giovedì 20 agosto 2020

Ma quanto mi costi!


Ho già affrontato l'argomento in un articolo di Giornale Pop, ma forse vale la pena di tornarci sopra, visto che in Rete si continua a parlare (e anche straparlare) dell'aumento dei prezzi delle pubblicazioni da edicola.
L'atteggiamento al riguardo è in genere di quattro tipi:
1) Razionale. I lettori calcolano il budget mensile che possono assegnare all'acquisto dei fumetti e, quando ci sono aumenti di prezzo, seppure a malincuore, decidono quali testate continuare a comprare e quali tagliare.
2) Etico. I lettori valutano se è "giusto" aumentare il prezzo di un certo tipo di pubblicazione, accampando a sostegno del loro giudizio il numero delle pagine, il formato, il tipo di carta, i prezzi di altre testate e via dicendo.
3) Merceologico. I lettori decidono se vale ancora la pena di acquistare una collana sulla base di una valutazione sul rapporto qualità-prezzo.
4) Paranoico. I lettori pensano che gli editori siano una cricca di avidi speculatori che non dormono la notte per inventarsi nuovi modi di svuotare le loro tasche, e che tutti gli aumenti siano quindi dettati dalla loro brama di arricchirsi alle spalle degli ingenui acquirenti.

Nell'articolo su citato confido di aver spiegato in modo abbastanza esaustivo quali sono i meccanismi e le motivazioni che portano un editore a stabilire il prezzo di copertina delle sue pubblicazioni, ricostruendo brevemente anche il percorso che, nei decenni, ci ha portati alla situazione attuale. Riassumendo, si può dire che i fattori sono rappresentati dai costi (compensi agli autori, spese redazionali, costo della stampa e della distribuzione) e dal livello delle vendite.
I costi negli ultimi due decenni, per quanto ne so, non sono aumentati significativamente: se qualcosa è aumentato, qualcos'altro è diminuito. Per esempio, il costo dei collaboratori. Quando lavoravo alla Bonelli e a il Giornalino, a inizio anno l'editore stabiliva di sua iniziativa un aumento del compenso per adeguarlo alla svalutazione intervenuta nei dodici mesi precedenti. Non so in Bonelli, ma alla San Paolo Periodici il meccanismo si è non solo interrotto, ma addirittura invertito: per far fronte alla continua diminuzione delle vendite, l'editore si è trovato costretto a più riprese a ridurre l'entità delle retribuzioni per pagina.
Ed eccoci dunque alla nota dolente: il crollo delle vendite delle pubblicazioni da edicola (non solo a fumetti) dovuto alla mutata offerta dell'intrattenimento, spostatosi massicciamente dalla carta stampata ai prodotti video e alla Rete.
Un'intera generazione, i cosiddetti millennial, è cresciuta in un "ambiente" digitale e lì cerca e trova lo svago che un tempo veniva offerto dai "giornalini" e poi anche dalla televisione.
Al momento il cambiamento appare irreversibile e comporta la quasi totale mancanza di ricambio dei lettori: quando qualcuno smette di comprare una pubblicazione, non ci sono nuovi lettori che prendono il suo posto. Ne consegue da una parte l'innalzamento dell'età media dei fumettofili, e dall'altra il crollo irreversibile delle vendite.
Dei due fattori che concorrono alla determinazione del prezzo di copertina, dunque, quello che al momento risulta decisivo è il numero di copie vendute.
Se fino a qualche anno fa tutte le pubblicazioni da edicola che volevano restare concorrenziali dovevano adeguarsi alla testata leader di vendite, cioè Tex (che lo è tuttora), ora anche quel "tappo" è saltato: chi vuole provare a rimanere in edicola anche col venduto ridotto a pochissime migliaia di copie non può che alzare il prezzo oltre il limite abituale e sperare di non perdere troppi lettori.


Negli ultimi mesi (complici anche gli "arresti" domiciliari per il virus) il lamento degli editori si è fatto sentire sempre più forte. Prima o dopo, i "grandi" (Bonelli, Panini e, diciamo, Astorina) hanno scelto di alzare in misura maggiore o minore i prezzi per abbassare il punto di pareggio delle loro pubblicazioni. Qualche esempio: se uno Zagor che continua a vendere più di 25mila copie avrebbe potuto ancora mantenere il prezzo di copertina di 3 euro e 50, Nathan Never e Dampyr che erano ormai arrivate al punto di pareggio o scese al di sotto di esso, hanno imposto un generalizzato aumento di 40 centesimi. Che, per alcune testate che vendevano ancora meno non è bastata: le Storie, con lo stesso numero di pagine delle altre collane tradizionali, ha dovuto portare il prezzo a 4 euro e 50. E qui faccio un inciso: negli ultimi mesi è stata ripubblicata in quest'ultima collana la storia "Hollywoodland". Il volume originale è stato spezzettato in tre numeri della collana. Confrontiamo i prezzi: chi ha comprato il volume, un bel cartonato che fa la sua figura nella libreria di casa, ha speso 22 euro; chi ha comprato i tre albi, dei modesti brossurati di formato più piccolo, ha speso 13 euro e 50. Come si vede, la distanza è abbastanza ridotta e questo conferma la tendenza che io e altri segnaliamo da tempo: un inevitabile avvicinarsi dei prezzi da edicola a quelli da libreria.






Nell'articolo di Giornale Pop ho fatto un altro esempio, quello dell'ultima storia di Rat-Man: sei albi mensili da 32 pagine a 3 euro ciascuno. 18 euro per leggere l'intero racconto. Suppongo che quando la vicenda sarà raccolta in volume (e prima o poi lo sarà certamente) il prezzo di copertina del libro non si discosterà molto da quello complessivo dei fascicoli.


Per il resto, la Panini ha aumentato significativamente i prezzi degli albi supereroici: 3 euro per un giornaletto di 24 pagine e 5 per uno di 48, suscitando più d'una reazione dei generi succitati.


Per le realtà minori la situazione è ancora più difficile, e alcune hanno cominciato a ventilare l'ipotesi di una prossima chiusura. Il primo è stato Max Bunker che in un editoriale di Alan Ford ha ipotizzato la possibilità di abbandonare l'edicola e proseguire le uscite solo in abbonamento, un canale che di fatto preclude alla chiusura.


E' di pochi giorni fa la comunicazione di Silver sul numero agostano di Lupo Alberto: per la pandemia è venuta meno una gran parte degli introiti dal merchandising del Lupo che consentiva al mensile di andare avanti anche galleggiando un po' sotto il punto di pareggio. Soluzione momentanea: aumentare il prezzo di copertina (anche se aggiungendo qualche pagina alla foliazione) e passare alla bimestralità, ma ventilando il rischio di dover chiudere a fine anno. Anche il mio Fritto Misto è nel limbo: la Freecom che lo pubblica ha il suo core business nel mondo della spettacolo, quello forse più colpito dalle chiusure dei mesi scorsi, e con le vendite già basse ulteriormente falcidiate dall'emergenza sanitaria la rivista umoristica potrebbe interrompere definitivamente la sua corsa.

Tornando alla nostra piccola analisi, credo risulti evidente come solo una delle reazioni dei lettori su elencate risulta ragionevole: la prima. Tutte le altre non hanno alcun fondamento e sono di conseguenza inutili. Chi ama i fumetti, dovrebbe essere ormai evidente a tutti, dovrà rassegnarsi a leggerne sempre meno o a spendere molto di più. A meno di non passare a un "consumo digitale" con quello che la Rete offre gratuitamente. In attesa di tempi migliori, se mai verranno.






    

2 commenti:

  1. Concordo su tutto, in particolare sulla prospettiva di spendere sempre di più. La Panini (mi sembra, ma non compro supereroi da decenni) ha capito che all'aumento dei prezzi deve corrispondere un aumento della qualità del prodotto; loro non possono intervenire sui contenuti, ma sono intervenuti sui contenitori. Bonelli è un po' più indietro, soltanto la ristampa a colori della Storia del West, fin dall'inizio e quindi ben prima dell'aumento di prezzo, ha un formato, una qualità della carta e della stampa, che non fanno rimpiangere i cartonati. Vorrei aggiungere che l'innalzamento dell'età dei lettori / acquirenti, dovrebbe voler dire maggiore capacità di spesa.

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  2. Personalmente sono del parere che se aumenti i prezi, soprattutto nelle edicole, li fai scappare i lettori non li avvicini al fumetto. Secondome un ragazzo di 12/13 anni non si avvicinerà mai a fumetti se per comprare un albo deve sborsare 5€ per un Marvel o 4€ per uno della Bonelli. Penso di appartenere al Gurppo "Paranoico" che ha descritto sopra, perché mi sembra abbastanza evidente che l'aumento dei prezzi serve per colpire esclusivamente lo zoccolo duro, i collezionisti, che compreranno sempre e comunque, non di certo favorirà l'ingresso di nuovi lettori, soprattutto giovani. Ciò è spiegabile anche dal fatto che ad esempio alla BOnelli non fanno più delle ristampe classiche o anche anastatiche ma cambiano i formati solo per accativare il collezionista, e la Panini col monopolio MArvel-Dc Comics potrà decidere il prezzo, visto che ha quasi tutto per quanto riguarda il settore supereroistico. Da "Paranoico" penso che tutto ciò farà crollare più velocemente le vendite con il rischio della scomparsa del fumetto dalle edicole.

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