domenica 3 marzo 2019

A conti fatti


Qualche giorno fa, un po' per ridere un po' per stuzzicare, ho pubblicato una tabella dei dati di vendita delle principali testate a fumetti prodotte in Italia e presenti in edicola. L'operazione ha divertito qualcuno e infastidito altri, come era prevedibile. Posatasi la polvere di qualche minima polemica, è forse il caso di tornare sull'argomento con considerazioni meno goliardiche.
Tanto per fare mente locale sui numeri girati in rete negli ultimi anni, ecco qui sotto i dati di vendita dichiarati da Sergio Bonelli nel 1991 e alcuni panel di dati, ufficiali e non, usciti da dieci anni a questa parte.








Come ho spiegato nel post su Facebook, per mettere insieme il piccolo prospetto (lo riporto qui sotto per comodità) in parte mi sono inventato di sana pianta i dati (è il caso delle due testate Aurea, di Alan Ford e di Lupo Alberto), in parte ho fatto "a naso" delle proiezioni basate sui dati di vendita usciti in rete in precedenza o ascoltati nell'ambiente e sui trend consolidatisi negli ultimi anni. 


Ora cercherò di analizzare un po' meno "a capocchia" i numeri che ho così dato, cercando anche di trarne qualche considerazione sul futuro che attende il fumetto da edicola.

Diabolik - Un paio d'anni fa girava il dato di circa 50.000 copie vendute. Non avendo altri dati sui quali costruire un trend affidabile e considerando che i lettori del Re del Terrore sono in gran parte "lettori della domenica" che non comprano abitualmente altri fumetti, ho calcolato una riduzione minima delle vendite ma se, come è probabile, anche il personaggio dell'Astorina non è sfuggito alla crisi generalizzata dell'editoria, il dato reale potrebbe essere molto più basso e situarsi in un range da 40 a 45mila copie. Da voci di corridoio, pare che esperimenti come l'uscita in formato comic book del "personaggio parallelo" DK non abbia dato grandi esiti, e anche la correzione di contenuti della collana Il grande Diabolik attualmente in corso parla in modo inequivocabile di incertezza e tentativo di "raddrizzare" qualcosa che è avviato su una strada tortuosa.


Topolino - Il dato di sole 30mila copie circa vendute in edicola (attenzione: la testata vende sicuramente altrettanto e forse di più per abbonamento, essendo una di quelle pubblicazioni a cui genitori, zii e nonni abbonano tradizionalmente i bambini) sorprende un po' anche me, ma è quanto ho raccolto nell'ambiente. E dando un'occhiata allo specchietto che avete visto sopra, se nel 2008 vendeva (complessivamente? Ma anche se fosse un dato relativo alle sole edicole...) 80mila copie, i numeri non sono più così sorprendenti. L'esautorazione recente della direttrice (probabilmente solo per risparmiare il suo compenso dividendo i suoi compiti tra altre persone già stipendiate dalla casa editrice) non è certo un segno di buona salute della testata.


Lupo Alberto - Come ho detto, ho inventato il dato di sana pianta, ma uno dei "frutti" della mia piccola provocazione è stato un commento di non-ricordo-chi che si è meravigliato di una cifra così alta perché a lui risultavano vendite intorno alle 6000 copie. Prendetelo per quel che vale. 


Tex - Gli ultimi dati risalgono a più di un anno fa, quando Boselli in una piccola discussione col sottoscritto affermò che il ranger vendeva mensilmente 180mila (precisate in 176mila pochi minuti dopo), dato dell'agosto di quell'anno. Nei commenti, qualcuno che diceva di basarsi sui dati del distributore, lo "corresse" dicendo che il dato di agosto era quello, ma che in estate le vendite aumentavano abitualmente, mentre a settembre il dato "normale" era tornato a 156mila (o 157mila, non ricordo bene) copie vendute. Anche prendendo per buono il dato di Boselli, che riconosceva un calo di vendite stabile intorno al 5% (7-8% secondo il parere di persone non embedded), in un anno e mezzo dovrebbe aver perso più di 13.000 copie e venderebbe dunque attualmente poco più di 160mila. Facendo una ragionevole tara ai dati "interessati" provenienti dalla casa editrice, ritengo abbastanza probabile che il venduto sia già sceso sotto le 150mila copie (intorno alle 145mila, secondo i calcoli fatti su dati e percentuali di calo di persone esterne).


Dylan Dog - Col trend degli ultimi anni (un 7% in meno ogni 12 mesi), dalle 86-87mila copie di un anno e mezzo-due fa, dovrebbe essere ora ampiamente sotto le 80mila copie. Forse nel mio schemino ho leggermente esagerato; diciamo che è plausibile un dato di 75-77mila copie.


Per Julia, Zagor, Dragonero, Nathan Never, Dampyr, Morgan Lost e Martin Mystère mi sono limitato a ridurre di qualche migliaio di copie i numeri usciti più recentemente. Sono stato forse leggermente generoso con Julia, Dragonero (ma questo motivato dal fatto che in un certo momento la testata di Enoch e Vietti sembrava aver avuto un "rimbalzo"), Dampyr e anche Morgan Lost, che le ultime voci danno per avviato alla chiusura dopo l'attuale "stagione" passata al bianco e nero (e non certo per scelta estetica). Di Martin Mystère le ultime notizie parlavano di 9mila copie e blocco della produzione, in attesa di smaltire il "magazzino" delle storie già realizzate e avviarsi poi quasi sicuramente alla chiusura. Ci dovrebbero essere almeno un altro paio di testate per le quali si è bloccata o molto ridotta la produzione di storie nuove... ma qui siamo nelle voci di corridoio non si sa quanto affidabili.

Il Giornalino - Gli ultimi dati che ho avuto, finché ancora ci collaboravo, erano di 40mila copie (una decina d'anni fa), vendute almeno per due terzi tramite abbonamento (vale lo stesso discorso fatto per Topolino). All'epoca in edicola venivano distribuite sì e no 20mila copie. Credo non sia peregrino immaginare che oggi le vendite su quel canale siano molto sotto le 10mila.

Nell'elenco ho colpevolmente dimenticato una testata, lo Scottecs Megazine della Shockdom. Il fatto è che non ho alcun dato in merito, se non l'exploit delle 50mila copie vendute del primo numero. Dove si sarà arrestato il fisiologico assestamento dopo alcuni numeri? Personalmente non lo so. So, per averlo verificato coi miei occhi, che alle varie fiere a cui ho partecipato con quell'editore le file ai "firmacopie" di Sio sono strabilianti, e che anche i ragazzini non necessariamente interessati alla lettura, acquistano i lavori dell'autore pur di avere una sua dedica e un selfie insieme. Chi può permetterselo compra i libri, quelli con la paghetta più risicata si accontentano della rivistina, cosa che permette alla Shockdom di rinforzare abitualmente le vendite dell'edicola - quali che siano - e di avere conti col segno "+", per quella testata.


Con questi dati, quale futuro attende le pubblicazioni da edicola? Non esaltante, certo. Praticamente tutti i tentativi di imporre nuove pubblicazioni (con l'eccezione di Scottecs, appunto, e di Dragonero) sono naufragati miseramente, e non solo quelli bonelliani: rapidamente chiuso The Professor con un ultimo numero in distribuzione solo online, procede (forse) zoppicando Caput Mundi della Cosmo (circa 4mila copie vendute del primo numero, e un migliaio in meno a ogni uscita successiva), schiantatisi contro il muro del disinteresse i giornaletti Bonelli della Linea Kids e Young (per 4 Hoods si parla di vendite di pochissime migliaia di copie; tornerà forse Dragonero Adventures dopo l'uscita del cartone animato) e chiuso anche il pluripremiato Mercurio Loi (che vanta il merito di essere stato, come ha scritto un recensore, "programmaticamente non commerciale"! Chissà se anche l'editore è felice di questa natura del prodotto). Si è ritirato dall'edicola Rat-Man e si stanno defilando i giornaletti della Marvel (che comunque, qui, non ci interessano).
Vanno avanti, volando basso come impongono i tempi, il divertente Volt della Saldapress, il Morto della Menhir e poco altro.
Se già più di dieci anni fa Antonio Serra vaticinava la morte delle edicole (ne "spariscono" più di due al giorno), appare chiaro come chi opera in quel segmento sia destinato a veder restringere sempre più le pareti del corridoio in cui si sta muovendo e, per evitare di finire stritolato in un cul de sac, debba cercare altrove sfogo a idee e investimenti. La Bonelli, che dopo anni di "chiusura distributiva" voluta dallo scomparso Sergio è dovuta approdare a librerie, fumetterie, fiere e ripetute operazioni di marketing per razionalizzare le vendite, sembra ora intenzionata a passare al multimediale indirizzandosi alla produzione di film e serie TV. Questo significherà forse la possibilità di continuare a lavorare per soggettisti e sceneggiatori, ma che fine faranno i disegnatori? Al momento la casa editrice di via Buonarroti continua a sfornare una novità dopo l'altra (con un aumento esponenziale di quelle incentrate sul best seller Tex) e offre così momentaneamente una sponda agli autori non più impegnati nelle serie chiuse o bloccate, ma per quanto tempo ancora? E Diabolik quanto a lungo riuscirà a far quadrare i conti con lo stillicidio inarrestabile delle vendite e la mancanza di alternative che non siano una serie TV o un film prodotti da altri e che difficilmente porteranno a una crescita dei lettori? Il Giornalino non produce più da qualche anno materiale inedito, e Topolino (oltre a non pagare da sempre i diritti d'autore sulle ristampe del materiale) fino a quando resterà una pubblicazione che alla casa madre Disney interessa comunque tenere in piedi? Come si vede le nuvole che si addensano (e non certo da ora) sul settore sono tante e minacciose. E, per capire in che direzione stanno andando le cose, dovremo continuare a utilizzare dati di seconda mano, visto che nessun editore italiano sembra interessato a diffondere quelli ufficiali.


7 commenti:

  1. Meno giornalini più libri.

    Questa è la lapidaria descrizione dell'andamento del fumetto in Italia che io vo ripetendo da tempo.
    Per quanto riguarda la situzione degli autori, so benissimo che fra lavorare ad un fumetto seriale e fare graphic novel c'è la stessa differenza che corre fra avere un posto fisso con lo stipendio sicuro e aprire la partita iva navigando a vista. Mi dispiace ma non possiamo fare altro che prenderne atto.


    Capitolo edicole.
    Non stiamo a domandarci se muore prima l'uovo o la gallina; è chiaro che le edicole chiudono perché i giornali, i settimanali e i fumetti vendono meno e non viceversa.
    Come ho già avuto modo di dire, negli anni '70 le edicole erano in numero sufficiente a svolgere il loro servizio, poi sono arrivati i prodotti non cartacei (videocassette, cd, dvd) che portavano notevoli guadagni e le edicole sono più che raddoppiate. Ora che non ci sono più i prodotti multimediali ed i cartacei stanno vendendo sempre meno, le edicole sono destinate a diminuire fino a tornare ad essere un numero inferiore a quello degli anni '70. Anche di questo dobbiamo prendere atto.

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  2. Credo che Sio - ha già epigoni in rete come gli ineffabili Cartoni Morti - sia qui per restare perchè è perfettamente sintonizzato con il gusto dei suoi lettori - accidenti al suo talentaccio - dell'età del mio Crepascolino ( due lustri ) o poco più. A noi analogici rottami senescenti ( presente ! ), alla generazione Ics ed ai millennials dal fusto meno verde resta la capacità di vivere questa transizione col ricordo dello storytelling di Carl Barks o di Osamu Tezuka e del sense of wonder di The King Kirby con la consapevolezza che siamo gli ultimi baluardi nella Fortezza Bastiani programmati a leggere - cioé a comprendere - i fumetti in quanto fumetti. I nostri figli sono digitali nel senso che pesticciano rapidi sullo schermo dei loro dispositivi, aggirando i filtri che noi genitori tentiamo di frappore tra loro e l'abisso, alla ricerca di storie che a loro appartengano, raccontate in un modo che a loro piaccia. E' la stessa battaglia che abbiamo combattuto noi quando , di volta in volta, sceglievamo Paz o Tamburo Tamburini o il PK di Lavoradori o Beto Hernandez o Munoz o Loustal o chi pare a chi. I comics cambieranno ancora ed ancora e probabilmente si rivolgeranno ad un pubblico diverso e selettivo ed esigente affamato di nuovi e vecchi segni e nuove e vecchie parole d'ordine. Il pubblico mainstream - ammesso che una cosa del genere esisterà nel futuro - sarà l'evoluzione di quello che oggi fa staccare biglietti per due miliardi al cine, se sullo schermo si battono picchiatelli in costume. La parola crisi significa cambiamento. Mai la fine.

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  3. Infatti. Da operatore del settore, posso rammaricarmi che il lavoro da fumettista come l'abbiamo conosciuto nei decenni trascorsi stia rapidamente svanendo, ed essere triste e preoccupato per la situazione economica di colleghi e delle loro spesso splendide famiglie, ma non sono certo angustiato per le sorti del linguaggio-fumetto. Quello si sta evolvendo e ancora di più si evolverà in futuro adeguandosi ai tempi e ai supporti. Io, comunque, non ci sarò, e sono soddisfatto di aver fatto in tempo a vivere più d'una stagione felice del medium.

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  4. Nel tuo pezzo sono presenti anche le tabelle provenienti dal nostro vecchio sito Blogspot. La crisi del fumetto non è determinata dalla crisi delle edicole. Le edicole chiudono perchè la gente non legge più, preferendo occupare il proprio tempo altrimenti. Esistono oggi diverse forme di intrattenimento e molte di esse non prevedono la carta. Mettiamoci pure politiche dei vari governi che in questi decenni hanno disincentivato la cultura e il gioco è fatto. Nel caso della Bonelli è anche vero che i contenuti eccessivamente politicizzati di molte storie (di Dylan Dog soprattutto) hanno fatto fuggire i lettori che oggi votano destra.

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  5. Questo blog riporta dati ben diversi e accusa pure te e Pennacchioli di prendere i dati da chissà dove
    http://mondofumetti.blogspot.com/2019/

    Io non commento chi abbia ragione o meno, ma vorrei dire una cosa su Scottes : è vero che alle fiere Sio fa il pienone, ma almeno dalla mie parti, nessuno compra Scottes : arrivano valanghe di copie a ogni edicola, e lì rimangono. Gli altri fumetti della Shockdom manco si vedono.
    Magari accade così solo dalle mie parti, ma la cosa mi lascia perplesso.
    Mah.

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  6. Altri fumetti della Shockdom, in edicola, non ce ne sono. Sull'onda del successo di Scottecs, Staiano provò a produrre altre tre o quattro testate, ma non hanno dato esiti interessati e le ha chiuse tutte dopo pochissimi numeri.

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