"Come si cambia, per ricominciare...", cantava Fiorella Mannoia; "...volenti o nolenti", aggiungo io.
Nel mio mestiere si è costretti a cambiare spesso. A meno di non essere quel tipo di sceneggiatore o disegnatore che, per indole, capacità e opportunità, si "accasa" presso un editore/una testata (che resiste per decenni sul mercato) e ci invecchia serenamente. Come Giovanni Ticci, tanto per fare un esempio, che dopo essersi fatto le ossa al fianco di Bignotti su Un ragazzo nel Far West e sotto l'ala di Giolitti negli Stati Uniti è approdato a Tex e, a parte poche cose (copertine per romanzi western...), non si è più mosso.
Io faccio parte di un altro genere di mesterianti, meno monocordi, più "agitati", sempre alla ricerca di cose nuove per esprimere le mie molte facce autoriali... e divertirmi. Così mi è capitato spesso di cambiare, e pure di fare al contempo più cose anche diversissime tra loro.
E finché i cambiamenti sono libere scelte dettate dalla voglia di percorrere nuove strade e affrontare inedite avventure, va tutto bene (anche quando va male, ché a volte gli esperimenti si rivelano un fallimento... ma è sempre valsa la pena di averli fatti). Il problema è quando il cambiamento è imposto da fattori esterni indipendenti dalla nostra volontà. Cosa che, nelle professioni succede spesso. Nel mondo del fumetto, fin troppo. Basta la chiusura di una testata, il cambio di un direttore, i mutati gusti dei lettori... e, se non si sono tenuti i piedi in più staffe, ci si ritrova a spasso e costretti a cercare nuove occasioni di lavoro, non sempre facili da trovare subito.
Se mi guardo indietro, gli esempi non mi mancano: Off Side, rivista sulla quale avevo esordito con Dante, chiuse dopo due numeri che mi pubblicava; non incassai neanche una lira e persi pure tutti gli originali (vabbe', dal punto di vista del disegno facevano abbastanza schifo, mentre le battute le ho ovviamente potute conservare e riutilizzare); le Sexy Operette andarono avanti per quasi quattro anni, consentendomi sia di pagare affitto e bollette che di farmi le ossa nel mestiere grazie all'esempio e ai consigli di amicolleghi come Domenico Marino, Salvatore Deidda e la vulcanica Andreina Repetto e poi si arrestò per normale consunzione (e non c'era da lamentarsi: nei programmi dell'editore era previsto che durasse solo un paio d'anni); Adamo chiuse dopo una cinquantina di numeri per scarse vendite; idem Gordon Link, che comunque avevo già abbandonato per incomprensioni col creatore del personaggio poco prima che la barca affondasse; a il Giornalino le mie apprezzatissime (dai lettori e di conseguenza dal direttore) parodie a strisce umoristiche dei classici della Letteratura furono stoppate bruscamente quando alla casa editrice vennero a mancare gli emolumenti a forfait della Sipra proprio mentre le vendite cominciavano a calare vistosamente, e il nuovo responsabile della direzione pensò bene di farne a meno; per qualche anno mi sono dovuto arrabattare a scrivere e disegnare qualche storiella autoconclusiva, poi con l'arrivo di padre Gorla alla guida del settimanale ho di nuovo ricominciato a realizzare strisce umoristiche (di Capitan G) e sceneggiature di varie serie... finché l'amministrazione non ha deciso di bloccare ogni autonoma produzione facendo fuori anche la redazione e affidando la cucina del giornale a un service esterno.
Intanto avevo portato avanti con i ragazzi di Cartoon Club una produzione di volumi e albi che avevano avuto un relativo successo. Dico relativo perché, pur continuando ininterrottamente a vendere negli anni, facevano numeri modesti dovuti ai limitati canali distributivi dell'editore (fumetterie e fiere del fumetto). Infatti, quando sono passato alla Shockdom che grazie a un ventaglio di canali distributivi molto più ampio (librerie, fumetterie, proprio sito online, siti librari come Amazon, IBS ecc., fiere e quant'altro) è riuscita a raggiungere capillarmente i "followers" che mi ero creato proprio sulle pagine de il Giornalino negli anni novanta e i nuovi lettori, Dante e le altre mie parodie hanno finalmente ottenuto un invidiabile successo di vendite.
Ma anche questa felice condizione non è durata troppo a lungo. Come ho già detto, nel giugno scorso l'editore (non certo per colpa mia!) ha dovuto portare i libri in tribunale. E, a fare del 2024 un anno di nuova e forzata svolta per me, anche Cartoon Club che tuttora vende alcune mie opere librarie, è arrivata a uno di quei "cambiamenti obbligati" di cui stiamo parlando. La Freecom, azienda che opera principalmente nel mondo delle spettacolo e aveva rilevato qualche anno fa dalla Coges che le gestiva prima le testate Fumo di China e Annuario del Fumetto oltre che il comparto librario, ha deciso infatti col 31 dicembre di tirare i remi in barca e abbandonare il settore.
Per fortuna, nella contingenza si è subito fatta avanti un'altra casa editrice, la If di Gianni Bono, che ha rilevato le due pubblicazioni e le porterà avanti ripartendo dalla prossima primavera, forse con cambiamenti di formato e periodicità ma mantenendo l'attuale redazione. Per inciso, nel cambiamento è compreso anche il fatto che... smetterò di comprare Fumo di China e Annuario. Nello scaffale deputato alle due testate ormai c'è spazio sì e no per un'altra dozzina di numeri e avrei perciò dovuto a malincuore smettere comunque nei prossimi mesi, come già avevo fatto a suo tempo per il Fumetto dell'Anafi. Tanto vale cogliere questo passaggio di editore per chiudere con le due riviste. A volte il caso ci soccorre.
Non so ancora se della vendita dei miei libri ancora presenti nel magazzino di Cartoon Club continueranno a occuparsi gli amici riminesi o se lo farà Bono. In ogni caso è solo un problema di smaltimento delle copie invendute, dato che i diritti di tutte le mie opere sono tornati da tempo nelle mie mani; due le ho già ristampate con Shockdom, "Dante" e "Omero", e altre cinque con Amazon: l'esauritissimo "ZigZagor", il volumetto a striscia di "Giubba Rozza", il romanzo "S'i' fosse Morte", le memorie professionali "Zagor 1982-1993, un senese a Darkwood" e il volume integrale delle avventure di "Superstrunz". Poi toccherà anche ai miei altri lavori: "Rinaldo, la Gerusalemme Liberata a fumetti", i due volumi di "Enea, l'Eneide a fumetti", "Berlustory" (che finalmente aggiornerò fino alla morte dell'imprenditore-politico-pregiudicato) e "LivornoStory".
Il 2025 sarà dunque l'anno del cambiamento, per me, ma come Troisi... ricomincio da tre, anzi da quattro. Infatti: continuo l'ormai pluriennale collaborazione con la pagina del Buonumore di Famiglia Cristiana; proseguo anche quella con la collana "Nuvole in città" di Guida Editori; sto terminando una nuova versione a strisce umoristiche di un capolavoro della Letteratura, "Pinocchio", che ha già più d'un editore interessato; e porto avanti il catalogo Foxtrot ricco ormai di diciotto volumi le cui vendite aumentano progressivamente di mese in mese. Il tutto in attesa che giunga a termine la curatela fallimentare della Shockdom in modo da poter decidere come tornare a gestire al meglio le mie opere di maggior successo, da "Dante" a "Omero" a "Benito".
Inizio dunque con serenità il Nuovo Anno e vi lascio coi miei auguri... pinocchieschi.
Nessun commento:
Posta un commento