Il resto della snella pubblicazione (64 pagine in bianco e nero, spillata, al prezzo di 4 euro, trimestrale) ospita sei diverse storie di 10 pagine ciascuna opera di autori e autrici decisamente giovani: si va dai 30 ai 40 anni, all'incirca. Chi frequenta i manga, sa che lo shonen è uno dei tanti generi in cui si divide la produzione giapponese e sta a indicare il target della pubblicazione, cioè i ragazzi (gli adolescenti, dai dieci ai diciotto anni), mentre per le lettrici c'è lo shojo, che si riferisce invece alle ragazze. Per capirsi, nella categoria degli shonen rientrano titoli come Dragon Ball, One Piece e Naruto. Queste serie appaiono, in Estremo Oriente, a puntate su pubblicazioni a cadenza settimanale con tantissime pagine stampate su carta di bassa qualità e vengono poi raccolte nei classici libretti tankobon. La Shueisha, importante casa editrice locale, edita una delle testate più fortunate del genere che si chiama appunto Shonen Jump.
Tornando in casa nostra, diamo un'occhiata più ravvicinata ai contenuti della nuova arrivata in casa Shockdom. Premetto che potrei aver frainteso più d'una cosa, visto che le storie parlano una "lingua" che non pratico molto, ma dovrebbe essere al contrario molto chiara per le ultime generazioni. Ad aprire l'albo c'è "Residence Stravaganza" di Chiara Zuliani. Protagonista della serie (a continuazione) è Luna, un'animaletta (gattina? cagnolina? coniglietta, come la apostrofa uno degli altri personaggi?) di pelo nero, dotata di poteri non indifferenti che al momento sembra non controllare ancora bene. Sua compagna di stanza è il drago (draghessa) Hana. Le dieci pagine a disposizione consentono all'autrice di mettere in scena l'ambiente, alcuni personaggi e poco più prima del (continua).
E' poi la volta di Dado (con l'apporto ai mezzi toni di Elia Bisogno) con "Time clash", un episodio completo incentrato sulla missione di due coppie di agenti temporali, una proveniente dal futuro e una dal passato alle prese con un giovane Adolf Hitler. L'idea è ben congegnata, con azzeccato colpo di scena finale, e la narrazione scorre fluida, piacevolmente.
Più sul versante shojo il terzo racconto, "Splash, una storia di pesci" di Eleonora Bruni, di nuovo a continuazione (l'episodio si conclude con un "fine...?"), che ruota attorno a una storia d'amore lesbico tra l'anonima cameriera di un ristorante di pesce e una creatura acquatica. Anche qui, nel ristretto spazio concesso, c'è appena il tempo per mettere in scena le protagoniste.
La seconda parte della rivistina è aperta da "Damn", opera di Stefano "the Sparker" Conte che abbiamo imparato a conoscere (e apprezzare) sul Volt della Saldapress. Qui affronta il tema di un ragazzino, Dante, alle prese con un pestifero demone di nome Kakka venuto sulla Terra (uscendo dalla tazza del water!) per imparare la cattiveria dagli umani. L'autore, abituato a muoversi su questa formula narrativa, riesce a riempire le dieci pagine a disposizione con una succosa e divertente puntata. Continua...
La "veterana" Ilaria Catalani (Zannablù, Monster Allergy, Me contro Te...) racconta il difficile rapporto tra il giovane Max e il "fratellastro" Ostry trovato dentro un'ostrica in tempo per rovinargli il compleanno e poi la vita, compresa quella sentimentale con la graziosa Clara per cui spasima. Questo primo episodio, "Gara di disegno", è gradevole, ben ritmato, coi giusti tempi umoristici (e un godibile pizzico di spietatezza)... e continua.
In chiusura, "Shonen Boom" di Daw: un ragazzino aspira a "fare shonen", e il padre lo iscrive all'apposita scuola. Il problema è che per entrare deve superare almeno due delle tre prove d'ammissione. E non sarà facile. Questa prima puntata (sì, anche questo continua...) riecheggia alcune cose del su citato Volt, ma è comunque divertente.
Dal punto di vista grafico, se la palma della qualità va indiscutibilmente alla Catalani, il resto è mediamente buono. L'unico lavoro un po' più debole (il tratto e la generale povertà del disegno, spoglio e a tratti immaturo) è quello della Bruni.
Le perplessità maggiori vengono dalla formula scelta per la pubblicazione. La trimestralità mal si accompagna alle storie "a continuazione", specialmente in una testata rivolta a una generazione abituata alle maratone di serie televisive e dunque incapace di aspettare anche un solo giorno per vedere la puntata successiva. Inoltre, "l'obbligo" delle dieci pagine per tutti gli autori/autrici crea un certo effetto di monotonia. Avendo a disposizione autori come Conte e soprattutto Daw, bravissimo nelle strisce come nelle gag da una pagina, forse se fossero stati invitati a usare quelle formule narrative la rivista avrebbe acquistato più ritmo e carattere.
La pubblicazione è comunque gradevole (per quello che posso giudicare da anziano completamente fuori target) e non posso che farle i migliori auguri. Spero anche, nei prossimi numeri, di vedere in copertina pure gli altri autori e autrici. Non avranno lo stesso seguito di Sio, ma meritano in ogni caso di stare in vetrina e dare un'impronta meno infantile alla testata.
Se Sio vende davvero 20.000 copie con Scottecs sarebbe il caso di interrogarsi sul grado di intelligenza degli italiani.
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