mercoledì 16 aprile 2025

E grazie tante!


Nella carriera di un fumettista ci sono a volte dei passaggi che fanno prendere strade inattese e imprevedibili al percorso professionale di un autore, momenti magari distanti tra di loro interi anni e che può dunque diventare anche difficile collegare tra di essi.
Questo mese ricorrono sessant'anni dalla nascita di linus, rivista con la quale non ho mai collaborato né, apparentemente, avuto alcun rapporto se non come lettore. Eppure, ci ho pensato per la prima volta in questi giorni, io le devo dire un bel "grazie". Sì, perché se linus non ci fosse mai stato, la mia storia nel mondo delle Nuvolette avrebbe potuto essere molto diversa, e probabilmente non migliore.


Quando Gandini e soci, nel 1965, decisero di portare in edicola quella pubblicazione, i fumetti si rivolgevano essenzialmente ai ragazzi, e se quelli avventurosi erano prevalentemente western, quelli umoristici erano proprio roba da bambini, da Topolino e MiciolinoNonna Abelarda, da Cucciolo a GeppoBraccio di Ferro. Sì, da un paio d'anni avevano cominciato a farsi strada nei chioschi anche dei volumetti tascabili che avevano per protagonisti dei criminali come Diabolik, Kriminal o Mister X ed erano "vietati ai minori", ma il progetto del gruppo milanese aveva altri intenti: voleva "legittimare" culturalmente l'arte sequenziale tra gli adulti, e per farlo aveva scelto in primis il formato della strip umoristica statunitense, dai Peanuts a B. C., da Pogo a Krazy Kat, dal mago Wiz a Li'l Abner. Fino ad allora in Italia di strisce se ne erano viste poche: qualcosa su alcuni quotidiani, Andy Capp (ribattezzato Carlo & Alice) su La Settimana Enigmistica e Nancy (ribattezzata Arturo e Zoe) su il Monello.


In conseguenza del successo della testata, nel giro di poco tempo ci fu un fiorire di riviste similari, da Eureka a Sorry, da Comics & Quiz a Tommy e infine a Off-Side. Ne ho parlato qui e qui. D'improvviso un formato sin lì negletto come quello della striscia si impose al centro dell'attenzione. Io me ne innamorai subito, e quando sui banchi di scuola cominciai a fare la parodia dei canti della Divina Commedia, mi venne spontaneo adottare quel linguaggio che ben si sposava alla mia voglia di trovare i lati umoristici del poema dantesco. Da lì, le cose andarono da sole: una delle ultime riviste a inseguire linus, la citata Off-Side, per carenza di buoni materiali sul mercato internazionale, decise di cercare in casa altre proposte oltre alle Sturmtruppen di Bonvi, serie di punta del quattordicinale, e permise a me diciannovenne neodiplomato di esordire professionalmente con Dante.




Per la mia strip non fu facile farsi conoscere: Off-Side chiuse dopo pochi numeri; mi fu richiesta per Undercomics, che non andò oltre il Numero Zero; improvvisatomi editore, me la pubblicai su fox trot! e Fumo di China, riviste con numeri di vendita troppo bassi per portare al successo il mio poeta cartaceo. Ma ecco che, per un altro di quei passaggi imprevedibili che si verificano nella vita di autori e opere, fu cambiato il responsabile dei fumetti a il Giornalino. Mi ero già presentato in redazione quando il ruolo era affidato a Claudio Nizzi che, visti i miei lavori, sentenziò che "non erano adatti" al settimanale dei paolini. Col senno di poi, in realtà il problema era che non erano adeguati al suo gusto, perché quando al suo posto venne chiamato Gino D'Antonio, vedendo alcune mie storie su Fumo di China fu lui a chiamarmi, e dopo avermi fatto realizzare alcune storielle autoconclusive, mi affidò una serie da autore completo (Agenzia Scacciamostri) e subito dopo mi propose di sottoporre l'Inferno di Dante al direttore. Che fu entusiasta dell'idea. Le mie strisce ebbero un successo tale (una segretaria mi disse che erano arrivate in redazione lettere e telefonate che chiedevano di raccoglierlo in volume, mai successo prima) che don Tom(maso Mastrandrea) mi commissionò anche Purgatorio, Paradiso, Iliade, Odissea, Eneide e Gerusalemme Liberata. All'epoca il giornale vendeva 150mila copie (corrispondenti a 500mila lettori) e trovai lì finalmente i numerosi "followers" che mi seguono ancora oggi.


Subito dopo i miei lavori sono stati pubblicati in albi autoprodotti per fumetteria, poi raccolti in volume da Cartoon Club e infine portati al successo librario da Shockdom.


Ecco, se in quel lontano 1965 non fosse nato linus, probabilmente non avrei nemmeno pensato di fare la Divina Commedia a strisce umoristiche. Avrei seguito un percorso tradizionalmente realistico (o, addirittura, sarei rimasto a lavorare in banca) e oggi forse disegnerei stancamente e senza eccessiva passione qualche storia di Dylan Dog o altro, perciò... grazie, linus!



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