sabato 20 giugno 2015

Cose che ho fatto in tempo a conoscere...

...e che i miei figli non hanno mai visto né sentito.

1. IL BANCO DI SCUOLA IN LEGNO (e accessori)
Quando andavo alle scuole elementari, i banchi erano di legno, a due posti, costruiti in blocco unico con la panca per sedersi e la spalliera. Sul bordo anteriore c'erano scavate due "buchette" che ospitavano i calamai.
Infatti si scriveva ancora con penna e pennino. La penna la chiamavano "penna a tufo", perché si "tu(f)fava" nel calamaio. Vi lascio immaginare macchie e schizzi d'inchiostro sul banco stesso e sui quaderni. Per minimizzare le conseguenza di questi piccoli incidenti di scrittura si usavano degli appositi fogli di carta assorbente che, a Siena, veniva più concisamente chiamata "cartasùga".
Penne, pennini, lapis e gomme venivano tenuti dentro astucci di legno che si aprivano facendo scorrere lateralmente il coperchio.







lunedì 8 giugno 2015

Sei personaggi in cerca di editore


I miei sei personaggi l'autore ce l'hanno già, perciò (a differenza di quelli di Pirandello) sono in cerca di un editore. In attesa che arrivi, ho deciso intanto di farli conoscere ai 25 (e dài, con le citazioni letterarie!) frequentatori del mio blog.
Una pagina alla settimana, pubblicherò questa loro prima avventura in una apposita pagina dove piano piano la storia andrà prendendo corpo.
La tecnica narrativa è quella che forse per primo ho usato in Italia, o comunque che più (non so se meglio) di chiunque altro ho utilizzato negli ultimi 46 anni: la narrazione continuativa a strisce umoristiche.
Visto che il formato "a striscia" in edicola non si "porta" più da qualche decennio, senza alterare la natura della modulazione del racconto, ho "rimontato" le strisce impaginandole come un classico pocket da "fumetto nero", sempre presente nei chioschi del Bel Paese grazie alla prolungata fortuna editoriale di testate come Diabolik e Alan Ford e alle più recenti riproposte in collane come Il Morto delle Menhir Edizioni o Battaglia della Editoriale Cosmo. Senza contare che anche i tankobon giapponesi hanno più o meno le stesse misure.
Personalmente, avevo già utilizzato questa soluzione per due brevissime avventure di Diabrokko, la mia parodia del personaggio delle sorelle Giussani, apparse rispettivamente in un numero di Fumo di China e in un albo stampato in occasione di una mostra tenutasi recentemente a Casale Monferrato.
Ma bando ai convenevoli: gli agenti dello S.H.I.T. sono già entrati in azione e aspettano solo voi!