giovedì 25 giugno 2020

Se settanta vi sembran pochi


Passo passo sono arrivato fin qui. E non è un traguardo da poco: settant'anni da quella domenica di giugno del 1950 quando, alle otto di sera, mi affacciavo sul mondo in una casa di Uncinello, alla periferia nord di Siena, al bivio tra la strada che scendeva nella campagna dov'era cresciuta mia madre e quella che portava a Firenze e, da lì, nel resto del mondo.
So che era domenica perché una volta mi sono imbattuto in una tavola domenicale di Brick Bradford di quell'anno datata 25 giugno.
Da allora, come si dice, di acqua sotto i ponti ne è passata davvero tanta: l'Italia uscita da poco dalla guerra ha investito la sua voglia di tornare a vivere prima nella ricostruzione e poi nella scoperta dei piaceri del consumismo attraverso fasi politiche di violenta contrapposizione ideologica, attualmente scivolata in una squallida contesa di poltrone all'insegna della carriera personale.
Questi settant'anni li ho vissuti all'insegna del fumetto, entrato nella mia vita quando ancora non andavo a scuola e tuttora compagno delle mie giornate, sia come lettore (un po' meno di una volta) che come autore.
Ho infatti avuto la fortuna e la caparbietà di trasformare in professione il gioco che facevo a dieci anni disegnando coi miei fratelli - soprattutto Marco - giornalini "più veri di quelli veri" sui fogli strappati dai quaderni di scuola. Per festeggiare questo traguardo ho pensato di pubblicarne un paio in un'apposita pagina di questo blog: il primo e l'ultimo della Collana Avventura che ho scritto, disegnato, colorato e "pubblicato" per cinque-sei anni nei giorni di pioggia o comunque nel tempo libero non occupato dal gioco o dalla scuola, con grande coinvolgimento e divertimento. Se e quando avrò tempo, scansionerò anche tutti gli altri in modo da permettere a chi ne avrà curiosità di seguire il mio percorso "artistico" infantil-adolescenziale, di cui per ora potete vedere la partenza e l'approdo.



Ho pensato anche di realizzare il "Gioco dei 70" che avete visto in apertura del post, un tabellone da classico Gioco dell'Oca che, casella dopo casella e anno dopo anno, raccoglie tutti (o quasi) i personaggi che ho inventato fin qui, compresi quelli dei giornalini autoprodotti con le mie casalinghe edizioni Eagle (che, nella totale ignoranza della lingua inglese, leggevo come è scritto; il nome veniva da Roland Eagle, un personaggio de l'Intrepido che, insieme a il Monello, era stato tra le mie primissime letture).

Certo, questi sette decenni non sono stati solo fumetti, né questi sono stati la cosa più importante. Al primo posto c'è sicuramente la famiglia, e poi la salute. Per entrambe come per il disegno e la scrittura, con gli alti e bassi della vita e della professione, il bilancio è decisamente positivo e mi permette di guardare con serenità al tempo passato come a quello che resta, quanto che sia.


4 commenti:

  1. Tanti auguri Marcello, e complimenti per questi disegni, io non sono capace di farli

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    1. Parli di quelli dell'infanzia? Ero "posseduto" dall'amore per il fumetto... e non so da chi avevo ereditato "l'arte". Né nonni né genitori disegnavano. Chissà come funzionano, 'ste cose.

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  2. Che bel regalo che ci fai Marcello! e che bel dono hai avuto dalla vita di poter fare una cosa che ti ha divertito e appassionato fin da quando eri piccolo ! Un'ultima nota che per me ha un valore: anch'io sono nata di domenica, oltre che a pochi giorni di distanza da te. Le sintonie, forse, non nascono per caso.... Ancora tanti auguri, Marcello!

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  3. Forse al caldo del sole (non ancora cocente) di fine giugno e inizio luglio, i pargoli e le pargole che si affacciano sul mondo hanno modo di guardarsi intorno con serena curiosità, e le rotelline del cervello girano particolarmente bene. :-)

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