sabato 4 ottobre 2014

Auguri, e ancora auguri!


Visto che l'evento è di quelli che non si festeggiano tutti i giorni, torno sull'argomento: il Giornalino ha compiuto 90 anni, e per ri-salutare l'importante traguardo pubblico qui di seguito l'articolo "autobiografico" che ho scritto per il catalogo della mostra dedicata al settimanale paolino in occasione dell'ultimo Comicon di Napoli (http://shop.comicon.it/il-glorioso-giornalino-90-anni-dalla-parte-dei-ragazzi/).
Buona lettura... e di nuovo auguri al Giornalino e alla sua indomita redazione!


Venticinque anni tra i ragazzi
Avevo tentato, inutilmente, già alla metà degli anni 80 di propormi come collaboratore a il Giornalino. All'epoca era responsabile dei fumetti Claudio Nizzi, che valutò i miei lavori inadatti al pubblico del fortunato settimanale per ragazzi. Per fortuna anni dopo a svolgere quell'incarico fu chiamato Gino D'Antonio che, viste alcune mie storie sulla rivista Fox Trot! che pubblicavo insieme a Stefano Casini e Paolo Di Pietrantonio, le valutò ben diversamente e fu lui a chiedermi di collaborare.
L'esordio fu con la storia autoconclusiva (o “finalino”, come viene chiamato in gergo nella redazione di via Giotto) “Candide Ladre” sul numero 35 del 1988. Seguirono altri brevi racconti, poi provai a proporre una serie, che venne subito accettata. Si trattava di Agenzia Scacciamostri. Il geniale professor Van Der Groot e il suo assistente alieno Pico che ne erano protagonisti debuttarono sul n. 19 del 1991 con l'avventura “Sotto i raggi della luna piena” affrontando il loro primo caso di invasione della Terra da parte di creature provenienti da mondi paralleli grazie alla temporanea apertura di “porte dimensionali”. La serie piacque ai lettori che, in uno dei periodici referendum indetti dal giornale per testare il gradimento dei vari personaggi, dopo solo un anno di pubblicazione lo elesse con 26.900 voti tra i dieci preferiti (dai maschi) tra ventidue in gara.
Un paio d'anni dopo, mentre portavo felicemente avanti la mia collaborazione, D'Antonio mi sorprese con una nuova e inattesa proposta. Gli portavo regolarmente i numeri della rivista Fumo di China che, nel frattempo, avevo portato in edicola con nuovi soci, e la paginetta mensile delle strisce del mio Dante, la Divina Commedia a fumetti aveva attirato il suo interesse: “Potrei proporre al direttore di pubblicarlo noi!”
Io rimasi stupefatto e incredulo. Anche se disegnati umoristicamente, i dannati del mio Inferno erano sempre disegnati nudi, e anche gli argomenti erano spesso poco adatti a un pubblico infantile come quello del settimanale cattolico: meretricio, omosessualità, incesti...
Lo feci presente al mitico Gino che, tranquillamente, disse che sarebbe bastato apportare qualche piccola correzione in questo senso, ma per il resto il progetto poteva stare in piedi. Naturalmente lo autorizzai ad avanzare la proposta, anche se non troppo fiducioso. Invece il padre de La storia del West ci aveva visto giusto una volta di più: il direttore, don Tommaso Mastrandrea (per tutti don Tom) fu entusiasta dell'idea: “Erano dieci anni che cercavo un modo per proporre la Divina Commedia sul Giornalino!”, mi disse. E io commentai che da venticinque cercavo un nuovo editore per la mia creatura dopo l'esordio su Off Side nel lontano 1969! “Peccato che non ci siamo incontrati prima!” aggiunsi con un sorriso.


Ripulite” di organi sessuali e situazioni inadatte al giovane pubblico (e “lucidate” da Giancarlo Agnello, indimenticato creatore grafico di Sadik, per superare problemi di “impastatura” dei retini presenti nelle strip originali), le mie strisce cominciarono ad apparire sul n. 41 del 1994. Anche se c'erano già pagine umoristiche autoconclusive, credo il mio Dante sia stato la prima striscia apparsa sul periodico. E fu un successo. Le segretarie mi dissero che era la prima volta che arrivavo telefonate in redazione per una serie a fumetti, lettori che chiedevano soprattutto se la parodia sarebbe poi stata raccolta in volume. Se ne parlò più d'una volta, sia con don Tom che poi con don Tarzia, chiamato sul finire del millennio a sostituire il primo, ma per vari motivi non se ne fece mai niente. E a guadagnare l'onore dell'edizione cartonata, per i tipi di Cartoon Club e Edizioni BD unite in joint venture, fu così esattamente dieci anni dopo la versione originale in bianco e nero.
Naturalmente il direttore mi chiese di concludere l'opera realizzando anche il Purgatorio e il Paradiso. E, dopo quelli, di mettermi al lavoro anche su Omero. “È importante che i classici della Letteratura, in qualunque forma vengano proposti, arrivino ai ragazzi, altrimenti tutta una serie di riferimenti culturali vanno perduti”, mi disse facendomi capire per la prima volta che la parodia iniziata per divertimento tanti anni prima poteva servire a molto più che far ridere i lettori.
Come ho avuto modo di scoprire in occasione di varie mostre del settore a cui ho partecipato negli anni, gli “effetti collaterali” del mio lavoro si sono dimostrati nei fatti persino superiori a quelli indicati da don Tom. Più di una persona è infatti venuta a ringraziarmi perché, dopo essersi “innamorata” del mio Dante in giovanissima età, aveva poi coltivato questa passione passando alla lettura e allo studio dell'opera originale e indirizzando su questa base i suoi studi.
Tutto merito, naturalmente, dell'edizione “popolare” (all'epoca, il Giornalino vendeva 150.000 copie alla settimana e raggiungeva mezzo milione di lettori) resa possibile dalle intuizioni di D'Antonio e dal coraggio di don Tom.
Nel corso del 1999 apparvero così prima l'Iliade (che ebbe anche l'onore della copertina) e poi l'Odissea, a cui fece seguito La Gerusalemme Liberata.


Abbandonata da qualche anno l'Agenzia Scacciamostri, sul finire del Novecento avevo presentato anche il progetto di una nuova serie, gli Hominidi. L'idea di affiancare ai preistorici Homo Habilis e Homo Robustus realmente esistiti un terzo tipo di hominide di pura fantasia che incarnasse il peggio dell'italianità, cioè l'Homo Furbens, mi era venuta qualche anno prima, e l'avevo “sperimentata” sull'unico numero della pazza “rivista in scatola” Fritto Misto pubblicata dalle mie Edizioni 50 nel 1987 in una manciata di paginette umoristiche. Su il Giornalino ebbi la possibilità di usare i personaggi in storie più lunghe, dalle 12 alle 24 pagine in formato “alla francese”. Purtroppo, subito dopo che il direttore mi aveva accettato il progetto, alle paoline cominciarono i problemi. La fine del contratto con la Sipra che garantiva introiti pubblicitari fissi fece saltare tutti i parametri economici dell'azienda, che si trovò costretta a riorganizzare su tutt'altre basi il lavoro editoriale delle varie testate. Il Giornalino aveva accumulato un gran numero di storie in attesa di pubblicazione, e il direttore chiamato a gestire la nuova fase bloccò tutta una serie di produzioni per poter smaltire le tavole giacenti. Anche i miei Hominidi furono stoppati dopo sette avventure, che apparvero sul settimanale fra il 2002 e il 2003.
Per qualche anno, le mie produzioni per i paolini si limitarono a una serie di sceneggiature di “finalini” finché, nel 2009, ci fu un nuovo cambio di direzione: al posto di don Tarzia arrivò padre Stefano Gorla, incaricato di rilanciare la testata e ben deciso a rivitalizzarla. Mi chiese di proporgli una serie di racconti autoconclusivi. Convinto che i “finalini”, per loro natura costretti ad andare sul “già visto”, non avendo a disposizione un numero di pagine sufficienti per sviluppare situazioni inedite, gli feci la controproposta di una serie “a continuazione”.
Presentai due progetti: “La classe perduta” e “Jungle Wars”. Ebbe la meglio il primo, che riprendeva in altro modo il tema delle dimensioni parallele già utilizzato in Agenzia Scacciamostri e venne affidato ai disegni di Francesco Frosi. Strutturato in tre “stagioni” di otto episodi ciascuna, debuttò sul n. 37 del 2010 per concludersi sul n. 25 del 2013.
Intanto mi era però venuta anche qualche idea per fare delle storielle autoconclusive sufficientemente originali e divertenti. Di quelle che proposi, fu accettata “Le fiabe sbagliate di nonno Nedo”, rilettura modernizzata e parodistica delle fiabe più famose. La prima ad apparire (sul n. 17 del 2010) fu “Biancanana e i sette spilungoni”, affidata agli estrosissimi disegni di Luca Salvagno. In seguito i miei testi sono stati visualizzati anche da Allegretti, Ripa, Frosi, Scoppetta, Meloni, Sommacal, Al & Piz e Usai.


Ma non finisce qui. Durante una visita in redazione, padre Stefano mi aveva fatto vedere la testata studiata per il rinnovamento grafico del settimanale, con una grande “G” che doveva diventare in qualche modo il “marchio” del giornale, il suo simbolo. Mentre tornavo in Toscana, quella G continuava a girarmi in testa... e d'improvviso mi ritrovai con l'idea di un personaggino che rappresentasse un po' la duplice “anima”, avventurosa e umoristica, della rivista: un piccolo supereroe coraggioso... quanto pasticcione! Il nome venne da solo: Capitan G, e le fattezze uscirono sul foglio praticamente al primo tentativo. Come modulo narrativo, dopo aver fatto qualche prova con tavole autoconclusive, finii per adottare quello della storiella suddivisa in 4 strisce consecutive che già da qualche anno utilizzava Stefano Frassetto per il suo Ippo.
Nella strip iniziale, apparsa sul n. 42 del 2009, il mio giovane quanto anonimo protagonista veniva colpito da un fulmine proprio mentre stava leggendo il Giornalino, acquistando così di colpo dei superpoteri.
Il resto... lo scopriremo soltanto leggendo il settimanale per ragazzi più longevo d'Europa, che compie infatti quest'anno 90 anni tondi tondi. Auguri a lui e a tutti i suoi lettori!  

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