lunedì 28 gennaio 2013

Capitan G, il ritorno


Mancava da qualche mese, sulle pagine de il Giornalino. Lo confesso: impegnato con altre produzioni (a cominciare dalle sceneggiature de Le fiabe sbagliate e "La classe perduta", sempre per il settimanale paolino), avevo trascurato il mio piccolo supereroe imbranato, ma sul finir dell'anno (con strascichi sull'iniziare) sono riuscito a ricostituire una ragionevole scorta di strisce, e da questa settimana Capitan G è ritornato, con ben due avventure: "Il candidato" che lo vede alle prese con la scelta di un giovane assistente dai superpoteri, e "La supermaestra" dove invece deve vedersela con due supercriminali di provenienza... scolastica.
Per una fortuita coincidenza questa stessa settimana è il mio turno di far sorridere, con una cinquina di classicissime barzellette, anche i lettori di Famiglia Cristiana nella consueta pagina del "Buonumore" dove, da qualche tempo, ho preso l'abitudine di infilare un mio vecchio personaggio nato sulle pagine della rivista per baristi, ristoratori e titolari d'albergo Fuoricasa, Rico, utilizzandolo ogni volta che la vignetta richiede un pizzaiolo piuttosto che un gelataio o, come in questo caso, un parrucchiere. Che ci volete fare, quando una testata chiude o decide di fare a meno del personaggio che ospitava, per un autore è come veder licenziare un figlio. Così, appena ce n'è l'occasione, si cerca di ritrovargli un posticino, sia pure part time. I figli (e i personaggi) so' piezz'e core!


In alto, una striscia di Capitan G; in basso la barzelletta di Famiglia Cristiana che vede protagonista Rico.
World © Marcello. All rights reserved.

Dante, Shakespeare e P. D. James



Grazie alla segnalazione di Patrizia Mandanici, che ben si merita una volta di più l'appellativo di "fumettista curiosa" che si è data nel suo blog, scopro di essere stato preso ad esempio in un post dove si parla di "cose serie": la tendenza tutta italica a considerare "intoccabili" i Classici, paragonando l'atteggiamento degli inglesi nei confronti del loro Shakespeare a quello italico nei confronti della Divina Commedia o dei Promessi Sposi (che sto attualmente parodiando ogni mese sulla rivista Fumo di China, come ben sanno i miei lettori più fedeli).
Da irriverente strisciaiolo quale mi sono dimostrato nel corso della mia ormai lunga carriera reinterpretando a strisce umoristiche di tutto, da Dante a Omero, da Zagor a Guerre Stellari, dalla vita di Mussolini a quella di Berlusconi, non posso che concordare con l'analisi dell'autrice del pezzo, Chiara Prezzavento. Ringraziandola per l'esplicito complimento che fa al mio lavoro: gli apprezzamenti, anche en passant, fanno sempre piacere.


In alto, la copertina dell'edizione in volume di "Dante, la Divina Commedia a fumetti - Inferno" (terza ristampa); in basso, una striscia da "Renzo & Lucia, i Promessi Sposi a fumetti". World © Marcello. All rights reserved.

domenica 27 gennaio 2013

La Memoria fatta a strisce


Nel giorno della Memoria, istituito per ricordare (anche ai fanatici che si intestardiscono a negare gli orrori compiuti da quel nazifascismo che criminalmente rimpiangono) cosa è accaduto settant'anni fa, per una volta faccio anch'io la mia parte. Con le tre strisce (già apparse su Facebook e ora "storicizzate" su questo blog; per ingrandirle, basta cliccare sull'immagine) che ho realizzato per gli organizzatori della mostra "Bambini della Shoah" tenutasi al Museo Archeologico della Valle del Sarno dal 2 gennaio fino, ovviamente, a oggi.
Anche se l'argomento era quanto mai delicato e dolente, sicuramente poco adatto per una interpretazione a strisce umoristiche, non mi sono sottratto alla sfida. Il risultato è qui sopra.
Confidando di riuscire una volta di più a strapparvi un sorriso (per quanto amarissimo), contribuisco volentieri con questo piccolissimo tassello alla costruzione del gigantesco mosaico che da anni si va componendo per non far sbiadire il ricordo di quella spaventosa pagina che fu l'Olocausto.

venerdì 4 gennaio 2013

Con un sorriso sornione


Se n'è andato stanotte, a 82 anni, Decio Canzio.
Con lui sparisce l'ultimo pezzo della "vecchia guardia" di teste pensanti e/o scriventi della Bonelli, i quattro moschettieri del fumetto italico: Gianluigi, Sergio, Tea Bonelli e, appunto, Decio. Lavorava soprattutto nelle retrovie editoriali, e solo occasionalmente si è presentato alla ribalta firmando alcune significative sceneggiature. In questa veste mi piace ricordare il suo lavoro di "riposizionamento" del Piccolo Ranger ereditato dal creatore Andrea Lavezzolo. Senza snaturarlo, lo aveva irrobustito con potenti iniezioni di azione e ritmo narrativo, facendolo "suo" con convinzione e leggerezza.
La leggerezza sorniona era d'altronde la sua cifra anche nel lavoro redazionale e, suppongo (non avendolo mai frequentato fuori dall'ambito editoriale), anche nella vita.
Appassionato di Nero Wolfe, ne aveva la stazza e anche l'intelligenza tagliente, ma certamente non il caratteraccio. Anzi, anche quando diceva le cose più terribili (gli ho sentito profferire a un collaboratore queste esatte parole: "Non m'interessa da chi fai controllare il lavoro. Quando me lo porti, metti l'uccello sulla mia scrivania e, se trovo un errore, te lo taglio!") conservava quel suo sorriso appena accennato che al contempo negava la minaccia e la rendeva terribilmente seria.
Non starò a riportare qui tutte le cose che si dicevano e si diranno in questo triste momento sulla sua diabolica abilità di scopritore di refusi o sulla sua passione per Garibaldi, di cui era discendente. E non posso neppure pensare alle cose che ci hanno divisi e mi hanno portato a suo tempo a interrompere la collaborazione con la casa editrice. Voglio invece ricordare tutto quello di buono che lui (e Sclavi, altro mio referente redazionale) hanno fatto per la mia crescita come sceneggiatore correggendomi, istruendomi e consigliandomi. Un "aiuto" per tutti, quello che mi ha dato sulla storia "La maledizione di Tonka" che, nel mio soggetto, si concludeva banalmente con l'intervento di uno stregone della tribù che somministrava all'amico di Zagor una pozione risolutiva, e che grazie al suggerimento di Decio è diventata invece quel viaggio della speranza e della paura che ha così felicemente ispirato i disegni di un Michele Pepe al suo meglio.

Con la scomparsa di Canzio, si chiude definitivamente un periodo "storico" del fumetto italiano. E, qualsiasi cosa ci attenda in questo sempre più incomprensibile nostro mondo, dovremo affrontarlo da soli. Non ci saranno più un Sergio o un Decio a incoraggiarci con un consiglio, o a riportarci in carreggiata con un rabbuffo o un commento sornione.