sabato 30 maggio 2020

Diario di un fumettista ai tempi della crisi


Fino ai primi anni novanta leggevo moltissimo. Oltre a libri, quotidiani e settimanali, quasi tutti i fumetti che uscivano in edicola, un po' per passione un po' per documentazione (all'epoca pubblicavo Fumo di China). Poi, ceduta la testata alla Coges di Rimini, le mie letture fumettistiche si sono ridotte ai minimi termini. Avevo letto bonelliani, bonellidi, Diabolik, Topolino, supereroi Marvel, DC e Image, BéDé, historieta argentina, manga, riviste "d'autore"... ma piano piano ho abbandonato quasi tutto. Un po', credo, per reazione alle abbuffate degli anni precedenti, un po' perché cominciavo a trovare ripetitiva e noiosa la maggior parte di quelle pubblicazioni.
Mi sono ritrovato ben presto a leggere molti romanzi (che intanto avevo cominciato anche a scrivere) e pochissimi fumetti: Rat-Man, il Grande Diabolik (solo per i disegni di Giuseppe Palumbo: dei limiti spesso addirittura insopportabili delle sceneggiature ho parlato nel capitolo sulla didascalia ne "La testa tra le nuvolette"), alcuni albi della Cosmo con materiale francese, e volumi di graphic novel, da Eisner a Gipi, da Giardino a Mazzucchelli


Man mano che internet entrava sempre più nella mia vita, quello che un tempo era stato il mio appuntamento quotidiano con l'edicola (nell'adolescenza, in estate facevo ogni sera una lunghissima passeggiata attraverso tutta la lunghezza di Siena fermandomi a ogni edicola che incontravo, e raramente tornavo a casa senza almeno un acquisto) diventava un veloce passaggio settimanale per acquistare FilmTV e le poche testate su citate. L'informazione ormai la prendevo in rete. Per mancanza di spazio nelle librerie di casa, da qualche anno sono anche passato a comprare e leggere i libri in formato digitale, una novità tecnologica che ha ulteriormente cambiato le mie abitudini di lettura: posso procurarmi i libri in qualsiasi momento del giorno e della notte con un clic, quasi sempre pagandoli al massimo due-tre euro grazie alle continue "offerte" del giorno, della settimana, del mese, i black friday e via scontando.


Per i fumetti (che per il momento leggo ancora in edizione cartacea), sparito dall'edicola anche Rat-Man i miei acquisti vanno quasi tutti verso pubblicazioni in volume. Ma ho sempre più difficoltà a trovare il tempo per leggere anche i pochi che ancora compro o mi faccio regalare in occasione di compleanni e Natali. Perché non è solo il mondo editoriale a essere cambiato: l'intrattenimento si è spaventosamente sviluppato in altre direzioni. Se per età sono stato preservato da spendere il mio tempo libero in videogiochi e vado ormai rarissimamente al cinema, la televisione (e parlo solo di quella gratuita o a canone obbligatorio) mi vomita quotidianamente addosso film, telefilm, sceneggiati e trasmissioni d'ogni genere ventiquattr'ore non stop da un centinaio di canali. Senza contare Sky, Netflix, Amazon Prime e compagnia bella dai quali sto alla larga.
Così, i supereroi che mi ero stancato di leggere in episodi sempre più inconsistenti e ripetitivi sui giornalini, ora mi arrivano in modo molto più coinvolgente dal piccolo schermo, che si tratti di Gotham o di Agents of S.H.I.E.L.D., e il bello è che in questo modo riesco in gran parte a seguirli anche mentre lavoro.



Il morale della favola è che le cause della crisi dell'editoria, compresa quella del fumetto, che sta spazzando via situazioni e sicurezze professionali fino a vent'anni fa apparentemente destinate a durare in eterno e che tocca ovviamente anche me costringendomi a fare i salti mortali per poter continuare a fare questo mestiere per il quale ho lasciato un posto in banca e continua ad appassionarmi e divertirmi come e più di quando l'ho iniziato, sono profondamente dentro di me. Io sono insieme vittima e concausa dei cambiamenti in atto. Come meravigliarsi, a questo punto, se soprattutto le nuove generazioni semplicemente non si avvicinano neppure per sbaglio ai fumetti, trovando in video tutto quello che, in un mondo che offriva poco e costoso cinema e nel quale non era ancora arrivata la tivù, noi trovavamo nei "giornalini": uno svago fatto di fantasia illimitata al prezzo di poche decine di lire.

Quando anche gli ultimi baluardi del fumetto seriale da edicola, sempre meno venduti e a prezzi sempre meno "popolari", cederanno del tutto le armi davanti allo strapotere dell'intrattenimento digitale, per gli autori fare fumetti resterà un hobby o al massimo un secondo lavoro come lo è da sempre scrivere romanzi. Per il momento continuo a sfruttare tutti gli spazi ancora esistenti per divertirmi e divertire i lettori con le mie strisce umoristiche, consapevole che un'epoca si avvia alla conclusione. Per chi ha la mia età, resta la gioia di averla vissuta e goduta nella sua pienezza. Sia come lettore che come autore. E non è poco.






venerdì 29 maggio 2020

Un fumetto chiamato Dante

La Divina Commedia ha goduto di innumerevoli versioni illustrate, a cominciare dalla più nota, quella a opera di Gustave Doré.





Dopo di lui ci si sono dedicati molti altri artisti. Qui sotto potete vederne alcuni: Salvador Dalì, Agostino Arrivabene, Lorenzo Mattotti, Jean "Moebius" Giraud e Gabriele Dell'Otto. E c'è pure l'edizione "illustrata male" da Davide La Rosa.










Anche le versione fumettistiche del poema di Dante cominciano a essere abbastanza numerose. Se ne è occupata qualche anno fa Cartoon Club organizzando una ricca mostra con relativo catalogo.



Da allora, altri lavori (in varie forme) si sono aggiunti, e cercherò di fare qui di seguito un rapido elenco dei principali, dai più classici ai più recenti. Si parte ovviamente con "L'Inferno di Topolino" di Guido Martina e Angelo Bioletto, uscito sul settimanale disneyano tra il 1949 e il 1950 e più volte ristampato e raccolto in volume.








Un altro popolare personaggio dei fumetti per ragazzi, il diavolo buono Geppo ha ripercorso a modo suo il viaggio infernale insieme al Sommo Poeta con i disegni di Sandro Dossi.


Andando all'estero, la versione sicuramente più nota, importante e imponente è il "Mao Dante" del giapponese Go Nagai.






L'inglese Hunt Emerson ha preferito invece una versione umoristica che a una prima occhiata sembra davvero divertente, oltre che ben disegnata.





Devono essersi molto divertiti anche i fratelli Mattioli, scegliendo di raccontare un ritorno del poeta fiorentino all'Inferno... con intenzioni piuttosto bellicose! Per quanto ne so, la loro idea non è mai andata oltre la fase del progetto. Se volete saperne di più, potete andare a curiosare sul loro sito


Un nuovo viaggio (mille anni dopo) è anche quello immaginato dal gruppo satirico di Feudalesimo e Libertà che, con le illustrazioni di Don Alemanno, scrive un'inedita Commedia dei nostri tempi. Gli autori, se usano un volgare maccheronico come è abitudine nella pagina che curano su Facebook dal dicembre del 2012, non si avventurano però nella narrazione in poesia, preferendo un normale racconto in prosa.


A un'operazione del genere mi sto dedicando anch'io in questi mesi scrivendo (in terzine di endecasillabi come nell'opera originale) un ritorno di Dante nell'Oltretomba "settecento anni dopo". I testi in rima saranno inevitabilmente accompagnati dalle mie abituali strisce. Qui sotto potete leggere alcuni versi e vedere in anteprima assoluta alcune strip (per il momento in bianco e nero).

CANTO I
Qual folgore che scende sanz'avviso,
un carro lustro com'argenteo scudo
apparvemi davante all'improvviso.

Discesene, stupore, lo gran drudo
che con sapienza uno tempo mi mene
a la discesa nell'imbuto crudo.

Ei m'apostrofò: “Dante, ancor conviene
che tu scenda di tra le cerchie meste
ove i dannati scontano lor pene.”

Chies'io: “Novellamente per le creste
a riveder le punizioni tante?”
“Oh, no, non quelle che già conosceste!”

E: “Questo cocchio, come per incante
ci porterà all'Inferno, ma futuro.
Settecent'anni giusti andremo avante!”

Ristetti come mosca sta sul muro
d'autun da' primi freddi tramortita,
quando sue parole chiare mi furo. (...)



CANTO II
(...) Battuti in ferro eran simbolizzati
atti per me arcani s'un cancello
che chiudea l'ingresso, disposti a strati.
Virgilio mi spiegò: “Qui si fa l'appello
di color che agl'inferi son spediti
prima d'entrar a l'eterno rovello.

Guardando i loro peccati scolpiti
nel metal, mentr'aspettano d'entrare
ricordan di che colpe son vestiti.”

Con lamenti che il sangue fan gelare
s'ammassavan gli spirti all'inferriata
quand'essa s'aprì con gran cigolare.

Un'imponente figura ammantata
di rosso a ciascun'essenza indicava
la casa-torre ad essa destinata.

Mentre lo nostro turno s'aspettava,
al drudo mio chi fosse quel custode
io domandai, che sì solenne stava.

“Nel nuovo mondo grande fama ei gode,
ch'ogni anno secondo merito assegna
premi a chi fe' il bene, e gli altri si rode.”

Più non disse, che davanti la degna
sentinella oramai ci trovavamo.
M'inchinai come si fa con chi regna.

Il mio maestro invece: “Sai chi siamo”
l'apostrofò “e qual ragion ci guida.”
Rise il guardiano mentre passavamo.



E siamo così arrivati a parlare della mia versione fumettistica della Divina Commedia che, dal lontano 1969 quando apparve sulla rivista Off Side, più volte ridisegnata ha goduto di svariate pubblicazioni in rivista approdando nel 1994 sulle pagine de il Giornalino dove ha raggiunto il grande pubblico. Subito dopo è stata raccolta prima in fascicoli spillati da fumetteria, poi nell'edizione cartonata di Cartoon Club e infine in quella definitiva della Shockdom che ne ha appena pubblicato sulla sua piattaforma YEP! (una specie di Netflix dei fumetti, per chi non la conoscesse) la versione in lingua inglese.















Non sono stato il solo a dedicare delle strisce umoristiche a Dante e alla Divina Commedia. A parte la strip estemporanea di Rino "Riz" Zanchetta che vedete qui sotto, un lavoro simile al mio l'ha fatto Mauro Biccari con "Dante tra la perduta gente" un volume brossurato pubblicato col contributo della Comunità Montana Catria e Nerone e veicolato nelle scuole della provincia di Pesaro e Urbino. L'autore sceglie però di non seguire di canto in canto la narrazione dantesca, preferendo saltare avanti e indietro in maniera episodica seguendo l'estro del momento e catalogando le varie "sezioni" con titolini sopra la striscia che ricordano i lavori di Enzo Scarton. Potete vedere più in basso la copertina del libro e alcune pagine. Chi fosse interessato a procurarsene una copia, può trovare Biccari su Facebook e scrivergli in privato.






Pure l'originale Tom Gauld ha dedicato alla Commedia un panel coi suoi caratteristici personaggi in silhouette.


Chiudo il post con una carrellata di altre versioni a fumetti dell'opera che ho pescato in rete e di cui non so molto (c'è anche un videogioco che ha avuto una versione a fumetti, a quanto ho capito).















Dante e la Divina Commedia sono anche stati argomento di alcuni episodi di fortunati personaggi seriali come Martin Mystère e Nathan Never, oltre che "tema conduttore" della serie bonellide dell'Eura Editoriale Detective Dante.



E con questo, per il momento è tutto.