In
attesa che sulle pagine della Collezione
Storica a Colori di
Zagor
appaia la mia seconda storia, due considerazioni sulla gestione delle
ristampe in casa Bonelli. In via Buonarroti non è mai esistito il
concetto di "Autore", almeno per quel che attiene alle
serie mensili con personaggio fisso e in particolar modo
relativamente ai disegnatori. Quando in redazione si riteneva che un
collaboratore in qualche vignetta avesse fatto, per dire, un Tex
troppo poco somigliante a quello del creatore Galleppini,
o uno Zagor che si discostava esageratamente dalla matrice ferriana,
nessuno si è mai preoccupato del rispetto della "mano"
dell'autore in questione. Fotocopie, forbici e colla intervenivano
prontamente ad appiccicare una faccia galleppiniana o ferriana al
posto di quella "sbagliata", perché l'importante era che
il lettore non si trovasse spaesato di fronte a un "altro"
personaggio al posto di quello amato, e pazienza se per chi aveva più
occhio lo stile del disegno del viso faceva a cazzotti con quello del
resto della vignetta. Atteggiamento che ha una sua artigianale logica
e che probabilmente è risultato pagante nei confronti dei lettori,
la stragrande maggioranza dei quali non sono in grado di cogliere
certi particolari né preparati a dare una valutazione artistica
degli albi, ma interessati solo alla storia in sé.
Non
c'è dunque da stupirsi se, dovendo affrontare un programma di
ristampe, in casa Bonelli si sia spesso deciso di intervenire ad
"aggiornare" le tavole originarie per adeguarle al
"livello" del materiale inedito che andava in edicola in
quel momento. Si sono così, talvolta anche massicciamente, riscritti
(e pure riposizionati, come vedremo) i balloon, si sono corretti i
disegni (magari ci si accorgeva che il disegnatore aveva fatto a un
personaggio secondario una camicia a scacchi in una vignetta, e a
righe nella successiva) e anche le onomatopee.
In
tutto questo, come sempre succede, ci sono lati positivi e negativi.
Se è sicuramente giusto correggere alcuni dialoghi per evitare che
certe storie di venti o trent'anni prima possano apparire "vecchie"
ai nuovi lettori, resta un peccato che vada perduta per sempre
l'atmosfera forse un po' vintage,
ma certamente affascinante, dell'edizione originale che resta così
appannaggio solo dei lettori della prim'ora.
E
vediamo dunque alcune delle modifiche che, rispetto alla prima
uscita, sono state apportate alla mia prima storia zagoriana nella
ristampa di una ventina di anni fa in tuttoZagor
e
riproposta oggi nello stesso modo nella Collezione
Storica a Colori.
Le
correzioni iniziano già dal titolo. Come si può vedere nelle
immagini pubblicate qui sopra, nella ristampa è scomparsa le parte
degli alberi che sconfinava nella vignetta superiore, si è
ingrandito il titolo ed è apparso il nome dello sceneggiatore. Le
grida e i versi degli animali vengono racchiusi in bande bianche, e
cambia anche la maggior parte dei "rumori", riducendone la
varietà: spariscono i punti esclamativi e un multifunzionale TUMP va
a sostituire i TROK, gli SDUM!, gli SBAM e persino i CIOK CIOK, come
il THUD prende il posto degli STOMP, degli SDUM!, degli SPOCK! e dei
TONF. Una decisione editorial-redazionale che si può condividere o
meno, certo, ma pur sempre una scelta legittima.
Più
discutibile quando, nella foga uniformatrice, al posto di
un'onomatopea se ne sostituisce una "sbagliata". È il caso
del rumore che fa Cico quando, sentendo la sbalorditiva cifra che la
truffa di Trampy potrebbe procurare, "sbruffa" fuori il
vino che stava bevendo (vedi immagini in basso). Si può anche
considerare uno SBRUUF! troppo jacovittesco e direttamente
onomatopeico e decidere di conseguenza di sostituirlo con qualcosa di
più adeguato. Di sicuro non con un PUAH che non indica certo una
"improvvisa e incontenibile emissione di liquidi dalla bocca"
come il disegno mostra con evidenza, ma un "senso di disgusto"
che non ha niente a che vedere con la situazione rappresentata.
Lasciano
perplessi anche le decisioni prese sui balloon. Quando ancora
lavoravo per la casa editrice di via Buonarroti qualcuno mi raccontò
che un amico aveva convinto Sergio
Bonelli
che le nuvolette dei dialoghi dovevano sempre essere posizionate
vicino alla bocca di chi parlava. Idea, secondo me, piuttosto
discutibile. Prima di tutto perché se si considera fondamentale una
cosa del genere per realizzare un fumetto "giusto", si
afferma di fatto che, per fare un esempio, un Maestro indiscusso del
fumetto mondiale come Edgar
P. Jacobs
(vedi vignetta qui sotto) non sapeva fare il suo lavoro.
E comunque,
anche decidendo di applicare questa balzana regola, un conto è farlo
sulle nuove storie comunicando la nuova disposizione ai disegnatori
che, con la loro esperienza, costruiranno le vignette in modo
graficamente equilibrato secondo le nuove indicazioni; ben diverso è
metter mano a quelle che sono già state disegnate. Spostando i
balloon, infatti, in molti casi questi vanno a coprire zone
"importanti" del disegno e lasciano invece scoperte zone
"morte". Graficamente, una sgradevole forzatura, come si vede nelle vignette qui sotto. Credo che tutto questo sia un po' figlio del
fatto che alla Bonelli i responsabili redazionali sono sempre stati
solo ed esclusivamente sceneggiatori, e sia venuto perciò a mancare il
"peso" riequilibratore di un parere tecnico sulla grafica
che avrebbe evitato certi "errori".
Che
si tratti di errori, naturalmente, è solo una mia opinione. I numeri,
da decenni, dicono che ha sempre avuto ragione l'editore.
Bell' esordio con una storia sui-generis che vede per la prima volta Zagor contro Cico! L' ho riletta volentieri. Bella anche la catatterizzazione del simpatico trapper e coinvolgente l' alone di mistero che c' è dietro la figura di Cico fuorilegge e l' identità rivelata solo alla fine del suo misterioso complice. Componente questa, molto cara a Nolitta.
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