finire in baruffa e frustrazione hanno cominciato a prendere toni da quasi-romanzetto rosa; l'umorismo della scrittura si è annacquato fin quasi a scomparire.
Per fare una riprova, dopo essermi sciroppato di malavoglia due volumi del sostituto, sono andato a rileggermi il breve prequel scritto dalla Beaton verso metà serie, e la magia è ritornata potente!
C'è poco da fare: quando un personaggio è così legato a chi l'ha partorito, è quasi impossibile farlo portare avanti da un'altra persona. Il carattere di chi scrive, il suo stile, il suo modo di raccontare cambia da un autore/autrice all'altro, e anche se il subentrante fa del suo meglio per restare aderente al lavoro del predecessore, è molto, molto difficile che ci riesca.
Green, poi, oltre ad avere una scrittura molto diversa dalla Beaton, non ha neppure "fatto i compiti": ha cambiato il nome dell'agente Peterson in Peters; ha fatto ritornare in azione la Società delle Dame di Carsely (il paese immaginario dei Cotswolds dove è andata a vivere la Raisin) che la creatrice della serie aveva fatto chiudere già da un po'; fa mangiare ai gatti di Agatha cibo in scatolette, mentre una delle caratteristiche del personaggio era che per sé riscaldava nel forno a microonde roba surgelata, mentre alle sue bestiole cucinava pesce fresco... e via elencando.
E' normale che l'editore, quando ha in mano una serie vincente, sia portato a proseguirla affidandosi a nuovi autori. Questo succede anche nel mondo del fumetto, e ne so qualcosa io che ho continuato per undici anni la collana di Zagor.
Certo, in una produzione seriale da edicola le cose sono un po' diverse, visto che fin dall'inizio c'è quasi sempre l'apporto di diverse teste e mani. Nel caso dello Spirito con la Scure, addirittura, si potrebbe dire che - se accettiamo la teoria di Sauro Pennacchioli sulle origini del personaggio - lo stesso Sergio Bonelli era un continuatore del più ingenuo Zagor ferriano. Quando però l'apporto di un autore, anche all'interno di una serie a più mani, è segnante (penso a Jacobs, a Goscinny, al citato Bonelli, al Magnus alanfordiano...), al momento della sua scomparsa o anche del suo semplice abbandono meglio sarebbe fermare la produzione e passare ad altro.
Quando non lo fa l'editore, talvolta lo fa il lettore, smettendo di seguire la collana.
E' quello che farò io con le avventure di Agatha Raisin. Caro signor Green, non leggerò altre sue malriuscite imitazioni.