Tempo fa, in famiglia, dissi che prima di morire avrei voluto fare un volo in mongolfiera. Ci è voluto un po', ma alla fine siamo riusciti a organizzare la cosa e stamani, con mia figlia Serena e mia cognata ci siamo portati nella zona del Chianti per vivere quest'esperienza.
A parte la levataccia a ore antelucane, è andato tutto nel migliore dei modi: giornata perfetta con sole e pochissime nuvole (e col tempo matto che ci ritroviamo, quando dieci giorni fa abbiamo stabilito la data c'era da aspettarsi di tutto), operatori gentilissimi e molto professionali e volo senza problemi.
Abbiamo potuto assistere a tutte le fasi di preparazione: gonfiaggio dei palloni con potenti ventilatori e successivo azionamento dei "lanciafiamme" che hanno fatto sollevare il pallone; poi, arrampicata a bordo e alzata in volo col pilota, Oliver, un ragazzo giovane e simpatico che alternava l'inglese a un italiano... piacevolmente locale. E' il figlio del titolare dell'azienda, una delle tre che costituiscono la cooperativa di voli in mongolfiera, credo la più importante d'Italia. Il padre, uno dei tanti olandesi che si sono comprati fette di Toscana, molti anni fa aveva fatto, da cliente come noi, un volo in pallone e se ne era innamorato, prendendo il brevetto per la guida degli aerostati e mettendo su l'impresa in quattro e quattr'otto. Oliver, cresciuto tra le mongolfiere, ha seguito le orme paterne. Con grande felicità, per quanto abbiamo potuto constatare.
I voli si svolgono quotidianamente in primavera-estate-inizio autunno quando il tempo lo consente. Le ceste ospitano nove o diciotto passeggeri oltre al pilota. Oggi ce n'erano tre da nove più una (pallone rosso) con solo il pilota che stava terminando il proprio addestramento in vista dell'esame nei prossimi giorni.
Il nostro cicerone si è divertito, come è sua abitudine, a fare "surf sulle cime degli alberi". A un certo punto da un altro pallone hanno avvertito di aver avvistato una famigliola di cinghiali che noi non siamo riusciti a vedere. Però io e Serena abbiamo visto un cerbiatto che rientrava nel fitto degli alberi.
Abbiamo sorvolato anche la villa-tenuta della famiglia dove si producono vini, oli e soprattutto formaggi grazie a un gregge di novecento pecore e salutato, ricambiati, il cugino di Oliver che si avviava al lavoro nella fattoria.
Piccoli brividi all'atterraggio. Siamo discesi in un campo punteggiato da rotoballe dove ci attendevano le auto dell'azienda per riportarci al punto di partenza dopo una degustazione di prodotti locali. Il pilota ci aveva avvertiti che c'era la possibilità che toccando terra la cesta, trascinata dalla spinta, si adagiasse sul fianco. In effetti, mentre ci tenevamo saldamente alle apposite maniglie dando la schiena al terreno che ci veniva incontro, la navicella ha strisciato sul suolo inclinandosi fortemente a più riprese, ma Oliver è riuscito a raddrizzarla per lo stop definitivo.
Io e le due fanciulle che mi accompagnavano eravamo i soli tre italiani in mezzo a inglesi. A quanto pare i nostri conterranei non sono clienti abituali dei voli, al punto che il ragazzo che ci riaccompagnava alla base ci ha chiesto come ci fosse "venuto in mente" di fare 'sto volo in mongolfiera. Dovevamo essere, se non gli unici in assoluto, i primi da molto tempo!
Ad aggiungere un tocco di modernità a una tecnologia di volo sostanzialmente ottocentesca, il volo dei tre aerostati è stato accompagnato e ripreso da un drone, il cui filmato può essere acquistato online.
Ora, non avendo altri desideri da esaudire, posso tornare a occuparmi a tempo pieno delle due cose che mi danno maggiore serenità: la mia famiglia e fare fumetti/scrivere romanzi.
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