venerdì 17 giugno 2022

Il giovane polemista


L'amicollega Francesco Natali mi inviato, resuscitandolo da un lontano passato, questo mio pezzo apparso nel 1976 su Alterlinus. Avevo ventisei anni, lavoravo a Le Sexy Operette e mi ero appena sciroppato una discreta mole di testi di Whilelm Reich, prontamente adottati e adorati con giovanile entusiasmo (erano tempi di rivoluzioni sognate).

Scrissi di getto questo articolo di "(auto)critica politico-fumettistica" e lo inviai alla redazione della Milano Libri per la pubblicazione (se non ricordo male) su l'Uno, rivistina che usciva allegata a Linus. Il direttore Oreste Del Buono o chi per lui decise - senza degnarsi di chiedermene l'autorizzazione - di dirottare il testo nella pagina delle lettere di Alterlinus.

La "lettera" suscitò un po' di reazioni che riempirono le pagine della corrispondenza nei mesi a seguire. E magari fecero pure vendere qualche copia in più. Tant'è. Rileggere oggi il mio parto letterario mi strappa qualche sorriso, ma anche il piacere di vedere che già allora non mi mancava la verve polemica (vabbe', già allora rompevo i coglioni alle redazioni. D'altronde avevo cominciato a farlo tredici-quattordici anni prima scrivendo letterine di "protesta" al Corriere dei Piccoli e consigli editoriali al mio mito Pini Segna) e che alcune affermazioni... le condivido ancora.

Ecco, qui sotto, il testo completo del mio intervento.









Li ho letti tutti


Ci ho messo diversi mesi, ma ho finito di leggere l'opera integrale di Arsenio Lupin. Si tratta di una venticinquina di libri, tra romanzi e raccolte di racconti, mediamente godibili con qualche punta di eccellenza. A parte tre che ho gustato in lingua originale, gli altri li ho letti nell'ebook della Newton & Compton. Le traduzioni non sono tutte perfette, ma comunque sufficienti per leggere in modo scorrevole le appassionanti pagine che Maurice Leblanc ha dedicato al suo gentleman cambrioleur.
Terminata la maratona mi è venuto da pensare a quali altri romanzi, di un autore o autrice e/o personaggio, io abbia letto nella loro totalità.
Il primo è sicuramente Sherlock Holmes di cui ho sia i romanzi che le raccolte di racconti, oltre a tutta una serie di romanzi con l'investigatore londinese scritti da altri autori; troppi per anche solo pensare di leggerseli tutti. I più interessanti, "La soluzione settepercento" di Nicholas Meyer, "Uno studio in nero" di Ellery Queen e il divertentissimo "Un samba per Sherlock Holmes" di  Soares.





E, per la curiosità di conoscere il precedente da cui Conan Doyle può aver attinto idee e metodi investigativi, mi sono procurato anche tutti i volumi dell'interessantissimo "Monsieur Lecoq" di Emile Gaboriau, a sua volta debitore del Dupin di Edgar Allan Poe.


Non ho invece ancora potuto leggere tutto il Fantômas di Souvestre e Allain: le mie battute di caccia tra le bancarelle dell'usato non mi hanno al momento permesso di mettere insieme tutta la collezione della serie pubblicata negli anni sessanta da Mondadori con le meravigliose copertine di Karel Thole. Ho letto solo quelli iniziali, fermandomi al primo "buco" nella collana visto che le storie, anche se parzialmente autonome, hanno comunque una continuità che richiede la lettura in ordine per essere gustate appieno. Del primo volume ho letto anche la più recente traduzione di Luigi Bernardi, molto più corposa di quelle che nella serie mensile l'editore faceva "snellire", forse allo stesso autore ancora in vita.





Restando in ambito poliziesco, ci sono i vari autori e personaggi di cui forse ho letto tutto, a cominciare dai libri di Agatha Christie e soprattutto Rex Stout. Siccome generalmente leggo per piacere senza fisime di "completismo", non sono mai andato a controllare se mi manca qualche volume. Di Nero Wolfe comunque, oltre a tutti i romanzi racimolati del Giallo Mondadori e ai due apparsi su Segretissimo ("Nero Wolfe fa la spia" e "Nero Wolfe contro l'FBI"), comprai all'epoca anche l'intera collana con i romanzi brevi, dunque non dovrebbe essermi sfuggito niente.







Non ho invece probabilmente tutti i romanzi di Donald Westlake, ma per certo ho tutti quelli che vedono protagonisti John Dortmunder e la sua scombinata banda di ladri: una delizia, per chi ama il giallo umoristico.





Cambiando genere, un'autrice di cui ho letto tutti i romanzi è Jane Austen. E, restando nel periodo della Reggenza, ho letto quasi tutti quelli di Georgette Heyer la cui ironia rende la lettura un vero toccasana per lo spirito.



In campo fantascientifico, a parte qualche ciclo più o meno lungo come quelli del pianeta Tschai di Jack Vance, della Fondazione di Isaac Asimov o del Mondo del Fiume di Philip José Farmer, una serie che ho letto per intero o quasi (credo mi manchi un volume, forse due) è quella dei Vorkosigan o Ciclo di Vor di Lois McMaster Bujold, non ancora conclusa.





Naturalmente, mi sono goduto anche tutta la serie umoristica di Douglas Adams iniziata con la "Guida Galattica per Autostoppisti".


Non propriamente (o almeno non solo) fantascientifica, ancorché nata sulla più importante collana italiana del genere, Urania, è la serie dedicata all'inquisitore Eymerich, opera di Valerio Evangelisti recentemente scomparso. Dello spietato personaggio ho letto tutto, compresa la sceneggiatura per un film mai realizzato. Mi mancano le versioni a fumetti, ma quella francese è già in lettura.





Tra le serie ancora in divenire di cui ho letto tutti i volumi usciti per ora in Italia, tornando al giallo, ci sono in primis i romanzi di Fred Vargas con il commissario Adamsberg, poi la serie con Kate Burcholder, poliziotta ex amish che indaga nel "mondo separato" che ha lasciato, scritti da Linda Castillo; quella di Rhys Bowen con Lady Georgiana Rannoch, spiantata trentacinquesima in linea di successione al trono britannico col vizietto dell'investigazione; quella di Harry Hole a opera del norvegese Jo Nesbø e quella di Liza Marklund sulla giornalista-investigatrice Annika Bentzon (che dovrebbe essere conclusa).







Spostandoci in Italia, dovrebbe essere conclusa anche la serie di Valeria Corciolani con la Colf e l'Ispettore che ho letto per intero, così come quella di Alice Basso sulla ghostwriter col pallino dell'indagine.



Ho letto anche tutti i libri di David Baldacci, così come quelli di Barry Eisler con il killer su commissione John Rain e i due per ora usciti con la detective Livia Lone (che vive comunque nello stesso universo narrativo di Rain)... ma l'elenco degli autori ancora in attività e delle serie tuttora in divenire che sto seguendo rischia di essere troppo lungo, perciò... la chiudo qui.






Credevo di aver letto anche tutti i romanzi di Philo Vance di S. S. Van Dine, prima sui Gialli Mondadori e poi nell'Omnibus dedicato (ma quant'è bella l'immagine di copertina di quel mostro di Ferenc Pinter?), invece era solo la metà della produzione. Mi sono recentemente procurato un ebook con la raccolta completa dei romanzi, e colmerò presto la lacuna. 





giovedì 2 giugno 2022

Il lucidatore di Dante


Pochi sanno che le strisce dell'Inferno di Dante pubblicate da il Giornalino... non le ho disegnate io.
Quando, dopo quelle di Off Side e Undercomics, realizzai la versione finale della Divina Commedia a strisce umoristiche lo feci in vista di una pubblicazione in bianco e nero com'era uso per le strip d'oltreoceano e d'oltremanica che apparivano inizialmente sui quotidiani e approdavano poi da noi sulle pagine di riviste di successo come Linus o Eureka. E per "colorarle" usavo i retini adesivi o trasferibili, quei "puntini", usati per creare toni di grigio, che i lettori di quegli anni avevano imparato a conoscere bene su Diabolik e altri fumetti.
Quando Gino D'Antonio, all'epoca responsabile dei fumetti del settimanale per ragazzi della San Paolo, visto il mio buffo poeta cartaceo sulle pagine prima di Fox Trot! e poi di Fumo di China mi suggerì di proporne la pubblicazione al direttore don Tommaso "Tom" Mastrandrea che fu entusiasta dell'idea ("Erano dieci anni che cercavo un modo di proporre ai ragazzi la Divina Commedia"), si presentò il problema di quei retini. I grafici della casa editrice temevano che, una volta colorate le tavole, puntini e colore potessero "impastarsi".


Cancellare "sgarzinando" la puntinatura dalle pellicole sarebbe stata un'impresa improba e i risultati, probabilmente, infelici. Don Tom pensò così di fare una cosa più semplice affidando a un collaboratore il compito, come si dice nel gergo editoriale, di "lucidare" le mie strisce, cioè di ricalcarle usando uno schermo luminoso. E il lavoro fu affidato a Giancarlo Agnello, fumettista ormai "pensionato" ma sempre disponibile a dare una mano per lavori "dietro le quinte".


Il disegnatore di Voghera scomparso nel 2004 aveva alle spalle un discreto curriculum, anche se per sua modestia non era mai apparso alla ribalta. E' vero che un tempo i nomi degli autori apparivano raramente sui "giornalini", e anche se al momento di quell'incarico ormai degli autori di fumetti si cominciava a sapere tutto, personalmente di lui non conoscevo niente, perciò quando il direttore me lo presentò ed ebbi modo di scambiarci due chiacchiere non sapevo di essere stato lettore di un suo personaggio di cui amavo molto la realizzazione grafica. Dopo quell'incontro non l'ho più rivisto e solo qualche anno più tardi ho scoperto che aveva realizzato molti fumetti umoristici (come Leondoro) e soprattutto che Sadik era una creazione sua su testi di Nino Cannata. Il suo tratto corposo, pulito e il disegno vagamente grottesco mi piaceva molto, da lettore con la passione del disegno.





Dopo il capostipite Diabolik caratterizzato definitivamente da Enzo Facciolo e i fortunati Kriminal e Satanik che si giovavano dei morbidi ed eleganti disegni di Magnus, per bontà delle storie e soprattutto per qualità del disegno il suo personaggio era sicuramente il migliore tra quelli nati tra gli eroi neri, forse eguagliato solo da Jnfernal nell'unico numero disegnato da Ivo Pavone.




Non lo incontrai mai più, così non ebbi modo di fargli i complimenti per quel suo lavoro che avevo amato.
Quanto al Dante che aveva mimeticamente ridisegnato, morì sulle pagine de il Giornalino, visto che la più volte ventilata edizione libraria di quella versione per ragazzi (espurgata di attributi sessuali e argomenti inadatti al target) non fu mai realizzata dai paolini.
Nei fascicoli per fumetteria che pubblicai con le mie Edizioni Foxtrot e poi nei volumi cartonati di Cartoon Club le strisce tornarono a essere quelle originali, in bianco e nero, retinate. Il colore, questa volta a opera di mio figlio Jacopo, è riapparso con l'edizione definitiva della Shockdom e, complici forse le nuove tecnologie, non ci sono stati particolari problemi di "impastatura".