venerdì 20 settembre 2013

Dottor Toninelli e Mister Zagor (quinta puntata)

De "L'assassino di Darkwood" non ricordo molto.
L'idea del gruppo di assassini che cercano di far apparire Zagor come il colpevole dei loro delitti, come tutte le idee, chissà com'è nata. Da vari elementi "frullati" nel cervello finché non ne è uscito un abbozzo di soggetto.
Ricordo chiaramente di aver consultato l'enciclopedia "Come funziona" (una delle tante che, prima dell'avvento di internet, affollavano le mie librerie per le necessità di documentazione richieste dalla professione), trovandoci un'illustrazione dell'American Turtle, uno dei primi tentativi di macchina sommergibile (citata in didascalia nella storia), ma non so se è stato quello uno degli spunti primigeni, o se su quelle pagine sono arrivato solo in un momento successivo per verificare se all'epoca dello Spirito con la Scure era realistico utilizzare un veicolo del genere (anche se di ben più fantastici se ne erano già visti, nella serie; ma qui si trattava di mezzi a disposizione di mercenari "normali").
Anche in quest'avventura ho fatto "tornare" un personaggio (e altri nel ruolo di comparse) già apparso in passato, Tawar. Ma se con Cico mi ero divertito a sorprendere il lettore facendolo diventare temporaneamente un fuorilegge, stavolta sono stato molto più drastico nell'intervenire su un character abbastanza amato dai lettori: l'ho fatto uccidere.
Consapevole che ogni mia scelta narrativa era comunque controllata dai baldi Canzio e Sclavi, mi sentivo evidentemente già "padrone" del personaggio e abbastanza libero da manipolare e rimodulare a modo mio il mondo creato da Bonelli/Nolitta.



Lasciando da parte il mio lavoro di sceneggiatore, segnalo una piccola curiosità che non riguarda questa ristampa, ma i due albi originali, che presentano un aumento di prezzo "doppio". Infatti il volumetto passa da 800 a 900 lire e contemporaneamente riduce la pagine interne da 104 a 96, poi diventato a lungo lo standard bonelliano.

Un'ultima riflessione: nella parte redazionale di questo ottantaquattresimo numero della Collezione Storica a Colori, oltre a una puntuale biografia del sottoscritto compilata da Moreno Burattini, c'è una originale analisi del mio stile narrativo per il quale Luca Raffaelli (almeno relativamente all'avventura de "La Roccaforte dei Dannati") mi avvicina più a Gianluigi Bonelli che al figlio Sergio. Credo che ci sia del vero: sia l'uno che l'altro, per motivi opposti, mi piacevano molto. Ho amato allo stesso modo lo Zagor di entrambi (indimenticabili le atmosfere nella palude della strega Yaska, così come quelle di "Odissea americana"), e penso di aver portato in dote nel mio lavoro sulla serie l'eredità di tutti e due. Compresa quell'aderenza alla realtà storica del West che faceva parte della cifra stilistica di Bonelli padre (e che Decio non finiva mai di rimproverarmi), di cui mi ero definitivamente innamorato sulle pagine de La storia del West di D'Antonio e de I protagonisti di Albertarelli.



1 commento:

  1. Storia magari un pochino sotto le due precedenti, ma comunque bello lo spunto (giusto per ricordare che Toninelli non ha scritto solo storie con mercanti d' armi e di whisky XD) nonché il finale che rimane un po aperto. Storia che porta una nota di tristezza visto il destino che attende Tawar.
    Divertente il fatto che Cico trovi pane per i sue denti con lo stregone! ^^

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