Visto che l'evento è di quelli che non si festeggiano tutti i giorni, torno sull'argomento: il Giornalino ha compiuto 90 anni, e per ri-salutare l'importante traguardo pubblico qui di seguito l'articolo "autobiografico" che ho scritto per il catalogo della mostra dedicata al settimanale paolino in occasione dell'ultimo Comicon di Napoli (http://shop.comicon.it/il-glorioso-giornalino-90-anni-dalla-parte-dei-ragazzi/).
Buona lettura... e di nuovo auguri al Giornalino e alla sua indomita redazione!
Venticinque anni tra i ragazzi
Avevo tentato, inutilmente, già alla
metà degli anni 80 di propormi come collaboratore a il
Giornalino. All'epoca era responsabile dei fumetti Claudio
Nizzi, che valutò i miei lavori inadatti al pubblico del
fortunato settimanale per ragazzi. Per fortuna anni dopo a svolgere
quell'incarico fu chiamato Gino D'Antonio che, viste alcune
mie storie sulla rivista Fox Trot! che pubblicavo insieme a
Stefano Casini e Paolo Di Pietrantonio, le valutò ben
diversamente e fu lui a chiedermi di collaborare.
L'esordio fu con la storia
autoconclusiva (o “finalino”, come viene chiamato in gergo nella
redazione di via Giotto) “Candide
Ladre” sul numero 35 del 1988. Seguirono altri brevi racconti, poi
provai a proporre una serie, che venne subito accettata. Si trattava
di Agenzia
Scacciamostri. Il
geniale professor Van Der Groot e il suo assistente alieno Pico che
ne erano protagonisti debuttarono sul n. 19
del 1991 con l'avventura “Sotto i raggi della luna piena”
affrontando il loro primo caso di invasione della Terra da parte di
creature provenienti da mondi paralleli grazie alla temporanea
apertura di “porte dimensionali”. La serie piacque ai lettori
che, in uno dei periodici referendum indetti dal giornale per testare
il gradimento dei vari personaggi, dopo solo un anno di pubblicazione
lo elesse con 26.900 voti tra i dieci preferiti (dai maschi) tra
ventidue in gara.
Un
paio d'anni dopo, mentre portavo felicemente avanti la mia
collaborazione, D'Antonio mi sorprese con una nuova e inattesa
proposta. Gli portavo regolarmente i numeri della rivista Fumo
di China
che, nel frattempo, avevo portato in edicola con nuovi soci, e la
paginetta mensile delle strisce del mio Dante,
la Divina Commedia a fumetti
aveva attirato il suo interesse: “Potrei proporre al direttore di
pubblicarlo noi!”
Io rimasi stupefatto e incredulo. Anche se disegnati umoristicamente,
i dannati del mio Inferno erano sempre disegnati nudi, e anche gli
argomenti erano spesso poco adatti a un pubblico infantile come
quello del settimanale cattolico: meretricio, omosessualità,
incesti...
Lo
feci presente al mitico Gino che, tranquillamente, disse che sarebbe
bastato apportare qualche piccola correzione in questo senso, ma per
il resto il progetto poteva stare in piedi. Naturalmente lo
autorizzai ad avanzare la proposta, anche se non troppo fiducioso.
Invece il padre de La
storia del West
ci aveva visto giusto una volta di più: il direttore, don
Tommaso Mastrandrea
(per tutti don Tom) fu entusiasta dell'idea: “Erano dieci anni che
cercavo un modo per proporre la Divina Commedia sul Giornalino!”,
mi disse. E io commentai che da venticinque cercavo un nuovo editore
per la mia creatura dopo l'esordio su Off
Side
nel lontano 1969! “Peccato che non ci siamo incontrati prima!”
aggiunsi con un sorriso.
“Ripulite”
di organi sessuali e situazioni inadatte al giovane pubblico (e
“lucidate” da Giancarlo
Agnello,
indimenticato creatore grafico di Sadik,
per superare problemi di “impastatura” dei retini presenti nelle
strip
originali), le mie strisce cominciarono ad apparire sul n. 41 del
1994. Anche se c'erano già pagine umoristiche autoconclusive, credo
il mio Dante sia stato la prima striscia apparsa sul periodico. E fu
un successo. Le segretarie mi dissero che era la prima volta che
arrivavo telefonate in redazione per una serie a fumetti, lettori che
chiedevano soprattutto se la parodia sarebbe poi stata raccolta in
volume. Se ne parlò più d'una volta, sia con don Tom che poi con
don Tarzia,
chiamato sul finire del millennio a sostituire il primo, ma per vari
motivi non se ne fece mai niente. E a guadagnare l'onore
dell'edizione cartonata, per i tipi di Cartoon Club e Edizioni BD
unite in joint
venture,
fu così esattamente dieci anni dopo la versione originale in bianco
e nero.
Naturalmente
il direttore mi chiese di concludere l'opera realizzando anche il
Purgatorio e il Paradiso. E, dopo quelli, di mettermi al lavoro anche
su Omero.
“È importante che i classici della Letteratura, in qualunque forma
vengano proposti, arrivino ai ragazzi, altrimenti tutta una serie di
riferimenti culturali vanno perduti”, mi disse facendomi capire per
la prima volta che la parodia iniziata per divertimento tanti anni
prima poteva servire a molto più che far ridere i lettori.
Come ho avuto modo di scoprire in occasione di varie mostre del
settore a cui ho partecipato negli anni, gli “effetti collaterali”
del mio lavoro si sono dimostrati nei fatti persino superiori a
quelli indicati da don Tom. Più di una persona è infatti venuta a
ringraziarmi perché, dopo essersi “innamorata” del mio Dante in
giovanissima età, aveva poi coltivato questa passione passando alla
lettura e allo studio dell'opera originale e indirizzando su questa
base i suoi studi.
Tutto
merito, naturalmente, dell'edizione “popolare” (all'epoca, il
Giornalino
vendeva 150.000 copie alla settimana e raggiungeva mezzo milione di
lettori) resa possibile dalle intuizioni di D'Antonio e dal coraggio
di don Tom.
Nel corso del 1999 apparvero così prima l'Iliade (che ebbe anche
l'onore della copertina) e poi l'Odissea, a cui fece seguito La
Gerusalemme Liberata.
Abbandonata
da qualche anno l'Agenzia Scacciamostri, sul finire del Novecento
avevo presentato anche il progetto di una nuova serie, gli
Hominidi.
L'idea di affiancare ai preistorici Homo Habilis e Homo Robustus
realmente esistiti un terzo tipo di hominide di pura fantasia che
incarnasse il peggio dell'italianità, cioè l'Homo Furbens, mi era
venuta qualche anno prima, e l'avevo “sperimentata” sull'unico
numero della pazza “rivista in scatola” Fritto
Misto
pubblicata dalle mie Edizioni 50 nel 1987 in una manciata di
paginette umoristiche. Su il
Giornalino
ebbi la possibilità di usare i personaggi in storie più lunghe,
dalle 12 alle 24 pagine in formato “alla francese”. Purtroppo,
subito dopo che il direttore mi aveva accettato il progetto, alle
paoline cominciarono i problemi. La fine del contratto con la Sipra
che garantiva introiti pubblicitari fissi fece saltare tutti i
parametri economici dell'azienda, che si trovò costretta a
riorganizzare su tutt'altre basi il lavoro editoriale delle varie
testate. Il
Giornalino
aveva accumulato un gran numero di storie in attesa di pubblicazione,
e il direttore chiamato a gestire la nuova fase bloccò tutta una
serie di produzioni per poter smaltire le tavole giacenti. Anche i
miei Hominidi furono stoppati dopo sette avventure, che apparvero sul
settimanale fra il 2002 e il 2003.
Per
qualche anno, le mie produzioni per i paolini si limitarono a una
serie di sceneggiature di “finalini” finché, nel 2009, ci fu un
nuovo cambio di direzione: al posto di don Tarzia arrivò padre
Stefano Gorla,
incaricato di rilanciare la testata e ben deciso a rivitalizzarla. Mi
chiese di proporgli una serie di racconti autoconclusivi. Convinto
che i “finalini”, per loro natura costretti ad andare sul “già
visto”, non avendo a disposizione un numero di pagine sufficienti
per sviluppare situazioni inedite, gli feci la controproposta di una
serie “a continuazione”.
Presentai
due progetti: “La classe perduta” e “Jungle Wars”. Ebbe la
meglio il primo, che riprendeva in altro modo il tema delle
dimensioni parallele già utilizzato in Agenzia Scacciamostri e venne
affidato ai disegni di Francesco
Frosi.
Strutturato
in tre “stagioni” di otto episodi ciascuna, debuttò sul n. 37
del 2010 per concludersi sul n. 25 del 2013.
Intanto
mi era però venuta anche qualche idea per fare delle storielle
autoconclusive sufficientemente originali e divertenti. Di quelle che
proposi, fu accettata “Le fiabe sbagliate di nonno Nedo”,
rilettura modernizzata e parodistica delle fiabe più famose. La
prima ad apparire (sul n. 17 del 2010) fu “Biancanana e i sette
spilungoni”, affidata agli estrosissimi disegni di Luca
Salvagno.
In seguito i miei testi sono stati visualizzati anche da Allegretti,
Ripa,
Frosi,
Scoppetta,
Meloni,
Sommacal,
Al & Piz
e Usai.
Ma
non finisce qui. Durante una visita in redazione, padre Stefano mi
aveva fatto vedere la testata studiata per il rinnovamento grafico
del settimanale, con una grande “G” che doveva diventare in
qualche modo il “marchio” del giornale, il suo simbolo. Mentre
tornavo in Toscana, quella G continuava a girarmi in testa... e
d'improvviso mi ritrovai con l'idea di un personaggino che
rappresentasse un po' la duplice “anima”, avventurosa e
umoristica, della rivista: un piccolo supereroe coraggioso... quanto
pasticcione! Il nome venne da solo: Capitan
G,
e le fattezze uscirono sul foglio praticamente al primo tentativo.
Come modulo narrativo, dopo aver fatto qualche prova con tavole
autoconclusive, finii per adottare quello della storiella suddivisa
in 4 strisce consecutive che già da qualche anno utilizzava Stefano
Frassetto
per il suo Ippo.
Nella
strip
iniziale, apparsa sul n. 42 del 2009, il mio giovane quanto anonimo
protagonista veniva colpito da un fulmine proprio mentre stava
leggendo il
Giornalino,
acquistando così di colpo dei superpoteri.
Il resto... lo scopriremo soltanto leggendo il settimanale per
ragazzi più longevo d'Europa, che compie infatti quest'anno 90 anni
tondi tondi. Auguri a lui e a tutti i suoi lettori!
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