3. IL DUPLEX
Quando ancora abitavo a Siena in via Don Minzoni, nel palazzo a otto piani che veniva chiamato "il grattacielo", un bel giorno in casa nostra arrivò il telefono. Erano gli anni a cavallo tra i 50 e i 60, e si usavano ancora i modelli in bachelite nera, in prevalenza da parete, con il "disco" per fare il numero (TRRRRR... ta-ka-ta-ka-tak... TRRR....). Quello che ci fu installato aveva pure un'altra caratteristica: era in DUPLEX.
All'epoca per le famiglie non abbienti come la mia il costo del canone telefonico era poco abbordabile e la compagnia telefonica, per diffondere l'uso del nuovo mezzo di comunicazione e allargare la clientela, consentiva che a dividersi il canone fossero due diverse famiglie. Naturalmente anche il servizio risultava "dimezzato". La linea infatti era comunque una sola, e quando una delle due famiglie telefonava, l'altra non poteva né chiamare né ricevere chiamate: se si sollevava la cornetta l'apparecchio, al posto dell'abituale "tu-tuuu", offriva un inquietante silenzio.
Nel fare la scelta di condividere la linea, bisognava dunque sperare che nessuna delle due famiglie ne abusasse, altrimenti si rischiava la lite condominiale continua... e chissà quante ce ne sono state nell'Italia di quel tempo!
Noi fummo fortunati, e non ricordo alcuna discussione o anche solo lamentela nel ristretto delle mura di casa.
Oggi che la linea fissa per moltissimi italiani è solo un ricordo e i telefoni sono diventati un oggetto portatile che somiglia ormai più a un computer che a un apparecchio telefonico, l'idea del Duplex può sembrare una favola particolarmente fantasiosa, ma per quegli anni di frenetico sviluppo e ancora diffusa povertà fu una geniale trovata commerciale.
La mia talpa in via Buonarroti - non so quanto sia affidabile : sostiene che Morgan Lost allude al fatto che quest'anno il leader dei Bluvertigo non è tra i giudici di X-Factor - mi ha raccontato che anni fa un giovane SBE stava guidando in autostrada e meditando sul nome da incollare al personaggio che stava studiando x un pubblico + verde di quello di Tex e che sarebbe dovuto essere una combo di Tarzan, Phantom e Nembo Kid. Era quasi alle porte della, allora, capitale morale quando rimase folgorato dalla constatazione che spesso non riusciva a raggiungere un cartoonist a cui voleva parlare xchè divideva la linea telefonica con altro utente. Duplex ! SBE aveva un talento di visualizer come quello di Alfie Castelli e già vedeva una tonnellata di covers di Ferri con il logo Duplex. Trascinato da quel nome tanto evocativo - Diabolik, Satanik , Kriminal e tutte le birbe simili sono ancora nella testolina dei loro creatori - SBE ipotizza un eroe schizofrenico che di giorno è un ciccio con baffetti tutto pappa e siesta e dopo il crepuscolo si trasforma in un marcantonio che saltella di liana in liana ettendo un urlo pieno di ipsilon. Arrivato a casa, apre la porta con tanta foga che quasi rovescia il calamaio di Galep e si precipita dal papà x chiedergli cosa ne pensa. Papà è stato un dannunziano ed un pugile e chiama le cose con il suo nome come un personaggio di Hemingway e quella roba della mezza porzione di messicano che di notte diventa un Ercole con la casacca rossa gli sembra improponibile allo stesso pubblico che dal '48 crede che nei messaggi di fumo dei nativi americani ci siano virgole e punti. Papà gli dice che sarebbe il caso sceneggiasse Paperino ( storico ndr ) e SBE se ne va mogio mogio nel suo batcave e ne esce il giorno dopo con Zagor. Peccato ?
RispondiEliminaBello quest'intervento che collega i miei ricordi telefonici con il precedente post zagoriano! L'aneddoto è curioso. Non so quanto realistico: non mi sembra che Sergio Bonelli fosse un appassionato di supereroi, e la presenza di Nembo Kid tra i personaggi a cui ispirarsi per creare Zagor facendone un giustiziere con identità segreta mi appare poco in linea coi suoi gusti... ma tutto può essere! Un "Duplex" avrebbe avuto lo stesso successo di Zagor? Forse no, visto che all'epoca il western andava per la maggiore. Certo, se avesse comunque resistito fino agli anni 70, poi sarebbe forse risultato più "moderno" e adeguato ai tempi, rispetto allo Spirito con la Scure. Ma la storia (anche quella del fumetto) non si fa con i se. :-)
RispondiEliminaNah. E' tutto inventato di sana pianta. E' però vero che SBE, sebbene non amasse i picchiatelli in costume, prese da quelle parti l'idea dello stemmone sulla casacca. Zagor è ancora in giro dopo 54 anni. Credo che il mio Duplex - qualora qualcuno fosse stato così incosciente da pubblicarlo in quegli anni - sarebbe oggi una nota a pie' di pagina di qualsiasi enciclopedia del fumetto italiano alfredocastellica e avrebbe un manipolo di agguerriti e canuti fans come il Radar di Donatelli o Kolosso.
RispondiEliminaComunque non mi spiacerebbe un cartone animato di Duplex con il character design di Bruce Timm o di Dan Hipp.
RispondiEliminaNeppure a me. Io intanto ho "rilanciato" il tuo fantasioso aneddoto su Facebook. Vediamo le reazioni! :-)
RispondiEliminaMm. Anni fa ho piazzato nel blog di Luca Tito Faraci un aneddoto vero come quello di Duplex secondo cui Bill Finger ha inventato il Joker dopo una vacanza a Roma nel corso della quale aveva conosciuto Gianfranco Funari bimbo - che già vestiva come negli anni della maturià - e ora non posso girare x certi quartieri della capitale senza una scorta...
RispondiEliminaPurtroppo l'ironia (e soprattutto l'autoironia) non abbondano nel mondo editoriale. Autori, redattori e lettori si dimostrano spesso dei veri e propri talebani quando si parla di loro o dei loro personaggi... ma continueremo a farcene una ragione.
EliminaE la settimana scorsa ho incontrato Moreno Burattini -presentava la sua raccolta di aforismi in una libreria davanti al comprensorio materna /primaria dove studia Crepascolino - dopo anni passati a trafiggere anche il suo blog con le mie bislacche combo di reale e surreale. Se quella faccenda di Duplex arriva da quelle parti, il prossimo mad doctor a tentare di stecchire il signore di Darkwood avrà enormi orecchie a sventola e la coccia rasata. Praticamente Yellow Kid di mezza età. Potrebbe chiamarlo Quel Bastardo Giallo se non ci fosse già quella saga di Sin City di Frank Miller...
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