Pochi sanno che le strisce dell'Inferno di Dante pubblicate da il Giornalino... non le ho disegnate io.
Quando, dopo quelle di Off Side e Undercomics, realizzai la versione finale della Divina Commedia a strisce umoristiche lo feci in vista di una pubblicazione in bianco e nero com'era uso per le strip d'oltreoceano e d'oltremanica che apparivano inizialmente sui quotidiani e approdavano poi da noi sulle pagine di riviste di successo come Linus o Eureka. E per "colorarle" usavo i retini adesivi o trasferibili, quei "puntini", usati per creare toni di grigio, che i lettori di quegli anni avevano imparato a conoscere bene su Diabolik e altri fumetti.
Quando Gino D'Antonio, all'epoca responsabile dei fumetti del settimanale per ragazzi della San Paolo, visto il mio buffo poeta cartaceo sulle pagine prima di Fox Trot! e poi di Fumo di China mi suggerì di proporne la pubblicazione al direttore don Tommaso "Tom" Mastrandrea che fu entusiasta dell'idea ("Erano dieci anni che cercavo un modo di proporre ai ragazzi la Divina Commedia"), si presentò il problema di quei retini. I grafici della casa editrice temevano che, una volta colorate le tavole, puntini e colore potessero "impastarsi".
Cancellare "sgarzinando" la puntinatura dalle pellicole sarebbe stata un'impresa improba e i risultati, probabilmente, infelici. Don Tom pensò così di fare una cosa più semplice affidando a un collaboratore il compito, come si dice nel gergo editoriale, di "lucidare" le mie strisce, cioè di ricalcarle usando uno schermo luminoso. E il lavoro fu affidato a Giancarlo Agnello, fumettista ormai "pensionato" ma sempre disponibile a dare una mano per lavori "dietro le quinte".
Il disegnatore di Voghera scomparso nel 2004 aveva alle spalle un discreto curriculum, anche se per sua modestia non era mai apparso alla ribalta. E' vero che un tempo i nomi degli autori apparivano raramente sui "giornalini", e anche se al momento di quell'incarico ormai degli autori di fumetti si cominciava a sapere tutto, personalmente di lui non conoscevo niente, perciò quando il direttore me lo presentò ed ebbi modo di scambiarci due chiacchiere non sapevo di essere stato lettore di un suo personaggio di cui amavo molto la realizzazione grafica. Dopo quell'incontro non l'ho più rivisto e solo qualche anno più tardi ho scoperto che aveva realizzato molti fumetti umoristici (come Leondoro) e soprattutto che Sadik era una creazione sua su testi di Nino Cannata. Il suo tratto corposo, pulito e il disegno vagamente grottesco mi piaceva molto, da lettore con la passione del disegno.
Dopo il capostipite Diabolik caratterizzato definitivamente da Enzo Facciolo e i fortunati Kriminal e Satanik che si giovavano dei morbidi ed eleganti disegni di Magnus, per bontà delle storie e soprattutto per qualità del disegno il suo personaggio era sicuramente il migliore tra quelli nati tra gli eroi neri, forse eguagliato solo da Jnfernal nell'unico numero disegnato da Ivo Pavone.
Non lo incontrai mai più, così non ebbi modo di fargli i complimenti per quel suo lavoro che avevo amato.
Quanto al Dante che aveva mimeticamente ridisegnato, morì sulle pagine de il Giornalino, visto che la più volte ventilata edizione libraria di quella versione per ragazzi (espurgata di attributi sessuali e argomenti inadatti al target) non fu mai realizzata dai paolini.
Nei fascicoli per fumetteria che pubblicai con le mie Edizioni Foxtrot e poi nei volumi cartonati di Cartoon Club le strisce tornarono a essere quelle originali, in bianco e nero, retinate. Il colore, questa volta a opera di mio figlio Jacopo, è riapparso con l'edizione definitiva della Shockdom e, complici forse le nuove tecnologie, non ci sono stati particolari problemi di "impastatura".
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