venerdì 9 luglio 2021

La (falsa?) ripartenza di Martin Mystère


Sempre curioso di quello che si muove nel mondo del fumetto, e in particolare del settore sempre più disastrato delle pubblicazioni da edicola, ho acquistato il primo numero del "nuovo corso" di Martin Mystère.
Sinceramente, mi è sembrato un passo falso.
Piccolo riassunto: nato negli anni ottanta, MM fu il primo personaggio "attuale" di quegli anni in casa Bonelli accanto a vari western e a Mister No che era comunque ambientato negli anni cinquanta. Univa avventura e "misteri" del tipo di quelli che si potevano trovare sui libri di Peter Kolosimo. Con gli anni - per quello che ricordo - il lato avventuroso si era un po' rarefatto, il protagonista si era un po' imborghesito e il testo era diventato più verboso.
La generale crisi di vendite e l'inevitabile stanchezza delle serie di lunga durata (e MM si appresta a festeggiare i quarant'anni) gli hanno fatto perdere lettori, così da un bel po' di anni l'editore aveva deciso di trasformarlo da mensile "standard" bonelliano di 96 pagine in bimestrale di circa 160 pagine.


Nel bel mezzo dei festeggiamenti dell'ottantennale della casa editrice, nuovo cambiamento di rotta: si ritorna a 96 pagine e alla mensilità giusto in tempo per cavalcare il nuovo aumento di prezzo a 4 euro e 40. Le vendite però sono davvero basse: un paio d'anni fa gli venivano attribuite circa novemila copie, attualmente dovrebbe aggirarsi sulle settemila o poco più. Così, per far quadrare i conti, si è deciso di ridurre le pagine di fumetto a 78, riempiendo le restanti con redazionali e riciclando a puntate uno dei romanzi martinmystèriani.


Visto che in queste settimane è uscito un albo bonelliano di 80 pagine (sia pure in formato leggermente più grande; si tratta di "Attica" di Giacomo "Keison" Bevilacqua) a 4,40 euro, ci si domanda se non si poteva effettuare la ripartenza con la stessa foliazione, risparmiandosi - e risparmiando ai lettori - i risibili testi in appendice.
Le mie considerazioni nascono da una riflessione: come ho già scritto, la Bonelli stessa sembra finalmente aver capito che inseguire nuovi lettori che sostituiscano quelli che abbandonano non è impresa difficile, ma impossibile. L'unica cosa che può fare l'editore è dunque cercare di gestire al meglio gli appassionati che ancora seguono le sue testate. Il nuovo corso di MM non sembra dettato da questa convinzione. La storia che Alfredo Castelli ha scelto per "ripartire" è un parlarsi addosso dove l'avventura ruota attorno a un fumetto (!) ed è appesantita da una celebrazione virtuale della ricorrenza di cui parlavo sopra mettendo in scena i principali dirigenti e redattori della casa editrice, e facendo recitare la parte dell'esperto di "archeologia fumettistica" all'amico Gianni Bono. Tutto indiscutibilmente molto simpatico. Ma era davvero necessario? Non sarebbe stato meglio ripartire con un'avventura nuda e cruda evitando le ormai stucchevoli strizzate d'occhio metafumettistiche? Non per cercare nuovi lettori (mission impossible, come detto), ma per restituire a quelli affezionati almeno un po' dell'atmosfera delle prime magiche storie.
E' vero che essendo probabilmente ormai i lettori della collana solo gli iscritti alle due-tre associazioni di fan del personaggio che, grazie alle loro riviste, conoscono vita-morte-e-miracoli di autori e redattori, magari hanno trovato divertente l'operazione. Ma se si confida in questo, a che pro spiegare nei redazionali i perché e i percome dei cartacei festeggiamenti in redazione, visto che il fandom era perfettamente in grado di decodificare la cosa da solo?




Come se non bastasse, nel numero successivo lo sceneggiatore Carlo Recagno si lancia in un "riassunto" della storia del personaggio che occupa metà dell'albo. A beneficio di chi, se come abbiamo visto nuovi lettori non possono venire? L'unica carta che le collane storiche di via Buonarroti possono percorrere per cercare di aumentare un po' le copie vendute è quella di riacchiappare alcuni dei collezionisti che, nel tempo, si sono allontanati dalla testata. E non è certo raccontando loro una storia che già conoscono, che ci si può riuscire. C'è piuttosto il rischio di allontanare quelli che ancora comprano l'albo, come dimostra il commento di uno di essi, Cristiano Zuccarini, su Facebook: "Leggo Martin Mystère dal 1989, dal numero 90, Il cuore di Christopher. Ho tenuto duro fino a oggi. Ho lottato e continuato a prenderlo anche quando il livello era ai minimi storici. Fino a oggi. Le prime 40 pagine di questo albo sono un insulto personale a chi, come me, lo legge da 32 anni. Motivo per cui mi sono recato dal mio edicolante stamattina dicendo che dal prossimo mese non avrei più preso Martin Mystère; lui mi ha semplicemente depennato dalla lista. Sono davvero infastidito, ma ormai non è più un problema. Le prime 40 pagine più altre sparse qua e là sono un enorme riassunto totalmente inutile per i vecchi lettori. Mi ha infastidito veramente tanto."
Insomma, Alfredo è un grandissimo sceneggiatore (personalmente adoravo i suoi Speciali estivi di taglio più ironico), ma in questa ripartenza sembra aver fatto scelte poco razionali. Spero che nei prossimi numeri il tiro venga corretto e, per la gioia dei lettori, si ritorni davvero a storie più tradizionalmente avventurose e brillanti anche se, certo, dopo quasi 400 numeri trovare spunti narrativi e "misteri" inediti non è davvero impresa facile.


2 commenti:

  1. Non vorrei cadere nello stereotipo "facciamo come i francesi", ma Martin Mystère mi sembrerebbe adatto ad una formula, tutta da inventare, con una o due storie all'anno, non importa di quante pagine, purché siano fatte bene.

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  2. Certo, è una strada percorribile. Ma quando sei una casa editrice abituata a fare le cose in un certo modo (e ogni volta che hai provato a farle diversamente è stato un flop), tendi a restare nella tua comfort zone, credo. Però sì, meglio un paio di uscite all'anno "che lascino il segno" e conquistino i lettori, che una produzione maggiore con inevitabili scivoloni da superproduzione.

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