martedì 28 maggio 2024

Kannak, chi era costui?


La domanda di Don Abbondio su Carneade si può adattare anche a Kannak.
La risposta ve la do io.
Verso la metà degli anni 80, insieme a Paolo Di Pietrantonio e Stefano Casini, cominciammo a "giocare agli editori". Avevamo tanta voglia di fare e un sacco di idee. Prima partorimmo la rivista Prova d'Autore, due numeri distribuiti per posta; poi arrivò fox trot!, cinque numeri veicolati (malamente) tramite edicola, accompagnati dalla rivistina umoristica "in scatola" Fritto Misto e da un fascicolo a striscia, Marshal Mickey; infine arrivò Fumo di China, presto affiancata dall'Annuario del Fumetto, queste ultime ancora pubblicate, sia pure da un altro editore.



Tanta era la voglia di inventare storie e nuovi personaggi che, non trovando altri spazi (e forse anche tempo per realizzarli sulle pagine della rivista) su fox trot! io e Stefano ci inventammo anche un album di figurine che apparivano in quarta di copertina e andavano tagliate per essere incollate su un apposito album a venire, "otto personaggi in cerca di editore". La "serie" inventata da Stefano fece in tempo ad apparire sul quinto e ultimo numero, la mia si limitò a fare capolino in un angolino della copertina per annunciare la novità. Il protagonista era l'algonchino Kannak (nome palindromo, da sempre una delle mie passioni-manie), che attirò subito la curiosa attenzione di Tiziano Sclavi quando, andando a consegnare una sceneggiatura di Zagor, gli portai la rivista in omaggio.


Dopodiché, resuscitai l'inquietante giustiziere solo per due esperimenti di colorazione, che potete vedere qui sotto.



Finché le curiosità online e un servizio sulla rivista di un'associazione di appassionati dello Spirito con la Scure non mi hanno spinto a riprendere in mano le due sceneggiature di Zagor che Sergio Bonelli, all'epoca dell'interruzione della mia collaborazione con la casa editrice, mi pagò regolarmente ma decise di non far realizzare. Mi sono così riletto tutte le 257 pagine de "I crociati", rimanendo colpito da quanto - con un piede già fuori da via Buonarroti - avevo provocatoriamente sperimentato in fatto di montaggio delle vignette e costruzione della tavola facendo strame della canonica "gabbia" bonelliana proprio nel momento in cui l'editore viveva invece un periodo di "nostalgie" restauratrici.
Quando, deciso a dare una chance editoriale a quella vecchia (ma sempre fresca e fors'anche tuttora "rivoluzionaria") storia condannata dall'editore all'oblio, pensai di pubblicarne una versione in forma di romanzo, mi sarebbe però dispiaciuto che quel lavoro sull'impaginazione dei singoli quadri andasse perduto. Ecco dunque l'idea: far procedere il racconto alternativamente in prosa e a fumetti.







E, visto che non potevo usare Zagor per evidenti problemi di diritti d'autore, per sostituire il protagonista pensai subito a quello strano indiano-non indiano pensato quasi quarant'anni prima per la copertina di fox trot! e mai più approdato alla carta stampata.
Ho scritto il romanzo molto rapidamente (trama, descrizioni e dialoghi erano già tutti nella sceneggiatura, perciò è stato quasi un lavoro di copia-incolla), mi sono dedicato al disegno di una ventina di tavole che testimoniassero la mia ricerca - ispirata in buona parte dalle invenzioni milleriane - nella composizione delle pagine.
Già che c'ero, per lo stile del disegno mi è venuta l'idea di sperimentare qualche variazione, così mi sono avvicinato al comico-realistico della BéDé franco-belga. Anche qui, forse, ne è uscito un risultato ibrido, ma qualche vignetta qua e là mi lascia intravedere sviluppi più convinti che troveranno sicuramente applicazione nei miei prossimi lavori. Insomma, giunto ormai sulla soglia dei tre quarti di secolo, sono contento di constatare che la voglia di cambiare e inventare è tutt'altro che sopita. Anzi, grazie alla libertà totale concessami dal pubblicare col sevizio on demand di Amazon, è più viva che mai.


Intanto, il lavoro è compiuto: caricato il pdf del volume sulla piattaforma KDP di Amazon, già da qualche ora è regolarmente acquistabile, e Kannak può iniziare a pieno titolo la sua vita nel mondo della carta stampata. Replicherò l'esperienza anche con l'altra sceneggiatura zagoriana, "La porta degli incubi"? Chi vivrà vedrà.




venerdì 24 maggio 2024

Michel non corre più


Dopo la maratona di romanzi di Agatha Raisin, ne ho fatta una fumettistica.
Avevo acquistato qualche anno fa tutte le storie di Michel Vaillant nella collana di collaterali de La Gazzetta dello Sport, ed erano rimasti sullo scaffale della libreria in attesa di lettura. Che finalmente è arrivata.


Ho detto "tutte le storie". In realtà solo fino al sessanteseiesimo numero, l'ultimo a pubblicare lavori nei quali permaneva lo zampino del creatore del campione automobilistico, nelle avventure della motociclista statunitense Julie Wood.


Proprio per attendere la fine della serie autonoma della bionda sportiva (poi trasmigrata sulla collana principale) pubblicata in appendice alle vicende di Michel ho continuato a comprare le uscite settimanali anche se già da molti numeri - con l'arrivo di vari collaboratori e poi con la scomparsa di Jean Graton - l'interesse per la serie era già ridotto ai minimi termini per gli stessi motivi di cui ho parlato nel post su linkato.


Le storie più belle sono ovviamente le prime, buone fino a venti-venticinque volumi, poi iniziano a calare di qualità e d'interesse, specialmente nei periodici racconti più "documentaristici" che invitano allo sbadiglio. L'arrivo di collaboratori abbassa molto il piacere della lettura. Uno in particolare, di cui non conosco il nome, ha un segno sgraziato che rende antipatici tutti i personaggi di contorno da lui disegnati. Ha realizzato praticamente per intero anche una delle storie di Julie Wood rendendomene la lettura abbastanza spiacevole. A un certo punto è pure subentrato ai testi Philippe, figlio dell'autore. Per carità, scrive bene... ma l'atmosfera delle vicende cambia subito: ritmo più serrato, molte storie classicamente avventurose o gialle e di spionaggio, queste ultime due tipologie quasi sempre con soluzione dei misteri - almeno per me che sono del mestiere - decisamente "telefonata".


La ricorrente riapparizione del "nemico" storico, il Leader, almeno una volta è comunque riuscita a sorprendermi. Per il resto un tran tran a imitazione delle storie più belle e, quando la malattia ha impedito del tutto a Graton di dare il suo apporto ai disegni, per me la collana ha perso qualsiasi interesse.


Come ho detto, ho resistito fino al n. 66 - che ospita un episodio "fuori serie" tratto dalla sceneggiatura originale del film "Adrenalina blu - La leggenda di Michel Vaillant" - solo per poter completare la lettura di Julie Wood. E ora si passa ad altro.
In lista d'attesa ci sono altre due maratone, il Topolino di Gottfredson e il Fantomas Mondadori degli anni sessanta, ma prima smaltirò qualche lettura spicciola, come "Indians" dell'Aurea, due volumi de "Il professore", il volumone di Weird Zagor ecc.
Le letture, per fortuna, non mancano.