martedì 18 marzo 2014

Darkwood? Si trova in via degli Avvalorati


Chi abita a Livorno o paesi limitrofi (ma anche i pisani non stanno troppo lontano) e ha difficoltà a procurarsi il mio ultimo libro di cui vedete qui sopra la copertina, sappia che da oggi è disponibile anche alla libreria Erasmo in via degli Avvalorati 62, a due passi da piazza della Repubblica.
Naturalmente ci si trovano anche tutte le mie altre opere. Quelle fumettistiche, da "Dante, la Divina Commedia a fumetti" a "Leggi-le-Facce e altri racconti", e quelle in prosa, dalla succitata al romanzo "S'i' fosse morte...".
Il locale (vedi foto in basso) è ampio, luminoso e ben organizzato, e l'atmosfera quanto mai rilassante. Merita una visita, indipendentemente dall'interesse per i miei lavori.
Info: Libreria Erasmo, telefono 0586.211015.













sabato 8 marzo 2014

Piccoli libri poco conosciuti


In Italia vengono pubblicati molti più libri di quelli che possiamo trovare nelle librerie generaliste o sui siti di vendita online. C'è infatti un numero incontrollabile di piccoli o grandi libri stampati in tirature limitate e distribuiti in modo quasi clandestino. Spesso si tratta di opere di dubbio valore, servite da un pessimo lavoro redazionale e grafica raffazzonata. Ma a volte capita di imbattersi in piccoli gioielli sfiziosi. Come quello di cui vedete riprodotta qui sopra la copertina.
Si tratta di un libretto di trentadue pagine di carta color avorio ad alta grammatura, più copertina con risvolti. Un oggettino che è già un piacere tenere in mano. Quanto al contenuto, si tratta di un gustoso divertissement. L'autore, Filippo Sassòli, si è divertito a "pescizzare" una serie di oggetti della nostra quotidianità redigendo un vero e proprio manuale naturalistico delle sue "scoperte" e dando piacevolmente vita grafica alle sue invenzioni con un magistrale segno in punta di pennino.
Da artista qual è, apre la rassegna con il Pesce Pennello e la chiude con il Pesce Tubetto (di colore), ma in mezzo c'è di tutto, dal Pesce Molletta al Pesce Zuccheriera, al Pesce Cintura.
Come procurarsi questo originalissimo trattato fantastico? Insieme alle altre produzioni della Icone Edizioni, è in vendita in rete sul sito dell'editore.




giovedì 6 marzo 2014

Le Tinajas di L'Amour


Non è il titolo di un romanzo "rosa" italo-franco-messicano, ma solo il "riassunto" della mia storia di Zagor che appare per intero sul numero della Collezione Storica a Colori di Repubblica in edicola in questi giorni.
Come ho spiegato nel mio libro "Zagor 1982-1993, un senese a Darkwood" (vedi qualche post più sotto), infatti, per la storia di Jess lo Spietato ho attinto ad atmosfere e ambientazioni di alcuni libri del prolifico scrittore western Louis L'Amour.
Lo segnalo perché, dopo la parentesi dell'avventura monstre di Tiziano Sclavi col ritorno di Hellingen, da questa settimana tornano le mie storie: la succitata con Zagor e Cico alle prese con alcuni evasi sulle tracce di un bottino nascosto e, a seguire, "La belva di Wallock", uno dei migliori lavori di Michele Pepe.
Si tratta di due storie che sicuramente trovano posto nella mia personale Top Ten di quelle che ho scritto, per cui non posso che consigliare a chi apprezza il mio lavoro di sceneggiatore, se già non le ha lette a suo tempo, di non perdersele.
Peccato che, proprio nella storia della Maledizione di Tonka, Decio Canzio (che me l'aveva "salvata" trasformando un banale episodio di paralicantropia western alla Kerry il Trapper in un racconto epico sull'amicizia) nel corso della lavorazione redazionale abbia infilato una correzione... sbagliata. Per altri "errori" ho fatto in tempo a segnalarli alla redazione, in modo che questa prestigiosa ristampa ne fosse immune. Di questo, ahimè, mi ero dimenticato. E sì che all'epoca mi aveva infastidito a tal punto che ero andato da Canzio a chiedere se era possibile che io effettuassi una "ultima lettura" prima della stampa, proprio per evitare che da un'incomprensione redazionale potessero nascere errori di questo tipo. Anche perché, ormai da molti mesi, il mio nome appariva all'inizio dell'albo come autore della sceneggiatura e dunque anche gli eventuali interventi redazionali venivano attribuiti a me. La risposta fu negativa, e fu uno dei motivi di malumore che cominciarono a disamorarmi della collaborazione con la Bonelli.
Ma qual è l'errore? All'inizio dell'episodio "La belva di Wallock" vediamo Tonka e altri due indiani (tre in tutto, dunque) a caccia di cervi, finché non si imbattono in una creatura mostruosa. I tre si erano divisi per accerchiare la selvaggina, ma il grido di uno dei pellerossa costringe il giovane sakem a lasciar perdere la caccia per correre in aiuto del compagno. "Grande Manito! E' la voce di Kewah!" esclama Tonka. Quando lo raggiunge, Kewah è a terra, morto, e il "mostro" che l'ha abbattuto disarma e atterra anche il nuovo arrivato. A salvarlo dalla furia dell'animale sopraggiunge il terzo (e ultimo) pellerossa che, nella lotta, perde il coltello. Nell'ultima vignetta (pag. 209 della ristampa) si vede Tonka che raccoglie da terra un pugnale. Nella mia sceneggiatura originale l'amico di Zagor pensava: "Il coltello di Ukaj!": con tutta evidenza, Ukaj era il nome del terzo indiano (che nelle vignetta vediamo in balia della Belva di Wallock) e il coltello raccolto quello caduto a quest'ultimo due vignette prima.
Il cervello di ognuno di noi, però percorre strade sue particolari, e Canzio deve essersi proiettato nella testa un film diverso da quello da me ideato, immaginando che quel coltello e il nome Ukaj appartenessero a un altro indiano, quarto del gruppo, mai visto né nominato fin lì, né in seguito. Come conseguenza di questo cortocircuito mentale, si sentì in dovere di aggiungere un altro pezzo di frase al pensiero di Tonka: "Allora anche lui è stato...". Sottintendendo, immagino, "abbattuto dal mostro!"
Solo che un quarto indiano non c'è mai stato, né nel mio pensiero, né nei precisi disegni di Pepe.
Peccato che, rileggendo (ahimé rapidamente) la storia per renderne conto nel mio libro su nominato, questo particolare mi sia sfuggito. Avremmo potuto correggere anche questa svista di Canzio e regalare ai lettori una ristampa più curata.
Ma forse anche conservare queste piccole "pecche" rende tutto sommato più "verace" la ripubblicazione. E non rovina comunque la storia il cui merito, lo ripeto, va in gran parte attribuito all'intelligenza e alla professionalità di Decio.

Il locandiniere


Da un paio d'anni, come alcuni sanno, sono tornato ad occuparmi attivamente di politica. Non per ambizione personale (non intendo candidarmi a niente), ma perché ero stufo di stare in casa a lamentarmi di come andavano le cose senza far niente di concreto per cambiarle.
Così, tra una riunione, un'assemblea e un convegno, mi sono preso anche la briga di curare blog, siti e pagine Facebook del gruppo a cui avevo aderito (la sezione locale di ALBA, Alleanza per il Lavoro, i Beni Comuni e l'Ambiente) e, attualmente, di un Movimento locale che tenterà di presentarsi alle prossime elezioni comunali.
Da "uomo d'editoria" con qualche esperienza di grafica, mi sono incaricato anche di curare volantini e locandine con l'intenzione di portare un po' di "mestiere" e di gradevolezza in questo settore che, in associazioni, comitati e movimenti locali, è spesso affidato alla buona volontà di persone assolutamente impreparate.
Se può interessare a qualcuno, posto qui sopra e sotto alcuni dei risultati di questo mio "oscuro" lavoro che accompagna quello principale di fare fumetti.