giovedì 17 dicembre 2020

Tu chiamala rivista


Da qualche giorno è in edicola la tredicesima uscita di Internazionale Extra. Le precedenti dodici erano normali numeri di informazione, tematici (due riservati ai ragazzini); stavolta, con la testata  Scoop, si è deciso di dare spazio ai fumetti - pardon: graphic articles. La rivista è infatti dedicata al graphic journalism.
Diamo una rapida occhiata ai contenuti.
In "Un bacio contro la guerra" Edmond Baudoin raffigura la ferocia dei conflitti con tavole d’ispirazione espressionista.


Seth Tobocman con tratto marcato e spigoloso condensa cent’anni di lotte antirazziste negli Stati Uniti in "Iconoclastia".


Leila Abdelrazaq in "Diario dal confine", con bianco, nero e un pizzico di rosso, racconta la paura che può assalire una palestinese davanti a una frontiera.


Gli acquarelli di Barbara Yelin delineano altre storie di frontiere, quelle attraversate da un ragazzo scappato dall’Eritrea: "In fuga".


Il francese Laurent Maffre ne "La macchina mangiadita" parla dello sfruttamento della manodopera straniera nelle fabbriche degli anni settanta.


Fa lo stesso l’autrice taiwanese 61 Chi analizzando però le problematiche dei pescatori sulle navi taiwanesi in "Isole nell'oceano".


Olivier Kugler, per parte sua, con "La resistenza del fish and chips" affronta il tema delle speculazioni che stanno cambiando il volto di Londra in pagine ricchissime di appunti, trascrizioni e cifre.


Zuzu riassume in una vignetta la denuncia di un’incarcerazione ingiusta.


E di carcere parla anche Zerocalcare con un reportage sulle rivolte dei detenuti italiani del marzo 2020.


Sam Wallman ci svela invece l'esistenza nel deserto autraliano di una base militare statunitense che compie azioni di spionaggio in tutto il mondo.


Una bella notizia, per chi rimpiangeva le riviste di fumetti della fine del secolo scorso? Sì e no.
Sì, perché il fumetto "d'autore" (si accetti per comodità questa discussa e discutibile categorizzazione) dimostra di essere sempre vivo e capace di reggere l'edicola (forse).
No, perché quella di cui parliamo non è una rivista di fumetti nel senso che abbiamo sempre dato a questa definizione. Cosa la distingue dagli Alteralter, Eternauta e Orient Express? Indubbiamente i contenuti. Le riviste di fumetti degli anni settanta e ottanta ospitavano infatti narrativa a fumetti, riuscendo a trasportarci in mondi fantastici e a farci conoscere personaggi incredibili impegnati in storie dalla più diversa ambientazione e genere. La rivista di Internazionale non è questo. In nessun modo. E' invece un news magazine (l'inglese sembra essere d'obbligo, ormai, per parlare di fumetti) che ha scelto il linguaggio dell'arte sequenziale al posto dell'accoppiata parole&foto dei giornali tradizionali, ma quelli che ospita sono comunque articoli, sia pure in forma grafica. E questo, per l'appassionato di fumetto, mi appare essere il limite maggiore della pubblicazione, destinata più ai lettori dell'Espresso o di Panorama che a quelli di Corto Maltese o Terry e i pirati.





Diverso target, diverso modo di utilizzo del linguaggio. Che si riflette anche sulle modalità di uso del medium: a un disegno che, accompagnando una narrazione, si proponeva di farlo con gradevolezza e bel segno, che fosse quello un po' barocco di Raymond o quello elegantemente sintetico di Pratt, qui si opta per un diverso tipo di scelte grafiche.


Si va così da un disegno "illustrativo", anche molto bello come quello di Kugler o artisticamente gradevole come quello di Yelin, a disegni decisamente più scarni e talvolta decisamente brutttacchioli, qualche volta perché li si ritiene forse più congeniali al testo (può essere il caso del sintetico Tobocman), talaltra perché probabilmente non si è proprio capaci di fare meglio (come è per l'incerto disegno di Abdelrazaq o l'indeciso ripasso di Maffre). In questa altalena qualitativa, giusto al centro si piazza Zerocalcare che riesce a conciliare un'indagine giornalistica "come quelle di una volta" con le sue vignette un po' sgraziate ma stilisticamente coerenti e affatto efficaci dimostrando una volta di più la notevole capacità di comunicare, che si tratti di fiction o cronaca, che ha fatto le sue fortune librarie.

Dunque, benvenuto Scoop (sembra che uscirà una volta all'anno), ma - ahimè - le riviste dell'altro millennio continuano a giacere dove sono state sepolte.




2 commenti:

  1. Non so se Scoop! è una rivista, so che a leggerlo/a mi sono annoiato a morte!

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  2. Come ho detto, il target è più quello del lettore dell'Espresso che dell'appassionato di fumetti.

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