martedì 31 marzo 2020

Un concorso tutto da ridere


Lo confesso: l'idea l'ho rubata.
Ho trovato in rete la striscia che vedete qui sotto, scritta da Sergio Salma e disegnata (nonché colorata) da Libon per la storica rivista belga per ragazzi Spirou.


Ho subito pensato che sarebbe stato divertente replicare, a modo mio, l'operazione. Così, d'accordo con l'editore, è nato il concorso "La striscia sei tu".
La partecipazione è molto semplice: tra tutte le persone che condivideranno un banner pubblicitario postato sulla pagina Facebook della rivista Fritto Misto ne sarà estratta una che diventerà protagonista di una striscia realizzata da me e pubblicata sul successivo numero del trimestrale. Il vincitore/la vincitrice riceverà anche l'originale del disegno... ma i particolari potete andare a leggerli sul Regolamento.

Se l'idea di diventare un fumetto in carne e ossa... pardon, in carta e china vi diverte, benvenuti all'ennesima, strampalata iniziativa di Fritto Misto. Partecipare non costa niente, e il premio è davvero sfizioso: sarete tra i pochissimi al mondo a diventare il titolare di una mia striscia. E se non vincete subito, potete riprovare di tre mesi in tre mesi, almeno finché la rivista andrà avanti. Per sicurezza, cominciate da subito a fare passaparola in modo da far conoscere Fritto Misto a quante più persone è possibile.


 

Concorso "La striscia sei tu"


La rivista Fritto Misto bandisce un concorso intitolato "La striscia sei tu".



REGOLAMENTO

- Il vincitore/la vincitrice del concorso diventerà protagonista di una striscia umoristica a colori realizzata da Marcello e pubblicata in terza di copertina sul n. 3 della rivista.
- Possono partecipare al concorso tutti i visitatori e visitatrici della pagina Facebook di Fritto Misto.
- Per partecipare occorre condividere il post pubblicitario che si trova a questo link:
- tra tutte le persone che avranno condiviso il post entro il 20 aprile 2020 ne verrà estratta a sorte una a insindacabile giudizio dell'autore.
- L'estrazione sarà registrata e il video postato sulla pagina Facebook di Fritto Misto entro la fine di aprile.
- Il/la vincente sarà contattato/a in privato dall'autore al quale dovrà fornire alcune sue foto e notizie sulla propria età, situazione familiare, attività e interessi (si garantisce naturalmente la massima discrezione e rispetto della privacy) per permettere la realizzazione di una striscia umoristica a colori intitolata al/alla vincente che ne sarà protagonista.
- Il/la vincente riceverà senza alcuna spesa anche il disegno originale della striscia (in bianco e nero, senza testo) che resterà di sua proprietà.
- Partecipando al concorso, il/la vincente autorizza ora per allora la pubblicazione della striscia intitolata a suo nome sul n. 3 di Fritto Misto senza nulla pretendere dall'autore e/o dalla casa editrice.

  

sabato 21 marzo 2020

Un anno da Dio


Avendo davanti la prospettiva di passare un anno a disegnare "DIO, la Bibbia a fumetti" per Fritto Misto, avevo fatto così gli auguri a parenti, amici, colleghi e conoscenti. E, non volendo, ci ho azzeccato di brutto: si sta rivelando proprio un anno da Dio. Quello incazzoso della Bibbia che manda il Diluvio Universale e costringe Noè, figli e mogli a rinchiudersi per 40 giorni in un'arca (sarà da qui che prende il nome la quarantena?) per sopravvivere.


La cosa triste è che se il diluvio durò solo 40 giorni, per uscire dall'arca ci fu da attendere un bel po', come ricordo nelle mie strisce che appaiono proprio nel numero della rivista attualmente in edicola. E temo che anche per il Coronavirus Universale, terminata la tempesta, ci sarà da attendere un bel po' prima che "la terra asciughi" e si possa tornare a vivere come prima.


In quest'emergenza sanitaria per me, a parte un po' d'ansia in più, è cambiato poco: sarei stato comunque in casa a disegnare strisce e vignette per suscitare qualche sorriso nei miei lettori e lettrici. Spero che, in questo disgraziato frangente, il sorriso abbia anche un effetto ansiolitico per chi mi segue.
Comunque, in fatto di oroscopi e previsioni, a me Paolo Fox mi spiccia casa!




venerdì 20 marzo 2020

La striscia al tempo della crisi


   C'era una volta la striscia. Appariva inizialmente sui quotidiani statunitensi. Strisce prima umoristiche poi anche avventurose. Da lì, sui quotidiani di mezzo mondo, figliando qua e là strisce autoctone. In Italia hanno avuto un periodo di grande successo e diffusione con l'uscita di Linus e una manciata di imitazioni, arrivando poi ad approdare su testate autonome come Lupo Alberto e Nilus. Ne ho fatto un po' la storia sul libro dei miei cinquant'anni da fumettista (capitolo "Striscia l'umorismo") e non starò a ripetermi.

   

   Mi interessa invece vedere come sta cambiando/è già cambiata la striscia in questi anni di crisi dell'editoria da edicola solo parzialmente mitigata dal successo dei volumi a fumetti in libreria. E lo farò nel modo più semplice: analizzando come è cambiato il mio modo di fare strisce.


   Chi mi segue sa che con le strisce (Piergiorgio e Dante, su Off Side nel 1969) ho debuttato nel mondo professionale. Da allora ho fatto di tutto di più, come dice lo slogan RAI, ma le strisce mi hanno sempre accompagnato, fedelissime e irrinunciabili. Con esse, grazie all'intelligenza e fiuto editoriale di don Tom(maso Mastrandrea), direttore per lunghi anni de il Giornalino, che mi commissionò le parodie dei capolavori della Letteratura mondiale, dalla Divina Commedia alla Gerusalemme Liberata, da Iliade e Odissea all'Eneide, ho raggiunto il pubblico più vasto e quello che si può chiamare il successo, dei cui frutti godo ancora dopo trentacinque anni.
   Oggi è ancora possibile continuare a fare strisce come ho sempre fatto? La risposta è netta: no. Non ci sono più editori disposti a pagare le cifre che potevano essere pagate fino a dieci-quindici anni fa. Al Giornalino prendevo 400.000 lire a tavola di quattro strisce, un centone l'una. Un po' di anni dopo, sulla Gazzenda (l'agenda scolastica della Gazzetta dello Sport) prendevo ancora sostanzialmente la stessa cifra, 50 euro a striscia.



   Adesso, semplicemente, non ci sono più pubblicazioni in grado di (o interessate a) ospitare strisce umoristiche. E provare ad andare in edicola con una rivista che, come ai tempi di Linus e del Giornalino di don Tom, ospiti quattro strisce per tavola è improponibile. L'attuale crollo verticale delle vendite non consentirebbe mai di rientrare da un costo autoriale del genere. Così, quando ho proposto alla Freecom/Cartoon Club il progetto di Fritto Misto, ho dovuto studiare una formula che salvasse capra e cavoli: mantenere le quattro strisce per pagina per "Dio, la Bibbia a fumetti" (un sacrificio per me, ma lo faccio sapendo che quando la raccoglierò in volume venderà bene come il mio evergreen Dante o anche meglio e mi ripagherà della fatica fatta oggi), ma cambiare formato alle altre strisce inedite in modo da metterne solo una per pagina mantenendo così i costi a un livello tale che anche con le poche migliaia di copie che ci si attende di vendere nella presente crisi del settore si riesca a far quadrare i conti. Non abbiamo ancora i dati di vendita del primo numero, e per il momento è in programma l'uscita di una "stagione" di cinque numeri della rivista. Poi, sulla base del venduto, si vedrà il da farsi e se l'incosciente scommessa è stata vinta o persa.


   Anche per i miei prossimi libri a fumetti, per riuscire a mettere insieme un volumetto sufficientemente corposo rientrando nei tempi e nei costi oggi consentiti, il formato dovrà essere quello di una striscia per pagina (Bibbia a fumetti a parte, che andrà ad aggiungersi alle precedenti parodie di capolavori di tutti i tempi nello stesso formato di Dante, Omero e Promessi Sposi).



   Quanto la situazione sia critica lo dimostra l'uscita in questi giorni di "Star Rats", nuovo capitolo della parodia rat-maniana di "Star Wars" che approda in edicola con un fascicolo (primo di sei che completano l'opera) in uno smilzo albo di 32 pagine in bianco e nero, spillato, in formato comic book. Quanta acqua è passata sotto i ponti da quando, nel luglio del 2017, usciva l'ultimo numero "normale" del personaggio di Ortolani con 80 pagine a 2 euro e 50! Da un prezzo "popolare" da edicola, anche il fortunato personaggio di Leo è dovuto passare a un prezzo da libro (nel quale sarà poi sicuramente raccolta la storia, e non saranno pochi quelli che decideranno di aspettare direttamente l'edizione in volume), e non certo perché la Panini vuole "derubare" i lettori: i tempi sono questi. Edicole disertate, crollo del numero di copie vendute e prezzi delle testate da edicola che si avvicinano ogni mese di più a quelli da libreria. 


   L'unico che, grazie al successo in Rete del suo autore seguito da più di un milione di follower, sembra veleggiare tranquillamente nel mare dell'editoria in tempesta è lo Scottecs di Sio pubblicato da Shockdom. Dopo una partenza col botto di 50mila copie vendute del primo numero, sembra essersi assestato su invidiabili 20mila copie a uscita. Pur sapendo che Fritto Misto ben difficilmente potrà anche solo avvicinarsi a numeri del genere, con l'editore si è deciso di adottarne la formula: albo spillato da 64 pagine in bianco e nero in formato 15x21, confidando che le vendite ripaghino quanto basta l'impegno economico dell'editore e mio di lavoro.


   Nell'immediato dopoguerra, quando la carta era un bene prezioso e i giornali a fumetti uscivano con poche pagine fitte di vignette piene di testo per dare molto da leggere nelle poche tavole dell'albo, alcuni editori segnalavano in copertina il numero di vignette (o "quadri", come venivano chiamati allora). Mi sono così divertito a contare quelli di Star Rats e quelli del secondo numero di Fritto Misto che condividono in questi giorni l'edicola: 151 quelli dell'albetto rat-maniano e 296 quelli di Fritto Misto (122 già quelli della sola Bibbia a fumetti). Almeno da questo punto di vista, siamo più che concorrenziali!

   Saremo costretti anche noi ad adeguarci ai prezzi della Panini? O a decidere di abbandonare per sempre le edicole? Il tempo e i rendiconti della distribuzione ce lo diranno abbastanza presto. Una cosa è certa: la striscia, per sopravvivere, deve mutare pelle. E formato.

venerdì 13 marzo 2020

Anche i fumetti "invecchiano male"?


Ho già riconosciuto altre volte (per esempio qui e qui) al settimanale di programmi televisivi e cinema FilmTV la capacità di proporre riflessioni molto interessanti sul loro settore che, per la vicinanza dei due media (nati non casualmente nello stesso anno), si applicano spesso anche al nostro mondo delle storie disegnate.
Succede anche questa settimana nell'articolo di fondo (nel senso che è in fondo al giornale) di Roy Menarini che si chiede "Quand'è che un film è 'invecchiato male'?"
Il giornalista nota che questa "categoria di pensiero" è legata al cinema mentre non lo è ad altre produzioni artistiche. Non succede nella musica, nella letteratura, né nella pittura: "A nessuno verrebbe in mente di affermare, per esempio, che in In ginocchio da te di Gianni Morandi sia un pezzo invecchiato (male o bene); casomai 'vecchio', inascoltabile per i più giovani, legato ad altri contesti di consumo, a melodie percepite come eccessive. Se lo ascoltiamo adesso siamo in grado di di contestualizzarlo al suo tempo. Come facciamo per i Beatles (...). Non lo paragoniamo immediatamente all'oggi o alla nostra fruizione contemporanea. (...) Al cinema la contestualizzazione" invece "non vale. Vogliamo che il film funzioni ancora e sempre. Altrimenti decretiamo non funziona più, perché è datato."
E aggiunge che lo stesso succede ai telefilm: nessuno, se non dei "cultori radicali", oggi guarderebbe un'intera stagione di Starsky & Hutch. Questo fa sospettare a Menarini "che il cinema sia nato contemporaneo. Che rivesta un ruolo collettivo di attualizzazione perenne. Che sia sempre in contatto con il suo tempo. Lo immortala, certo, ma è impastato di presente."


Succede anche per il fumetto? Direi di sì. L'insuccesso di ristampe come il recente Kinowa e i giudizi che l'hanno accompagnato in rete ci dicono che quella scrittura, quel genere narrativo e pure quei disegni non sono più proponibili oggi, ancor più perché l'intero linguaggio del fumetto pare non essere più adeguato ai tempi se non mediato attraverso la rete (vedi Sio) o gli anime giapponesi - e comunque in misura sempre limitata -, facendo sì che i giovani ai fumetti non si avvicinino proprio, mentre al cinema ci vanno ancora.




Così, se Menarini può concludere che il cinema "è una formidabile fonte storica" giacché "trasuda presente da tutti i fotogrammi", il fumetto (nella sua accezione di linguaggio di fruizione di massa) appare piuttosto destinato a diventare una "fonte archeologica" che resterà editorialmente viva solo finché ci saranno i "cultori radicali" dei vari Tex, Diabolik o Alan Ford.


La parte di esso che sta trasmigrando verso le librerie mutandosi in graphic novel sembra avviata invece ad apparentarsi sempre più alla letteratura e dunque non rischiare più di "invecchiare", ma perdendo per sempre la capacità di "trasudare presente".

mercoledì 4 marzo 2020

Un amico di nome Salvatore

Il tempo, mentre viviamo la nostra quotidianità, sembra trascorrere lentamente, fin quando non ci guardiamo indietro. Allora, sembra essere volato. E, insieme, aver messo distanze infinite da ricordi, momenti, periodi della vita che a volte si crede di aver sognato, tanto è cambiato il mondo in pochi decenni.
Ne sono trascorsi tre da quando, il 4 marzo del 1990, si toglieva la vita Salvatore Deidda


Ne ho già parlato su questo blog, ed è uno degli "addii" (sicuramente il più doloroso) del mio libro su cinquant'anni da fumettista. A ripensare alle giornate passate insieme, mi pare di precipitare in un mondo lontano, un po' arcaico, nel quale il nostro lavoro era fatto di assoluta manualità, e i rapporti con gli editori e gli altri colleghi faticosi, complicati, resi difficili dalle distanze oggi azzerate da internet.
Salvatore era nato a Seui, in Sardegna, nel 1952 e si era trasferito poi a Genova dove la famiglia gestiva un bar. Amava il fumetto. Lo studiava. Cercava di capirlo, far sue tutte le "regole" che vedeva applicate dagli autori che gli piacevano. Nel suo lavoro, non si accontentava mai. Era arrivato a ottimi livelli, professionalmente, dal Giornalino a Martin Mystère, da Lanciostory a Orient Express. Ma avrebbe voluto andare anche oltre, e sicuramente ci sarebbe riuscito se la vita, a un certo punto, non gli fosse più sembrata degna di essere vissuta.






Oltre ai ricordi, di lui mi restano solo una tavola originale western e un'illustrazione di genere fantastico realizzata per la rivista la Bancarella. Potete vederle qui sotto.




Oggi avrebbe 67 anni, e chissà quante altre tavole e illustrazioni avrebbe realizzato, se il male di vivere non lo avesse portato a quel gesto disperato trent'anni fa. Cerchiamo almeno di ricordare quello che, come disegnatore, ci ha lasciato sparso in decine di collaborazioni. Come persona, chi l'ha conosciuto non può dimenticarlo.