C'era una volta la striscia. Appariva inizialmente sui quotidiani statunitensi. Strisce prima umoristiche poi anche avventurose. Da lì, sui quotidiani di mezzo mondo, figliando qua e là strisce autoctone. In Italia hanno avuto un periodo di grande successo e diffusione con l'uscita di Linus e una manciata di imitazioni, arrivando poi ad approdare su testate autonome come Lupo Alberto e Nilus. Ne ho fatto un po' la storia sul libro dei miei cinquant'anni da fumettista (capitolo "Striscia l'umorismo") e non starò a ripetermi.
Mi interessa invece vedere come sta cambiando/è già cambiata la striscia in questi anni di crisi dell'editoria da edicola solo parzialmente mitigata dal successo dei volumi a fumetti in libreria. E lo farò nel modo più semplice: analizzando come è cambiato il mio modo di fare strisce.
Chi mi segue sa che con le strisce (Piergiorgio e Dante, su Off Side nel 1969) ho debuttato nel mondo professionale. Da allora ho fatto di tutto di più, come dice lo slogan RAI, ma le strisce mi hanno sempre accompagnato, fedelissime e irrinunciabili. Con esse, grazie all'intelligenza e fiuto editoriale di don Tom(maso Mastrandrea), direttore per lunghi anni de il Giornalino, che mi commissionò le parodie dei capolavori della Letteratura mondiale, dalla Divina Commedia alla Gerusalemme Liberata, da Iliade e Odissea all'Eneide, ho raggiunto il pubblico più vasto e quello che si può chiamare il successo, dei cui frutti godo ancora dopo trentacinque anni.
Oggi è ancora possibile continuare a fare strisce come ho sempre fatto? La risposta è netta: no. Non ci sono più editori disposti a pagare le cifre che potevano essere pagate fino a dieci-quindici anni fa. Al Giornalino prendevo 400.000 lire a tavola di quattro strisce, un centone l'una. Un po' di anni dopo, sulla Gazzenda (l'agenda scolastica della Gazzetta dello Sport) prendevo ancora sostanzialmente la stessa cifra, 50 euro a striscia.
Adesso, semplicemente, non ci sono più pubblicazioni in grado di (o interessate a) ospitare strisce umoristiche. E provare ad andare in edicola con una rivista che, come ai tempi di Linus e del Giornalino di don Tom, ospiti quattro strisce per tavola è improponibile. L'attuale crollo verticale delle vendite non consentirebbe mai di rientrare da un costo autoriale del genere. Così, quando ho proposto alla Freecom/Cartoon Club il progetto di Fritto Misto, ho dovuto studiare una formula che salvasse capra e cavoli: mantenere le quattro strisce per pagina per "Dio, la Bibbia a fumetti" (un sacrificio per me, ma lo faccio sapendo che quando la raccoglierò in volume venderà bene come il mio evergreen Dante o anche meglio e mi ripagherà della fatica fatta oggi), ma cambiare formato alle altre strisce inedite in modo da metterne solo una per pagina mantenendo così i costi a un livello tale che anche con le poche migliaia di copie che ci si attende di vendere nella presente crisi del settore si riesca a far quadrare i conti. Non abbiamo ancora i dati di vendita del primo numero, e per il momento è in programma l'uscita di una "stagione" di cinque numeri della rivista. Poi, sulla base del venduto, si vedrà il da farsi e se l'incosciente scommessa è stata vinta o persa.
Anche per i miei prossimi libri a fumetti, per riuscire a mettere insieme un volumetto sufficientemente corposo rientrando nei tempi e nei costi oggi consentiti, il formato dovrà essere quello di una striscia per pagina (Bibbia a fumetti a parte, che andrà ad aggiungersi alle precedenti parodie di capolavori di tutti i tempi nello stesso formato di Dante, Omero e Promessi Sposi).
Quanto la situazione sia critica lo dimostra l'uscita in questi giorni di "Star Rats", nuovo capitolo della parodia rat-maniana di "Star Wars" che approda in edicola con un fascicolo (primo di sei che completano l'opera) in uno smilzo albo di 32 pagine in bianco e nero, spillato, in formato comic book. Quanta acqua è passata sotto i ponti da quando, nel luglio del 2017, usciva l'ultimo numero "normale" del personaggio di Ortolani con 80 pagine a 2 euro e 50! Da un prezzo "popolare" da edicola, anche il fortunato personaggio di Leo è dovuto passare a un prezzo da libro (nel quale sarà poi sicuramente raccolta la storia, e non saranno pochi quelli che decideranno di aspettare direttamente l'edizione in volume), e non certo perché la Panini vuole "derubare" i lettori: i tempi sono questi. Edicole disertate, crollo del numero di copie vendute e prezzi delle testate da edicola che si avvicinano ogni mese di più a quelli da libreria.
L'unico che, grazie al successo in Rete del suo autore seguito da più di un milione di follower, sembra veleggiare tranquillamente nel mare dell'editoria in tempesta è lo Scottecs di Sio pubblicato da Shockdom. Dopo una partenza col botto di 50mila copie vendute del primo numero, sembra essersi assestato su invidiabili 20mila copie a uscita. Pur sapendo che Fritto Misto ben difficilmente potrà anche solo avvicinarsi a numeri del genere, con l'editore si è deciso di adottarne la formula: albo spillato da 64 pagine in bianco e nero in formato 15x21, confidando che le vendite ripaghino quanto basta l'impegno economico dell'editore e mio di lavoro.
Nell'immediato dopoguerra, quando la carta era un bene prezioso e i giornali a fumetti uscivano con poche pagine fitte di vignette piene di testo per dare molto da leggere nelle poche tavole dell'albo, alcuni editori segnalavano in copertina il numero di vignette (o "quadri", come venivano chiamati allora). Mi sono così divertito a contare quelli di Star Rats e quelli del secondo numero di Fritto Misto che condividono in questi giorni l'edicola: 151 quelli dell'albetto rat-maniano e 296 quelli di Fritto Misto (122 già quelli della sola Bibbia a fumetti). Almeno da questo punto di vista, siamo più che concorrenziali!
Saremo costretti anche noi ad adeguarci ai prezzi della Panini? O a decidere di abbandonare per sempre le edicole? Il tempo e i rendiconti della distribuzione ce lo diranno abbastanza presto. Una cosa è certa: la striscia, per sopravvivere, deve mutare pelle. E formato.