Sulla
storia che si conclude questa settimana sulla
Collezione Storica a Colori
di Repubblica,
quella che vede il ritorno di Timber Bill, non ho ricordi o
riflessioni particolari da condividere, salvo forse il fatto che
la riapparizione di Satko, ora che la rileggo, sembra già
prefigurare in nuce quello sviluppo della serie in senso più
continuistico-logistico che avevo ipotizzato per la serie prima di
interrompere la mia decennale collaborazione con la Bonelli. Al
termine di questi miei commenti, riproporrò su queste colonne il mio
inaccettabile (e infatti inaccettato) progetto nella sua interezza.
Intanto
mi prendo un po' di spazio per parlare ancora della vicenda di
"Impresa disperata" e della sua genesi. Dopo aver
"rivelato" come quell'avventura fosse nata da alcune pagine
sceneggiate direttamente da Sergio Bonelli e da lui "regalatemi"
perché continuassi la storia, ci sono stati alcuni scambi di battute
in rete che mi hanno spinto ad andare a recuperare le mie due
sceneggiature zagoriane rimaste inedite e a fare un'ulteriore,
sorprendente scoperta.
Antonio
Moro mi chiede sulla pagina Facebook di "Tutti quelli che
desiderano una ristampa di Zagor per i suoi 50 anni": “...non
puoi dirci qualcosa, caro Marcello, sulle sceneggiature inedite di
Zagor che hai conservato?”
Ed
ecco la mia risposta e i successivi interventi: “I titoli "di
lavoro" (poi era la redazione a scegliere quelli definitivi)
delle mie due sceneggiature inedite sono “Il segno di Wama” e “I
crociati”. La prima credo che fosse una storia "normale"
(ma dovrei rileggermela, per esserne certo) di genere fantastico, con
un "cattivo" destinato a diventare una specie di Mefisto
zagoriano; la seconda, scritta quando ormai avevo deciso di
interrompere la collaborazione, l'avevo scritta provocatoriamente
"all'americana", e immaginavo che non avrebbe mai visto la
luce. In quest'ultima, come ho già scritto altrove, Cico finalmente
faceva l'amore con una bella e giovane squaw.”
Antonio:
“Accidenti cosa ci siamo persi! Storie che avrei avuto piacere di
leggere! Peccato...”
Il
giorno successivo io ho scritto: “Caro Antonio, grazie due volte
per la tua domanda sulle mie sceneggiature inedite. Prima di tutto
perché mi hai spinto a riprendere in mano quella del Segno di Wama
di cui non ricordavo assolutamente nulla e a rileggerla. Giudizio (di
parte): una gran bella storia, sicuramente più vicina allo Zagor di
Bonelli padre che a quello di Sergio, un po' horror, un po'
fantastica e con un pizzico di supereroico! Peccato che non vedrà
mai la luce sulla collana. Ma, ora che grazie a te l'ho "riscoperta",
chissà che non riesca ad adattarla per qualche altra operazione
editoriale cambiando nome e look al personaggio. La seconda cosa per
cui ti ringrazio (e, credo, con me tutto il fandom zagoriano) è che
andando a riprendere quella sceneggiatura ho fatto una scoperta
decisamente inattesa: insieme ai due blocchi di sceneggiatura c'era
un mazzetto di fogli tenuti insieme con una graffetta. Sul primo
c'era il soggetto appena abbozzato di "Un'impresa disperata"
(nella mia proposta: "La tribù prigioniera"); sui
successivi alcuni soggetti non accettati, una versione dettagliata
del soggetto di cui sopra, le copie delle immagini "di
documentazione" che avevo fornito a Ferri per la storia di cui
stiamo parlando e, incredibile a dirsi, la lettera firmata (da chi?
Forse da Sergio stesso, forse da Canzio o Sclavi... non sono riuscito
a identificare la firma) che accompagnava le prime pagine scritte da
Bonelli con la richiesta di continuare la storia e (udite! udite!) il
soggetto abbozzato di come avrebbe voluto continuarla Sergio (una
storia completamente diversa da quella che poi ho scritto io: c'era
anche il ritorno di Digging Bill)! Ti rendi conto? Un piccolo pezzo
di storia editoriale che mi ero assolutamente dimenticato di
possedere e che senza il tuo commento qui sopra avrebbe dormito in un
raccoglitore per chissà quanti anni ancora!”
A questo punto interviene Alex Principato: “Incredibile! esiste quindi in qualche modo ancora un soggetto di Nolitta! Sarebbe bellissimo se da quel soggetto si arrivasse a una storia completa...”
A questo punto interviene Alex Principato: “Incredibile! esiste quindi in qualche modo ancora un soggetto di Nolitta! Sarebbe bellissimo se da quel soggetto si arrivasse a una storia completa...”
Naturalmente,
nei giorni successivi ho continuato a scervellarmi sulla firma in
calce alla lettera contenente il “soggetto perduto”. Sono andato
a cercare alcune lettere autografe di Bonelli, che però firmava
“Sergio”, mentre la firma misteriosa terminava inequivocabilmente
con una “i”. Essendo agli inizi dei nostri rapporti l'aveva
firmata Bonelli? No, in ogni caso era impossibile leggerci il suo
cognome. Scartato Decio Canzio, visto che sia il suo nome che il
cognome terminano con una “o”, mi restava solo Sclavi... ma la
firma non sembrava affatto contenere le lettere del suo cognome. Alla
fine la verità, inevitabilmente la più banale, mi si è rivelata:
avevo rimosso (et pour cause, direbbero i francesi!) che all'epoca
c'era una quarta persona coinvolta nella gestione di soggetti e
sceneggiature: Gianni Bono, attraverso la cui agenzia avevo iniziato
il mio rapporto di collaborazione con la casa editrice di via
Buonarroti. Tolto il velo della rimossione, la firma si è
inequivocabilmente rivelata un "Gianni". E, con quella
scoperta, è tornata anche la memoria: era stato proprio Bono a
parlare con Bonelli, ad ascoltarne il "progetto" e a
stendere quelle due cartelle per permettermi di raccogliere il
testimone e proseguire la storia.
Il
soggetto che preparai sulla base di quello ipotizzato a grandi linee
da Sergio però non piacque a Canzio, che lo trovò troppo
umoristico, "più adatto a Topolino che a Zagor" (col senno
di poi, sapendo adesso che quella identica critica la muoveva Bonelli
padre a Sergio, mi viene da ritenere che il mio lavoro fosse
perfettamente
nolittiano. Ma, evidentemente, non adatto allo Zagor più "eroico"
di cui Decio teneva le redini all'epoca). Presentai dunque un diverso
soggetto, quello della "tribù prigioniera" che arrivò poi
alla stampa.
Dalla
lettera di Gianni, come potete leggere nella parte iniziale che
pubblico, si scopre anche che le prime dieci pagine della
sceneggiatura di Bonelli erano già state disegnate da Gallieno Ferri, forse
motivo in più a spingere Sergio a riprendere in mano quell'opera
interrotta e a farla portare a compimento da me.
Non
pubblico, ovviamente, il soggetto pensato da Bonelli per non togliere
ai lettori il piacere della scoperta, se mai dovesse in qualche modo
concretizzarsi il sogno di Alex.
Pubblico invece tutte le immagini di corredo che avevo inviato a Ferri per meglio "spiegare" la sceneggiatura. Sono sicuro che tutti ne riconoscerete almeno una.
Pubblico invece tutte le immagini di corredo che avevo inviato a Ferri per meglio "spiegare" la sceneggiatura. Sono sicuro che tutti ne riconoscerete almeno una.
Ah, però che chicche! E doveva esserci pure il buon Digging!
RispondiEliminaCon tutto il rispetto, ma meno male che non è uscita la storia sul Mefisto zagoriano! XD
Anche questa
"Cico finalmente faceva l'amore con una bella e giovane squaw."
O_O meno male! XD
Però, che chicche questi documenti d' annata! ^^
Riguardo "Colpo su colpo", ma me piace! Uno Zagor proprio tosto che ricorda un po il Mister No di "Atlantico" (24-26). Satko (che qui debutta come avvocato) fa la sua figura e Cico è sempre pronto, anche se non proprio con coraggio XD, ad aiutare l' amico.
Il messaggio ecologico di fondo poi è ben inserito e non risulta pedante. Interessante anche il fatto che
SPOILER il mandante di tutto si riveli il pezzo grosso (!) FINE SPOILER