Continuano i piccoli ma significativi cambiamenti degli editori per resistere alle molte "scosse di assestamento" che continuano ad agitare l'editoria da edicola. Da questa settimana la rivista di cinema e programmi televisivi FilmTV aggiunge quattro pagine alla foliazione (aprendo la nuova sezione "Piattaforma" dedicata alle trame dei film da guardare sulle varie piattaforme: Netflix, Prime Video, RaiPlay, Infinity ecc.). Per farlo rinuncia però alla copertina a carta lucida e grammatura superiore, diventando di fatto un "autocopertinato" e riposizionandosi in qualche modo dal settore delle riviste a quello dei "giornali". Sarà questo uno dei modi per cercare di sopravvivere alla crisi delle edicole e al calo delle vendite causato principalmente dalla concorrenza della rete? Dobbiamo aspettarci sempre più, in edicola, prodotti "poveri" per non alzare i prezzi di copertina o per poter offrire qualcosa in più in modo da non perdere (altri) lettori?
Appare buffo che, in un momento in cui la tecnologia offre prodotti sempre più sbalorditivi, l'editoria cartacea si ritrovi - sia pure per motivi differenti - in una situazione simile a quella del dopoguerra quando il costo e la carenza della carta costringevano chi pubblicava fumetti a inventarsi albi fisicamente "leggeri" ma zeppi di testo e vignette che rendessero appetibile la spesa e soddisfacente la lettura. Se si ripensa ai Gim Toro in formato orizzontale "all'italiana" con 10-12 "quadri" (come venivano chiamati allora) per pagina e composti da sole otto pagine, o ai giornaletti a striscia di 36 pagine dove però sceneggiatori e disegnatori riuscivano a raccontare un'intera storia in tre numeri (ne ho parlato su Giornale Pop), ci si domanda se, per resistere in edicola, non si dovrà presto ricorrere a soluzioni simili, condensando opportunamente (e in modo intelligente) la narrazione in un numero di pagine molto minore di quello a cui ci eravamo abituati, trovandoci costretti a riscoprire la lezione dei Lavezzolo e dei Bonelli (padre). Potrebbe essere un bene da più punti di vista.
In diversa - ma non troppo - direzione rispetto a FilmTV, va un altro cambiamento effettuato col nuovo anno: Skorpio ha aumentato il formato... e diminuito il numero di pagine.
Sembra essere un trend a cui è sempre più condannato il fumetto da edicola. Diminuiscono le vendite, e se non si vuole alzare il prezzo di copertina - col rischio di andare fuori mercato e/o avvantaggiare la concorrenza - l'unica opzione disponibile resta la diminuzione delle pagine. Per "nasconderla" e/o giustificarla, sia Bonelli che Aurea sembrano aver scelto il concomitante aumento di formato: qualche centimetro in più che in qualche modo "riposiziona" anche la pubblicazione in edicola.
La casa editrice di via Buonarroti l'ha fatto con la testata Morgan Lost. Verificate le vendite evidentemente insufficienti dell'abituale formula a 96 pagine, ha aumentato il formato (lo stesso sperimentato pochi mesi prima con la miniserie dedicata alle avventure in solitaria di Cico, storica spalla di Zagor) e ridotto le pagine a 64. L'operazione dovrebbe consentire di proseguire la pubblicazione della serie senza che si trasformi economicamente in un bagno di sangue.
Analoghe considerazioni devono essere state fatte dall'editore di Fiumicino, che ha deciso di sperimentare il cambiamento sul settimanale "secondo nato": stesso prezzo, qualche centimetro in più in altezza e larghezza, maggiore grammatura della carta di copertina, e 84 pagine anziché 108.
Per quello che mi riguarda, dal punto di vista estetico e della maneggevolezza (oltre che della leggibilità delle tavole) trovo estremamente gradevole la nuova formula. Peccato che non si sia deciso di intervenire anche dal punto di vista contenutistico. Il settimanale continua infatti a presentare, oltre all'ennesimo inserto di prezzemolo-Dago (un po' il Tex dell'editore romano), materiali di provenienza franco-belga e statunitense proposti a puntate.
Giusto qualche giorno fa un ex lettore si lamentava su Facebook del passaggio dagli "episodi completi" di una volta alla presentazione di storie a continuazione, motivo per cui aveva a suo tempo smesso di acquistare le due pubblicazioni. Forse un ritorno almeno parziale alla vecchia formula con storie anche di lungo respiro ma presentate a episodi completi godibili anche fuori dalla continuity potrebbe portare i vecchi lettori (quelli nuovi, ormai è una triste consapevolezza, semplicemente non esistono) a tornare ad avvicinarsi ai settimanali della casa editrice. Non sono in grado di fare i conti in tasca all'editore, ma suppongo che non dovrebbe essere troppo difficile farli quadrare anche producendo storie inedite di nuovi personaggi, trovando un paio di sceneggiatori con buone idee e affiancando loro disegnatori capaci (le mille scuole di fumetto dello Stivale ne sfornano ogni anno a decine di buon livello sia degli uni che degli altri) che, essendo agli inizi di carriera potrebbero essere disposti a lavorare a prezzi contenuti, non troppo lontani da quelli dei diritti esteri (sui quali incidono anche le spese di traduzione). I materiali francesi e statunitensi potrebbero continuare a essere proposti (non più di paio a numero, e con episodi di almeno sedici pagine che consentano di terminare la storia in due-tre uscite) accanto ai nuovi personaggi che, se anche non riuscissero a replicare i successi di piccoli capolavori come Savarese o Nippur, potrebbero incuriosire e attirare più d'un vecchio lettore. E, nel numero e nella varietà, magari saltarebbe fuori anche un nuovo Dago da cavalcare con pubblicazioni parallele.
Se e quando l'Aurea decidesse di aggiornare formato e foliazione pure di Lanciostory... ci faccia un pensierino. Potrebbe offrire nuove, originali occasioni di lavoro a sceneggiatori e disegnatori, e rinnovato interesse per nuovi personaggi ai lettori.
Se disponessi di un team di giovani cartoonists preparati e disposti a lavorare per il minimum wage ( tanto per citare il cartoonist Bob Fingerman ) investirei in tascabili come Diabolik in b/n, ma con un ritmo moderno - poche dida, nessuna nuvoletta di pensiero, nessun dialogo innaturale in cui i personaggi si dicono cose che dovrebbero sapere per passare la informazione al lettore - in miniserie che potrebbero essere anche film low budget o progetti a basso costo per Netflix et similia. Thriller in un mondo che ricorda il nostro, sci-fi in cui un solo elemento è futuribile o fantastico e rappresentabile senza CGI. Storie che il lettore leggerebbe tutto di un fiato la prima volta senza notare la closure per tornarci, eventualmente, e notare i dettagli. Un tratto che abbia la sintesi di Go Nagai e la spontanea delle stisce dei Mutts. Un prezzo intorno ai due euro. Albi che per formato in edicola avrebbero pochi concorrenti - di fatto solo DK ed Alan Ford ed il Morto - per un pubblico che non " sente " più la voce di bonellidi a quaderno e comic books alla americana e non compera i graphic novels. Chissà...
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