Ho già accennato ai giornalini che io e mio fratello facevamo da ragazzini a partire dai dieci-dodici anni, e in una pagina di questo blog ne trovate alcuni numeri completi.
I personaggi all'inizio li copiavamo da quelli dei fumetti che leggevamo (Pecos Bill, Il piccolo sceriffo, Blek Macigno, Rio Cid, Capitan Condor...), poi abbiamo cominciato a inventarne di nostri. I miei andavano dal cavalleresco Ser Lanciair, probabilmente ispirato ai telefilm di Ivanohe con Roger Moore, al tarzanide Zagar, agli umoristici Ribo e Robo, ai Tre del West. Quelli di maggior "successo", nel senso che mi avevano portato a realizzarne più episodi, sono Atlas, un poliziotto che (all'inizio) andava in giro con una tuta rossa e i guantoni da boxe (!), il cavernicolo Bonzo e, buon ultimo, Capitan Falco.
E' con lui che ho chiuso la mia carriera di editore infantile. Dopo le sue avventure, realizzate quando avevo ormai quindici anni, ho fatto solo tre o quattro albi con protagonisti i miei compagni classe alle superiori, ai quali li facevo ovviamente leggere, mentre tutti i precedenti non erano mai usciti dalle mura di casa.
A distanza di quasi sessant'anni, tornato a fare l'editore di me stesso utilizzando il servizio Kindle Direct Publishing di Amazon (dove, perciò, sono distribuiti in esclusiva i volumi), tra le altre proposte e riproposte di miei lavori ho preso la balzana decisione di pubblicare almeno uno dei personaggi di quei giornalini disegnati direttamente a penna su fogli strappati ai quaderni di scuola e colorati con le matite, e la scelta è caduta quasi inevitabilmente su Capitan Falco che aveva già avuto, in altra veste, l'onore di una pubblicazione sulla stampa "vera". Infatti, quando collaboravo con il Giornalino delle Edizioni Paoline, avevo inserito alcuni dei personaggi e delle idee di quei piccoli albi infantil-adolescenziali nella mia serie Agenzia Scacciamostri. Lì, accanto al professor Van Der Groot e al suo assistente alieno Pico, avevo infilato sia Bonzo che Atlas che Capitan Falco, del quale avevo sfruttato anche il plot de "L'attacco dei robot".
Consapevole che di questo volume venderò solo una manciata di copie, ho praticamente rinunciato alle royalties (tanto, sarebbero state comunque ininfluenti per le mie finanze) mettendolo in vendita a prezzo di costo. Quello che conta è che ogni copia venduta - fosse anche solo una - strapperà un sorriso di gioia al ragazzino che ero (e che da qualche parte sonnecchia ancora dentro di me). Sicuramente in quei lontani giorni, seduto al tavolo di cucina a scrivere e disegnare insieme a Marco, non avrei mai immaginato di veder approdare quelle paginette su un libro "vero". Anche perché per me quegli albetti erano già più che veri così come li avevo fatti.
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