martedì 18 novembre 2025

Il carattere ritrovato



A corredo dell'Introduzione dell'Annuario Nuvolette (in vendita, si spera, tra un mesetto) ho pensato di "ricostruire" la copertina del primissimo Annuario del Fumetto che m'inventai trent'anni or sono, mettendo un mio disegnino dell'Uomo Ragno al posto dell'illustrazione usata allora. Temevo che sarebbe stata dura trovare un font simile a quello della testata e invece, con mia grande sorpresa, dopo sei lustri e almeno cinque cambiamenti di computer, l'ho ritrovata - proprio lei medesima - tra quelle disponibili nella Libreria dei caratteri. Forse è una di quelle fornite direttamente dalla Apple. Piccole felicità professionali!




domenica 16 novembre 2025

Le bancarelle di Lucca


Prima, al festival di Lucca andavo per far dediche sui miei libri. Da un paio d'anni, causa fallimento della Shockdom e successivo iter di curatela, ci vado solo un giorno, da "turista". Sempre senza comprare praticamente niente nei millemila stand: inutile caricarsi di pesi quando tutto quello che è in esposizione si trova tranquillamente in libreria e online.
Gli unici acquisti sono quelli che faccio puntualmente nell'immancabile visita alle bancarelle vicino a piazza Napoleone. Negli anni ci ho trovato romanzi di fantascienza che inseguivo da un po', numeri di Fantomas per completare la collana (alla fine terminata e in lettura dall'inizio dell'anno), vecchi numeri di Monello, Intrepido e Albi dell'Intrepido, brossurati di Jerry Spring della Gazzetta dello Sport ecc.






Anche quest'anno ci ho fatto un salto, trovando due bellissimi e coloratissimi grandi albi di Johnny Hazard. Peccato solo due (il n. 14 e 15 di ventidue totali) pubblicati dal benemerito Silvano Scotto. Il venditore me li ha infilati in una busta e li ho ripresi in mano solo una volta rientrato a casa. Scoprendo che, e non me lo aspettavo davvero, erano in inglese. Non sapevo che l'editore amatoriale genovese avesse pubblicato anche albi in lingua originale, e invece ho scoperto dal catalogo in quarta di copertina che ne aveva fatti un bel po': Flash Gordon, Buck Rogers, Mickey Mouse...
Beh, niente di male, l'inglese lo mastico quanto basta, anche se Robbins amava scrivere in lingua "parlata" e non sempre mi è tutto chiarissimo. Finché scrive "mistuh" invece di "mister", ci arrivo. In altri casi mi perdo un po', ma riesco comunque a seguire la narrazione e rinnovare così il piacere di gustarmi avventure che non conoscevo di un personaggio da sempre molto amato.


Ne posseggo diverse storie nelle edizioni più differenti, soprattutto volumi spillati della Comic Art, ma anche vecchi albi a striscia. Non mi dispiacerebbe se qualcuno varasse una collana di "collaterali" per poterlo finalmente leggere tutto di seguito.



Appena avrò terminato la lettura scriverò una recensione... che troverete nell'Annuario Nuvolette, su Amazon prima della fine dell'anno (spero).




domenica 19 ottobre 2025

Una volta all'anno


Come ho già raccontato, nel '95 mi inventai l'Annuario del Fumetto che, con qualche singhiozzo, è arrivato al compimento del terzo decennio di vita. L'anno scorso la Freecom ha deciso di tirare i remi in barca mettendo a rischio chiusura quella testata insieme all'ammiraglia (si fa per dire: l'editoria italiana ormai è fatta di barchette da diporto) Fumo di China. A salvare quest'ultima sono intervenute le edizioni If che, dopo qualche numero "d'assaggio", la riporteranno agli onori di edicola, fumetteria e anche libreria in forma di rivista-libro brossurata in occasione della prossima Lucca C&G.


E l'Annuario? Ancora non si sa. Ma visto che, mentre FdC era figlia di un gruppo di appassionati emiliani, l'Annuario era figlio mio, carta della mia carta fin dall'ideazione, mi dispiaceva fargli saltare il trentennale.
Come sapete (ma non vi sfugge proprio nulla, eh?) per festeggiare i miei cinquant'anni di professione ho partorito a suo tempo il volume "La testa tra le Nuvolette", pubblicato prima da Editasca e poi, arricchito e ristampato (da poco è disponibile anche in versione ebook), dalle mie "edizioni" Foxtrot col servizio KDP di Amazon. Quel libro si ferma lì; non intendo ristamparlo con ulteriori materiali al compimento dei sessanta o dei settanta (se sarò ancora vivo). Però nel corso di quest'anno io ho continuato a produrre contenuti, su questo blog e altrove, che sarebbero adatti a riempire una nuova edizione di quel tomo... e dunque ecco l'idea: dare vita a una pubblicazione annuale - in forma di rivista-libro - che sia il naturale seguito de "La testa tra le Nuvolette" e prenda il posto dell'Annuario che fu.
Rispetto a quello, naturalmente, è diverso l'impianto stesso della pubblicazione: lì una raccolta di articoli di vari collaboratori a "riassumere" l'annata fumettistica trascorsa; qui, uno one man magazine con riflessioni, analisi, recensioni e altro frutto del mio solo punto di vista, con contorno di illustrazioni, alcune già viste qua e là e altre, e saranno le più, inedite.



Per il momento, dell'opera esiste solo la copertina. Dell'interno c'è una prima bozza nella quale ho cominciato a riversare materiali, da sistemare e impaginare con le illustrazioni. Vediamo se per la fine dell'anno riesco a portare a termine il progetto e regalare a quel mio "figlio" cartaceo un degno festeggiamento del trentennale.


venerdì 17 ottobre 2025

Non solo Charlie


Se il settimanale di satira Charlie Hebdo è salito a notorietà internazionale dopo il tragico attentato di dieci anni fa, in Francia c'è un'altra rivista satirica di ben più antichi natali. Si tratta de Le Canard enchaîné, giornale nato all'inizio del secolo scorso che, con la sola interruzione dei quattro anni di Occupazione nazista, è tuttora in attività. Per essere più precisi, fu fondato nel settembre del 1915 ma non incontrò subito l'attenzione del pubblico, chiudendo dopo soli cinque numeri. I creatori dell'originale testata, il redattore Maurice Maréchal e il disegnatore Henri-Paul Deyvaux-Gassier che firmava più brevemente H-P Gassier, però non si arresero e nel giugno dell'anno successivo ci riprovarono coinvolgendo altri autori. E fu la volta buona.


Il Canard, nato per esprimere, in maniera ironica, tutte le perplessità dei fondatori non tanto contro la guerra in corso, ma contro la "cultura della guerra", si volle totalmente indipendente: niente pubblicità né prestiti bancari o interventi d'altri finanziatori. E, per sfuggire all'imperante censura che riempiva i giornali dell'opposizione di ripetute "pecette" bianche, sviluppò una forma d'umorismo basato su antifrasi e litoti.


Il Canard (Anatra) della testata deriva dal termine dell'argot giornalistico usato per indicare un errore volontario, una mistificazione voluta. E dunque, per prendere in giro i fogli seriosi pieni di consapevoli menzogne al fine di nascondere la realtà, Maréchal e Deyvaux-Gassier scelsero di fare una pubblicazione basata sui canards per dire la verità. Si legge nell'editoriale del primo numero: "Le Canard enchaîné si prenderà la grande libertà d'inserire, dopo minuziose verifiche, nient'altro che notizie rigorosamente inesatte. Ognuno sa infatti che la stampa francese, senza eccezioni, dall'inizio della guerra non comunica ai suoi lettori che notizie implacabilmente vere. Ebbene, il pubblico è stufo! La gente vuole notizie false... per cambiare. E le avrà."
La parola "incatenato" viene invece dal libro "L'Homme libre" (l'uomo libero) di Clemenceau che l'autore, dopo essere stato sospeso per un articolo troppo critico sulle condizioni igieniche dei treni sanitari, aveva reintitolato "L'Homme enchaîné" (l'uomo incatenato, appunto). 
Negli anni d'esordio il Canard era letto in tutta la Francia anche se il 40% dei lettori erano parigini o comunque della regione. Un altro 20% trovava il suo pubblico nei militari al fronte, ai quali arrivava in busta anonima giacché la sua diffusione nelle zone di guerra era proibita.


Il settimanale, che ha per sottotitolo "giornale satirico che esce il mercoledì", abbina articoli d'inchiesta ad articoli satirici e vignette umoristiche. La sua ispirazione ideologica è genericamente libertaria e si tiene equidistante da tutti i partiti e gli schieramenti politici, indagando su scandali d'ogni parte (come quello sull'affaire dei diamanti di Bokassa che dopo la campagna stampa del Canard costò la rielezione a Giscard d'Estaing) e senza risparmiare critiche a chiunque.


  "Ehm... ci manca anche la manodopera per assumere manodopera."


"Non è un Lecornu bis, è un biscornu (puntaspilli)!"

Oltre al settimanale, la casa editrice edita periodicamente anche raccolte dei materiali pubblicati sul giornale.





"La locandina della commedia musicale... houLALA holLAND, tournée d'addio"


Shocking! "Si è seduto sulla poltrona di Churchill!" "E se la porta anche via!!!"

Se masticate il francese, potete seguire l'attività del Canard sul suo sito e sulla pagina Facebook.



domenica 12 ottobre 2025

Mandrafina sott'acqua


Un altro interessante numero della collana Book Story dell'Aurea.


"Diario di bordo" racconta la storia di Jonas in un lontano futuro, il 3059, su un pianeta quasi interamente coperto da un oceano. Una massa infinita d'acqua alla quale il protagonista tende con tutto sé stesso, ossessionato dal desiderio di fondersi con essa. Per raggiungere questa simbiosi, l'uomo si imbarca nel sommergibile da combattimento di una compagnia di pesca con lo scopo di danneggiare le navi delle concorrenti. Jonas però fa, in qualche modo, il doppio gioco, perché lui sta dalla parte delle vaste acque e dei suoi abitanti, e attacca indiscriminatamente i battelli di tutte le compagnie, compresa quella per cui lavora.
Nel percorso verso l'annullamento nell'immenso oceano, un deserto d'acqua dove pur tuttavia non mancano gli incontri, trova anche l'amore, inevitabilmente impossibile, e la delusione quando una creatura marina immensa che sembrava incarnare il suo sogno si rivela il suo peggiore incubo.




Fantascienza ecologista dal taglio malinconico caratteristico della tarda produzione argentina, questa miniserie è ben scritta da Riccardo Ferrari con grande uso di didascalie e pagine di diario che danno alla narrazione un andamento da romanzo, e disegnata con l'abituale maestria da Domingo "Cacho" Mandrafina (col contributo di Alberto Macagno, segnalato a suo tempo su Skorpio e dimenticato in questo volumetto, come mi ricorda Luca Lorenzon). Stampata nel classico formato bonelliano in bianco e nero, vale tutti i 5 euro e 40 del prezzo di copertina.


 

sabato 4 ottobre 2025

Pimentèl, dalla tivù al fumetto


Di Eleonora De Fonseca Pimentèl avevo sentito parlare per la prima volta in uno sceneggiato RAI nel 1966, e - per le caratteristiche fonetiche del nome - è l'unica cosa che ricordavo di quella trasmissione (potete vedere la prima puntata qui). Il titolo del lavoro, tratto da un romanzo di Alexandre Dumas, era "Luisa Sanfelice" e in sette puntate raccontava la storia tragica della nobildonna, una delle prime eroine pre-risorgimentali, nel contesto della rivoluzione napoletana del 1799.



Principali interpreti dello sceneggiato diretto da Leonardo Cortese erano Lydia Alfonsi nella parte della protagonista, Giulio Bosetti nelle vesti dell'avvocato giacobino Ferdinando Ferri e Mila Vannucci nel ruolo appunto della De Fonseca Pimentèl.



Sono stato perciò meravigliato di ritrovare quest'ultimo nome in quello del comune in provincia di Cagliari che mi ha invitato qualche settimana fa alla seconda edizione del piccolo ma prezioso evento fumettistico "Tesori a fumetti" (ne avevo già accennato in un precedente post).


Ho saputo da Isa Sollai (la vedete qui sotto nella simpatica caricatura di Bruno Olivieri autore di quelle di tutti gli ospiti e organizzatori; la mia la trovate qui), la componente del solerte e capace staff della manifestazione che mi ha scarrozzato tra il capoluogo di provincia e la sede dell'evento, che l'omonimia è tutt'altro che casuale, in quanto pare che il villaggio tragga il suo nome proprio dalla famiglia nobiliare spagnola Pimentèl, la quale ebbe anche un Vicerè della Sardegna, don Girolamo, e si ritiene quindi che il villaggio possa essere stato un feudo di questa famiglia. Secondo uno storico il borgo sarebbe sorto nel 1670, a opera di Maria Josefa Pimentèl, moglie di Biagio Alagòn, che avrebbe dato il nome al paese unendo i due villaggi presenti ai lati del Rio Funtana Brebeis, ossia Nuraxi a est e Saceni a ovest. Anche se si ritiene che il villaggio non sia stato formato allora, ma esistesse già da prima con un altro nome, dato che sarà stato uno di quei numerosi villaggi della curatoria della Trexenta che Giovanni Francesco Fara, nella sua “Chorographia Sardiniae”, nel 1580 cita come distrutti.


Credo che, a differenza della televisione e del cinema, il nostro medium non abbia mai dedicato un graphic novel alla De Fonseca Pimentèl o realizzato una versione a fumetti del romanzo di Dumas. Lancio il suggerimento ai miei colleghi, magari napoletani. 

martedì 23 settembre 2025

Lavorare nel sonno


Paul McCartney ha raccontato che la melodia di "Yesterday" gli è venuta nel sonno. Si è svegliato col motivo in testa; è andato di corsa al pianoforte per fissarsela in mente, e ci ha messo delle parole a caso per dare ulteriore sostanza a quella canzone arrivatagli in modo così inconsueto. Convinto che si trattasse di qualcosa che aveva già sentito, scritta da altri, per giorni ha chiesto a colleghi, giornalisti e parenti se loro l'avessero già ascoltata; nessuno la conosceva. Alla fine ci ha messo il testo che sappiamo, l'ha registrata e pubblicata.

Quello che è successo al Beatle è tutt'altro che strano. Nell'incontro organizzato nel contesto del festival sardo Tesori a Fumetti di Pimentel il disegnatore Silvio Camboni ha raccontato una cosa simile.





L'autore sardo, dopo un fortunato esordio disneyano, lavora da anni per vari editori nel mercato franco-belga, da Source/La Sirène a Les Humanoides Associés, da Dupuis a Glénat. Per quest'ultimo, dopo aver realizzato vari volumi della fortunatissima collana (300mila copie vendute!) "Le Voyage extraordinaire", stava disegnando uno dei volumi della collana autorial-disneyana.



Ricevuta la sceneggiatura di Denis-Pierre Filippi, aveva storto il naso davanti a un brusco passaggio della storia: da una pagina all'altra, infatti, i personaggi mentre dormivano (se non ricordo male il suo racconto) compivano un salto di molti anni. A Camboni la soluzione non piaceva, ed è andato a letto con quel pensiero. Al mattino si è svegliato dopo aver visto in sogno, chiarissima, un'immagine che avrebbe risolto tutto. Si è alzato, ha buttato giù un rapido schizzo, ha chiamato lo sceneggiatore e glielo ha inviato spiegandogli in che modo quella singola (ma grande: spalmata su due pagine) illustrazione onirico-fantastica poteva rendere fluido il salto temporale altrimenti troppo veloce e poco comprensibile. Filippi è stato d'accordo, e la doppia tavola è entrata nella storia diventandone un punto centrale.


Il racconto del collega non mi ha affatto sorpreso. Anch'io utilizzo ampiamente il lavoro notturno del cervello: che si trattasse di un intoppo che mi bloccava nella stesura di un soggetto di Zagor, o della difficoltà di trovare una battuta giusta per una striscia di Dante, dell'Odissea o per una vignetta della pagina del Buonumore su Famiglia Cristiana, nove volte su dieci al mattino mi svegliavo con la soluzione pronta in testa. Addirittura, una mattina mi sono svegliato con in testa una poesia con tanto di titolo, "Vuoto interiore". Potete leggerla qui sotto.


A parte quelle studiate a scuola quarant'anni prima e qualche rapida occhiata a versi di Prévert e Kalil Gibrath, la poesia è una forma letteraria che non mi ha mai attirato. Eppure le mie sinapsi, nel sonno, hanno partorito quelle poche righe, chissà come e perché. Anche se qualche anno dopo, per puro divertimento, mi sono applicato agli endecasillabi per il "Dante 2000 - Ritorno all'Inferno" e per una finta "tenzone" poetica sempre dantesca, quei pochi versi sognati restano un unicum... oltre che un piccolo mistero mentale.


Non so se questi aiuti notturni funzionino solo per i creativi, o capitino anche a chi svolge altri generi di lavori e professioni.
Fatemi sapere se a voi sono mai successe cose del genere.