sabato 3 aprile 2010

Ricordi di china

L'unico acquisto che ho fatto a Cartoomics è il libro autobiografico di Stefano Babini “Non è stato un picnic”, Dada Editore. Ero molto curioso di leggerlo. Ne avevo visto alcune parti in anteprima, avevo letto un paio di recensioni e conosco l'autore, incontrato la prima volta (se la memoria non mi fa difetto, ed è possibilissimo) un bel po' di anni fa a una Lucca, quando mi si presentò come fumettista di belle speranze nonché fresco marito della sorellina di una mia cara amica “di penna”.

Nel libro la sua storia parte un po' più tardi, a divorzio già avvenuto. Ed è la storia di una vita con poche regole e diverse tegole, qualcuna arrivata casualmente e qualcuna masochisticamente cercata. Come tutte le autobiografie che si rispettino, anche questa ha il pregio della sincerità, anche dove l'autore si autoassolve forse più del dovuto. Si legge d'un fiato e alla fine se ne vorrebbe ancora, perché in fondo, anche se non se ne condividono le scelte di vita e si rimane perplessi davanti a quelle professionali, a questo scombinato genietto della matita e del pennello, più casinaro che artista maudit, non si può non volere bene. La stessa scelta, nel momento di rendere omaggio in copertina a Magnus & Bunker, di farlo forse inconsciamente attraverso la figura del Conte, invece che con quella del protagonista Alan Ford, ce la dice lunga sulla battaglia combattuta fin qui da Stefano per “fregare” continuamente la vita (e anche, per ora fortunatamente con successo, la morte) autocondannandosi però a un'esistenza da Gruppo TNT.

Il volume mescola parti a fumetti, campioni di portfolio professionale, brani in prosa e illustrazioni, svariando tra cronaca quotidiana, percorsi clinici, sogni, citazioni metafumettistiche e cinematografiche. Unica pecca, Babini oltre che con la vita fa un po' troppo spesso a pugni con l'italiano, anche se tutto sommato le sue virgole fuori posto, gli accenti ballerini e altre sgrammaticature aggiungono ulteriore verità alla sua confessione, e bene ha fatto l'editore Seriacopi a conservarcene la spontanea naïveté.

Ora che con questo inetichettabile libro ha spurgato, nel bene e nel male, un percorso di vita personale e artistica che lo ha visto finora girare abbastanza in tondo, ci aspettiamo da Babini che prenda una direzione e metta le sue notevolissime capacità grafiche al servizio di un progetto forte. Dài, Stefano, sorprendici.


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