domenica 19 ottobre 2025

Una volta all'anno


Come ho già raccontato, nel '95 mi inventai l'Annuario del Fumetto che, con qualche singhiozzo, è arrivato al compimento del terzo decennio di vita. L'anno scorso la Freecom ha deciso di tirare i remi in barca mettendo a rischio chiusura quella testata insieme all'ammiraglia (si fa per dire: l'editoria italiana ormai è fatta di barchette da diporto) Fumo di China. A salvare quest'ultima sono intervenute le edizioni If che, dopo qualche numero "d'assaggio", la riporteranno agli onori di edicola, fumetteria e anche libreria in forma di rivista-libro brossurata in occasione della prossima Lucca C&G.


E l'Annuario? Ancora non si sa. Ma visto che, mentre FdC era figlia di un gruppo di appassionati emiliani, l'Annuario era figlio mio, carta della mia carta fin dall'ideazione, mi dispiaceva fargli saltare il trentennale.
Come sapete (ma non vi sfugge proprio nulla, eh?) per festeggiare i miei cinquant'anni di professione ho partorito a suo tempo il volume "La testa tra le Nuvolette", pubblicato prima da Editasca e poi, arricchito e ristampato (da poco è disponibile anche in versione ebook), dalle mie "edizioni" Foxtrot col servizio KDP di Amazon. Quel libro si ferma lì; non intendo ristamparlo con ulteriori materiali al compimento dei sessanta o dei settanta (se sarò ancora vivo). Però nel corso di quest'anno io ho continuato a produrre contenuti, su questo blog e altrove, che sarebbero adatti a riempire una nuova edizione di quel tomo... e dunque ecco l'idea: dare vita a una pubblicazione annuale - in forma di rivista-libro - che sia il naturale seguito de "La testa tra le Nuvolette" e prenda il posto dell'Annuario che fu.
Rispetto a quello, naturalmente, è diverso l'impianto stesso della pubblicazione: lì una raccolta di articoli di vari collaboratori a "riassumere" l'annata fumettistica trascorsa; qui, uno one man magazine con riflessioni, analisi, recensioni e altro frutto del mio solo punto di vista, con contorno di illustrazioni, alcune già viste qua e là e altre, e saranno le più, inedite.



Per il momento, dell'opera esiste solo la copertina. Dell'interno c'è una prima bozza nella quale ho cominciato a riversare materiali, da sistemare e impaginare con le illustrazioni. Vediamo se per la fine dell'anno riesco a portare a termine il progetto e regalare a quel mio "figlio" cartaceo un degno festeggiamento del trentennale.


venerdì 17 ottobre 2025

Non solo Charlie


Se il settimanale di satira Charlie Hebdo è salito a notorietà internazionale dopo il tragico attentato di dieci anni fa, in Francia c'è un'altra rivista satirica di ben più antichi natali. Si tratta de Le Canard enchaîné, giornale nato all'inizio del secolo scorso che, con la sola interruzione dei quattro anni di Occupazione nazista, è tuttora in attività. Per essere più precisi, fu fondato nel settembre del 1915 ma non incontrò subito l'attenzione del pubblico, chiudendo dopo soli cinque numeri. I creatori dell'originale testata, il redattore Maurice Maréchal e il disegnatore Henri-Paul Deyvaux-Gassier che firmava più brevemente H-P Gassier, però non si arresero e nel giugno dell'anno successivo ci riprovarono coinvolgendo altri autori. E fu la volta buona.


Il Canard, nato per esprimere, in maniera ironica, tutte le perplessità dei fondatori non tanto contro la guerra in corso, ma contro la "cultura della guerra", si volle totalmente indipendente: niente pubblicità né prestiti bancari o interventi d'altri finanziatori. E, per sfuggire all'imperante censura che riempiva i giornali dell'opposizione di ripetute "pecette" bianche, sviluppò una forma d'umorismo basato su antifrasi e litoti.


Il Canard (Anatra) della testata deriva dal termine dell'argot giornalistico usato per indicare un errore volontario, una mistificazione voluta. E dunque, per prendere in giro i fogli seriosi pieni di consapevoli menzogne al fine di nascondere la realtà, Maréchal e Deyvaux-Gassier scelsero di fare una pubblicazione basata sui canards per dire la verità. Si legge nell'editoriale del primo numero: "Le Canard enchaîné si prenderà la grande libertà d'inserire, dopo minuziose verifiche, nient'altro che notizie rigorosamente inesatte. Ognuno sa infatti che la stampa francese, senza eccezioni, dall'inizio della guerra non comunica ai suoi lettori che notizie implacabilmente vere. Ebbene, il pubblico è stufo! La gente vuole notizie false... per cambiare. E le avrà."
La parola "incatenato" viene invece dal libro "L'Homme libre" (l'uomo libero) di Clemenceau che l'autore, dopo essere stato sospeso per un articolo troppo critico sulle condizioni igieniche dei treni sanitari, aveva reintitolato "L'Homme enchaîné" (l'uomo incatenato, appunto). 
Negli anni d'esordio il Canard era letto in tutta la Francia anche se il 40% dei lettori erano parigini o comunque della regione. Un altro 20% trovava il suo pubblico nei militari al fronte, ai quali arrivava in busta anonima giacché la sua diffusione nelle zone di guerra era proibita.


Il settimanale, che ha per sottotitolo "giornale satirico che esce il mercoledì", abbina articoli d'inchiesta ad articoli satirici e vignette umoristiche. La sua ispirazione ideologica è genericamente libertaria e si tiene equidistante da tutti i partiti e gli schieramenti politici, indagando su scandali d'ogni parte (come quello sull'affaire dei diamanti di Bokassa che dopo la campagna stampa del Canard costò la rielezione a Giscard d'Estaing) e senza risparmiare critiche a chiunque.


  "Ehm... ci manca anche la manodopera per assumere manodopera."


"Non è un Lecornu bis, è un biscornu (puntaspilli)!"

Oltre al settimanale, la casa editrice edita periodicamente anche raccolte dei materiali pubblicati sul giornale.





"La locandina della commedia musicale... houLALA holLAND, tournée d'addio"


Shocking! "Si è seduto sulla poltrona di Churchill!" "E se la porta anche via!!!"

Se masticate il francese, potete seguire l'attività del Canard sul suo sito e sulla pagina Facebook.



domenica 12 ottobre 2025

Mandrafina sott'acqua


Un altro interessante numero della collana Book Story dell'Aurea.


"Diario di bordo" racconta la storia di Jonas in un lontano futuro, il 3059, su un pianeta quasi interamente coperto da un oceano. Una massa infinita d'acqua alla quale il protagonista tende con tutto sé stesso, ossessionato dal desiderio di fondersi con essa. Per raggiungere questa simbiosi, l'uomo si imbarca nel sommergibile da combattimento di una compagnia di pesca con lo scopo di danneggiare le navi delle concorrenti. Jonas però fa, in qualche modo, il doppio gioco, perché lui sta dalla parte delle vaste acque e dei suoi abitanti, e attacca indiscriminatamente i battelli di tutte le compagnie, compresa quella per cui lavora.
Nel percorso verso l'annullamento nell'immenso oceano, un deserto d'acqua dove pur tuttavia non mancano gli incontri, trova anche l'amore, inevitabilmente impossibile, e la delusione quando una creatura marina immensa che sembrava incarnare il suo sogno si rivela il suo peggiore incubo.




Fantascienza ecologista dal taglio malinconico caratteristico della tarda produzione argentina, questa miniserie è ben scritta da Riccardo Ferrari con grande uso di didascalie e pagine di diario che danno alla narrazione un andamento da romanzo, e disegnata con l'abituale maestria da Domingo "Cacho" Mandrafina (col contributo di Alberto Macagno, segnalato a suo tempo su Skorpio e dimenticato in questo volumetto, come mi ricorda Luca Lorenzon). Stampata nel classico formato bonelliano in bianco e nero, vale tutti i 5 euro e 40 del prezzo di copertina.


 

sabato 4 ottobre 2025

Pimentèl, dalla tivù al fumetto


Di Eleonora De Fonseca Pimentèl avevo sentito parlare per la prima volta in uno sceneggiato RAI nel 1966, e - per le caratteristiche fonetiche del nome - è l'unica cosa che ricordavo di quella trasmissione (potete vedere la prima puntata qui). Il titolo del lavoro, tratto da un romanzo di Alexandre Dumas, era "Luisa Sanfelice" e in sette puntate raccontava la storia tragica della nobildonna, una delle prime eroine pre-risorgimentali, nel contesto della rivoluzione napoletana del 1799.



Principali interpreti dello sceneggiato diretto da Leonardo Cortese erano Lydia Alfonsi nella parte della protagonista, Giulio Bosetti nelle vesti dell'avvocato giacobino Ferdinando Ferri e Mila Vannucci nel ruolo appunto della De Fonseca Pimentèl.



Sono stato perciò meravigliato di ritrovare quest'ultimo nome in quello del comune in provincia di Cagliari che mi ha invitato qualche settimana fa alla seconda edizione del piccolo ma prezioso evento fumettistico "Tesori a fumetti" (ne avevo già accennato in un precedente post).


Ho saputo da Isa Sollai (la vedete qui sotto nella simpatica caricatura di Bruno Olivieri autore di quelle di tutti gli ospiti e organizzatori; la mia la trovate qui), la componente del solerte e capace staff della manifestazione che mi ha scarrozzato tra il capoluogo di provincia e la sede dell'evento, che l'omonimia è tutt'altro che casuale, in quanto pare che il villaggio tragga il suo nome proprio dalla famiglia nobiliare spagnola Pimentèl, la quale ebbe anche un Vicerè della Sardegna, don Girolamo, e si ritiene quindi che il villaggio possa essere stato un feudo di questa famiglia. Secondo uno storico il borgo sarebbe sorto nel 1670, a opera di Maria Josefa Pimentèl, moglie di Biagio Alagòn, che avrebbe dato il nome al paese unendo i due villaggi presenti ai lati del Rio Funtana Brebeis, ossia Nuraxi a est e Saceni a ovest. Anche se si ritiene che il villaggio non sia stato formato allora, ma esistesse già da prima con un altro nome, dato che sarà stato uno di quei numerosi villaggi della curatoria della Trexenta che Giovanni Francesco Fara, nella sua “Chorographia Sardiniae”, nel 1580 cita come distrutti.


Credo che, a differenza della televisione e del cinema, il nostro medium non abbia mai dedicato un graphic novel alla De Fonseca Pimentèl o realizzato una versione a fumetti del romanzo di Dumas. Lancio il suggerimento ai miei colleghi, magari napoletani.