Oggi, un aspirante fumettista ha la possibilità di aprirsi un blog o un sito e pubblicare senza spese tutti i propri disegni/tavole/storie che vuole. Quando vorrà proporle a un editore, gli basterà dargli il link per far vedere i suoi lavori.
Un tempo non era così. Quaranta o cinquanta anni fa un disegnatore, se non aveva la fortuna di entrare in qualche studio dove poteva farsi le ossa e "imparare a bottega", era costretto ad arrangiarsi come poteva. Doveva disegnare e disegnare al proprio tavolo, in totale solitudine, per mettere insieme qualche tavola da portare in giro per editori. E non c'erano nemmeno convention dove trovare riuniti i responsabili delle case editrici. Bisognava prendere il treno e, cartellina sottobraccio, andare a Milano o Roma o Bologna e, mappa della città alla mano, spostarsi da una redazione all'altra sperando di trovare qualcuno disposto a dare un'occhiata ai propri lavori. Naturalmente era inutile portare tavole di Geppo alla Bonelli o pagine di Diabolik a Topolino: il tipo di disegno doveva essere "indirizzato" al tipo di pubblicazione alla quale si aspirava a collaborare.
In quel periodo, quando ero in cerca di lavoro (o di un lavoro migliore di quello che mi occupava al momento) realizzavo dunque tavole di vario genere. Tutte rimaste nei miei cassetti dopo essere state visionate (con maggiore o minore fortuna) da editori e direttori.
In questo post potete vederne un buon numero.
Dopo tanto tempo, approdano anche loro alla rete... anche se senza più scopi professionali.
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