martedì 26 novembre 2019

Si può farlo meglio

Ho letto in questi giorni il prezioso manuale di Oriana Staiano "Come presentarsi a un editore". Questo snello libro nasce a seguito dei corsi sponsorizzati da Shockdom "Saper disegnare non basta" che l'autrice ha tenuto nei mesi scorsi (e continua a tenere) presso alcune scuole di fumetto, e si propone di fornire una serie di informazioni ed esercizi per migliorare le proprie capacità di comunicazione, specificamente nel contesto della presentazione di una collaborazione a case editrici.


Da appassionato di psicologia (sono anche stato abbonato per anni a Psicologia Contemporanea) e pedagogia, conoscevo già alcune delle cose che vengono spiegate/insegnate nel volumetto, ma nonostante i miei quasi settant'anni di vita (cinquanta dei quali da fumettista, come spiego qui) vi ho trovato più di un utile suggerimento. A dimostrazione del fatto che non si finisce mai d'imparare e che nella vita, ahimè, gli esami non finiscono mai. Specialmente nella nostra professione.

Oriana è Trainer Internazionale in Programmazione Neuro-Linguistica, e sa dunque bene di cosa parla quando ci spiega che comunicare correttamente è una capacità che si tende a sottovalutare ed è invece importantissima quando si tratta di proporre un progetto o anche una collaborazione "aperta" a un editore. Perché i modi in cui si comunica sono molteplici, e spesso - se non apprendiamo a "governarli" - possono entrare in contraddizione l'uno con l'altro, rendendo la nostra presentazione caotica e non convincente.
Accanto alla comunicazione verbale, con la quale già è possibile impicciarsi usando involontariamente parole e frasi che finiscono per suggerire l'opposto di quello che era nostra intenzione dire, ne esistono infatti una paraverbale (volume della voce, pause, ritmo delle parole ecc.) e una non verbale (il classico "linguaggio del corpo").
Oriana, con semplicità e grande chiarezza guida il lettore in una serie di riflessioni ed esercizi che gli consentano di arrivare ad "allineare" i tre livelli di comunicazione in modo da rendere univoco e coerente il messaggio che si vuole trasmettere.
Non posso dunque che consigliare questo agile (ed economico: 10 euro) libretto, perché è vero che saper scrivere e/o disegnare bene è di per sé un biglietto da visita, ma può non bastare. Quante volte avete sentito dire: "Quello non è certo un genio, ma si sa vendere bene"? Come scrive l'autrice, "vuoi davvero lasciare il posto a coloro che, pur avendo la metà del tuo talento, delle tue idee, della tua preparazione, sanno come proporsi e come ottenere il meglio da sé e dagli altri?"
E poi una buona comunicazione, una volta che se ne sono appresi i meccanismi, è utile anche nella vita di tutti i giorni. Leggendo il libro di Oriana mi sono accorto, per esempio, che ad alcune delle "strategie di comunicazione" suggerite io sono arrivato, a forza di "picchiarci la testa" errore dopo errore, nell'utilizzo di Facebook, dove l'esperienza mi ha insegnato a stare attento a cosa, come e quando comunicare. Se avessi letto questo manuale cinque o sei anni fa, avrei risparmiato un bel po' di tempo, figuracce e incavolature!

Il volume è completato da due appendici; nella prima un editor fornisce consigli sui materiali da presentare a una casa editrice (quali e in quale forma) per giocare al meglio le proprie carte quando si avanza una proposta di collaborazione; nella seconda è raccolta una serie di testimonianze di allievi e allieve che hanno partecipato ai corsi di cui parlavo all'inizio. 

Da disegnatore (e grafico della domenica) mi permetto di aggiungere qui un "capitolo" al volumetto: sulla comunicazione visiva. Si dice che "un'immagine vale mille parole". Me ne sono convinto una volta di più osservando la copertina del libro di Oriana. Quando l'ho vista la prima volta, mi è sembrata ben fatta e adeguata al tema e al contenuto del libro: un giovane con la cartellina sotto il braccio stringe la mano a un editore che lo accoglie con entusiasmo. Perfetto.
Leggendo, invece, ogni volta che riprendevo in mano il libretto per affrontare un nuovo capitolo, quell'immagine mi appariva sempre più "stonata" e quasi respingente. Infatti l'entusiasmo e la passione che permeano il testo di Oriana sono totalmente assenti nella copertina, nella quale predomina un triste grigiore che sembra voler negare/contraddire l'energia positiva del contenuto. Suggerisco quindi, quando si arriverà a una seconda edizione, di affidare la "presentazione" esterna a toni più caldi: rossi, arancioni...
E gli "errori" non finiscono qui: il testo interno si rivolge a tutte le figure professionali del fumetto: sceneggiatori, disegnatori, coloristi... ora, non dico di mettere in copertina un vero e proprio elenco di mansioni, ma sarebbe giusto riconoscere almeno i due elementi costituenti del linguaggio con un "Saper scrivere e disegnare non basta".
Ancora: è vero che un tempo il fumetto era un "mondo per soli maschi" e Grazia Nidasio e Lina Buffolente, per non citare che le più conosciute, erano due mosche bianche in un ambiente pieno di testosterone, ma oggi non è più così; sceneggiatrici e disegnatrici sono sempre più numerose, e persino tra gli editori non mancano le figure femminili (Laura Scarpa per tutte). Perché allora mettere in copertina due maschi? Oltretutto se si pensa che sia il libro che la copertina sono opera di donne. Scott McCloud insegnava nel suo "Capire il fumetto" che se si disegna in modo realistico e con ricchezza di dettagli la faccia di un attore, quello che il lettore vedrà è quell'attore. Ma se si disegna un cerchio con due puntini per occhi e due linee per naso e bocca, il lettore vedrà sé stesso. Perché in un'immagine non connotata è più facile immedesimarsi.
Tornando alla copertina del libro, quel giovane disegnatore e quell'editore, quanto più caratterizzati, rischiano di risultare escludenti: se io fossi una giovane aspirante sceneggiatrice potrei pensare (anzi, "sentire") che quel libro non si rivolge a me: il giovane autore rappresentato infatti è maschio e disegnatore (la cartellina sotto il braccio). Suggerisco quindi nell'eventuale rifacimento della copertina di limitare l'immagine a due mani che si stringono, una maschile e una femminile come in quella qui sotto pescata in rete. L'illustrazione, così, non direbbe più chi è chi, e permetterebbe a chiunque di immedesimarvisi.




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