Dopo aver raccolto in un agile volumetto tutte le storie dedicato a Capitan Falco, uno dei personaggi creati nell'infanzia, adesso ho dato alle stampe l'integrale delle avventure di Atlas, il personaggio di mia totale invenzione del quale ho realizzato più avventure.
Nell'introduzione del libro scrivo: "Io e mio fratello Marco fummo folgorati sulla via del fumetto da il Monello, primo giornalino entrato in casa nostra. Per sfogare la nostra passione, cominciammo ben presto a farci da soli degli albetti come se fossero veri, con tanto di casa editrice. La mia, riprendendo il nome da Roland Eagle, personaggio del settimanale Intrepido, si chiamò Edizioni Eagle (che, non conoscendo una parola d’inglese, leggevo come era scritto). La mia prima pubblicazione fu Taddeo e il prof. Talpucci. I protagonisti erano la versione disneyana di quelli de “Il vento tra i salici”. Li avevo copiati da un librone prestatoci da chissà chi. Io ne feci una versione avventurosa spedendoli ad Atlantide e, nel secondo numero, addirittura sulla Luna a bordo rispettivamente di una moto e un’auto azionate da... benzina volante.
Con Marco, disegnavamo direttamente a penna su fogli presi dai quaderni di scuola e coloravamo con le matite, confezionandoli poi con le graffette tolte ai Grand Hotel (altra pubblicazione della Casa Editrice Universo, come le due prima citate) di nostra madre, prima che li buttasse via. Ci facevamo reciprocamente pubblicità sui nostri piccoli albi, con grande fair play editoriale. Dopo Taddeo e Talpucci sono arrivati molti altri personaggi, avventurosi e umoristici. Senz’altri limiti che quello della nostra fantasia spaziavamo dal genere umoristico a quello avventuroso, dall'western alla fantascienza, dal poliziesco al preistorico. I protagonisti delle mie storie erano inizialmente presi dai giornalini che leggevo (Capitan Condor, Pecos Bill, Rio Cid, Il grande Blek...) e poi, pian piano, anche inventati di sana pianta come Ribo e Robo, Zagar, Ser Lanciair, I Tre del West e Bonzo.
La mia prima creazione autonoma fu Atlas, uno strano pugile-poliziotto le cui avventure hanno poi attraversato tutte le collane partorite negli anni crescendo e modificandosi. Anche se le sue fattezze iniziali erano abbastanza assurde (testina pelata, tuta rossa integrale con una grossa A gialla sul petto e guantoni da boxe che non gli impedivano di impugnare redini, pistole e quant’altro), in fondo è in quel suo look ingenuo che gli sono più affezionato e risulta - come si dice oggi - più iconico. Atlas fu anche causa di un’emozione fortissima quando, alcuni mesi dopo averlo creato, vidi su il Monello la pubblicità di un nuovo personaggio: Atlas! C’era solo il nome, senza illustrazioni, e per me fu una cosa sconvolgente! Non riuscivo a capire cosa stava succedendo. Che ci faceva il mio personaggio sul settimanale della Universo? Come ci era arrivato? Rimasi scombussolato per tutti i sette giorni fino all’uscita del nuovo numero quando finalmente scoprii che si trattava di tutt’altra cosa: l’albo allegato conteneva infatti le avventure fantascientifiche di un ragazzino disegnate da Loredano Ugolini. Niente a che vedere col mio muscoloso eroe in tuta rossa, dunque, solo una coincidenza di nome.
Come ho detto, Atlas passò da una all’altra delle pubblicazioni da me scritte e disegnate da lì in poi attraverso continui cambi di formato; questo ha reso difficile raccoglierle tutte in un unico volume che costringerà i lettori a girarselo e rigirarselo in mano per seguire tutta l’evoluzione del personaggio, grafica e narrativa. Credo che valga la fatica, per assaporare quelle storie ingenue quanto genuine, piene di strafalcioni grammaticali, uso errato delle parole, storpiature di modi di dire e persino finti rimontaggi che, per far sembrare il giornalino più vero, mi inventavo come se si trattasse di storie precedentemente pubblicate su albi da quattro vignette per pagina riadattate al formato delle tre strisce (come si vede qui sotto).
Quella raccolta in questo volume è una carrellata di avventure ambientate ai quattro angoli del mondo che ci rituffa in un’epoca ormai lontanissima in cui una manciata di quadretti colorati poteva aprire squarci nella faticosa e povera quotidianità del dopoguerra proiettandoci in mondi fantastici."
Ora restano da pubblicare, se ne avrò tempo e modo, le storie del mio terzo e ultimo personaggio “importante", il cavernicolo Bonzo. Se non altro lo devo a mio figlio: quand'era un bambino aveva voluto leggere i miei giornalini infantili e, di tutti protagonisti, il biondo eroe preistorico era il suo preferito.
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