4. IL TELEX
Quando, sul finire degli anni Sessanta, entrai a lavorare al Centro Borsa del Monte dei Paschi di Siena in quel di Milano, all'ultimo piano della sede di via Santa Margherita, a due passi dalla Scala, feci la conoscenza di un oggetto misterioso: la telescrivente, chiamata confidenzialmente anche Telex (acronimo di TELeprinter EXchange).
Si trattava dell'apparecchio che potete ammirare nella foto e serviva a inviare comunicati scritti tra un'azienda e l'altra. Il Fax, all'epoca, era ancora lungi da venire (figuriamoci le e-mail!), perciò quello era l'unico mezzo per effettuare comunicazioni interaziendali istantaneee per iscritto (a parte il telegrafo, di cui il Telex era un'evoluzione).
Se non ricordo male, per inviare un messaggio si componeva il numero di telex dell'azienda a cui si voleva scrivere (usando il classico "disco" allora in uso nei normali telefoni, come si vede sulla destra dell'ingombrante apparecchio) e una volta ottenuta la linea si scriveva semplicemente sulla tastiera identica a quella delle macchine da scrivere del periodo. Il messaggio usciva stampato sul foglio nella parte alta della macchina ricevente, che scorreva verso l'alto riga dopo riga come in una normale macchina per scrivere.
Quando si comunicava con aziende di altri paesi, la lingua usata era naturalmente l'inglese. Con l'eccezione della Germania, che scriveva in tedesco e accettava solo risposte in tedesco. I testi, trattando di acquisto o vendita di titoli azionari, erano tutto sommato abbastanza elementari, così io e il mio collega e grande amico Mario Formichi ci comprammo una grammatica tedesca e un dizionario tedesco-italiano-tedesco e, dopo un rapido studio, ci prendemmo l'incombenza di comunicare coi teutonici.
Tre anni più tardi io lasciavo l'impiego, prima per svolgere il servizio militare e poi per dedicarmi completamente al fumetto. Non so chi, dopo, abbia continuato a "parlare" coi tedeschi (anche Mario partì militare insieme a me). I Telex furono comunque sostituiti una ventina d'anni più tardi dai Fax e, in Italia, il servizio cessò definitivamente nel 2001.
Molto divertente questa serie, anche se ha poca attinenza coi fumetti. Sarei curioso di sapere se la serie di post trae ispirazione dal "Dizionario delle cose perdute" di Francesco Guccini (a sua volta grande appassionato ed ex sceneggiatore di fumetti).
RispondiEliminaNo, non ho letto il libro di Guccini. E' un'idea che mi è venuta in testa, così, ripensando ad alcune cose conosciute nell'infanzia e ormai sparite, diventate inutili, superate, e rimaste "vive" solo nel mercato dell'antiquariato, ma che per me (e quelli della mia generazione) sono state compagne di strada per tratti più o meno lunghi.
EliminaSeguo da tempo il tuo blog, Marcello, e ora (come sai) ne ho aperto uno anch'io.
RispondiEliminaVorrei sapere se possiamo metterci reciprocamente tra i "preferiti", nell'elenco laterale della home page.
Lo chiedo qui perché non saprei dove altro farlo (a causa della mia abissale ignoranza).
Il mio blog: http://sauropennacchioli.blogspot.it/
E-mail: saurobello@libero.it
Fatto, ti ho inserito.
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