mercoledì 4 marzo 2020

Un amico di nome Salvatore

Il tempo, mentre viviamo la nostra quotidianità, sembra trascorrere lentamente, fin quando non ci guardiamo indietro. Allora, sembra essere volato. E, insieme, aver messo distanze infinite da ricordi, momenti, periodi della vita che a volte si crede di aver sognato, tanto è cambiato il mondo in pochi decenni.
Ne sono trascorsi tre da quando, il 4 marzo del 1990, si toglieva la vita Salvatore Deidda


Ne ho già parlato su questo blog, ed è uno degli "addii" (sicuramente il più doloroso) del mio libro su cinquant'anni da fumettista. A ripensare alle giornate passate insieme, mi pare di precipitare in un mondo lontano, un po' arcaico, nel quale il nostro lavoro era fatto di assoluta manualità, e i rapporti con gli editori e gli altri colleghi faticosi, complicati, resi difficili dalle distanze oggi azzerate da internet.
Salvatore era nato a Seui, in Sardegna, nel 1952 e si era trasferito poi a Genova dove la famiglia gestiva un bar. Amava il fumetto. Lo studiava. Cercava di capirlo, far sue tutte le "regole" che vedeva applicate dagli autori che gli piacevano. Nel suo lavoro, non si accontentava mai. Era arrivato a ottimi livelli, professionalmente, dal Giornalino a Martin Mystère, da Lanciostory a Orient Express. Ma avrebbe voluto andare anche oltre, e sicuramente ci sarebbe riuscito se la vita, a un certo punto, non gli fosse più sembrata degna di essere vissuta.






Oltre ai ricordi, di lui mi restano solo una tavola originale western e un'illustrazione di genere fantastico realizzata per la rivista la Bancarella. Potete vederle qui sotto.




Oggi avrebbe 67 anni, e chissà quante altre tavole e illustrazioni avrebbe realizzato, se il male di vivere non lo avesse portato a quel gesto disperato trent'anni fa. Cerchiamo almeno di ricordare quello che, come disegnatore, ci ha lasciato sparso in decine di collaborazioni. Come persona, chi l'ha conosciuto non può dimenticarlo.


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