La domanda di Don Abbondio su Carneade si può adattare anche a Kannak.
La risposta ve la do io.
Verso la metà degli anni 80, insieme a Paolo Di Pietrantonio e Stefano Casini, cominciammo a "giocare agli editori". Avevamo tanta voglia di fare e un sacco di idee. Prima partorimmo la rivista Prova d'Autore, due numeri distribuiti per posta; poi arrivò fox trot!, cinque numeri veicolati (malamente) tramite edicola, accompagnati dalla rivistina umoristica "in scatola" Fritto Misto e da un fascicolo a striscia, Marshal Mickey; infine arrivò Fumo di China, presto affiancata dall'Annuario del Fumetto, queste ultime ancora pubblicate, sia pure da un altro editore.
Tanta era la voglia di inventare storie e nuovi personaggi che, non trovando altri spazi (e forse anche tempo per realizzarli sulle pagine della rivista) su fox trot! io e Stefano ci inventammo anche un album di figurine che apparivano in quarta di copertina e andavano tagliate per essere incollate su un apposito album a venire, "otto personaggi in cerca di editore". La "serie" inventata da Stefano fece in tempo ad apparire sul quinto e ultimo numero, la mia si limitò a fare capolino in un angolino della copertina per annunciare la novità. Il protagonista era l'algonchino Kannak (nome palindromo, da sempre una delle mie passioni-manie), che attirò subito la curiosa attenzione di Tiziano Sclavi quando, andando a consegnare una sceneggiatura di Zagor, gli portai la rivista in omaggio.
Dopodiché, resuscitai l'inquietante giustiziere solo per due esperimenti di colorazione, che potete vedere qui sotto.
Finché le curiosità online e un servizio sulla rivista di un'associazione di appassionati dello Spirito con la Scure non mi hanno spinto a riprendere in mano le due sceneggiature di Zagor che Sergio Bonelli, all'epoca dell'interruzione della mia collaborazione con la casa editrice, mi pagò regolarmente ma decise di non far realizzare. Mi sono così riletto tutte le 257 pagine de "I crociati", rimanendo colpito da quanto - con un piede già fuori da via Buonarroti - avevo provocatoriamente sperimentato in fatto di montaggio delle vignette e costruzione della tavola facendo strame della canonica "gabbia" bonelliana proprio nel momento in cui l'editore viveva invece un periodo di "nostalgie" restauratrici.
Quando, deciso a dare una chance editoriale a quella vecchia (ma sempre fresca e fors'anche tuttora "rivoluzionaria") storia condannata dall'editore all'oblio, pensai di pubblicarne una versione in forma di romanzo, mi sarebbe però dispiaciuto che quel lavoro sull'impaginazione dei singoli quadri andasse perduto. Ecco dunque l'idea: far procedere il racconto alternativamente in prosa e a fumetti.
E, visto che non potevo usare Zagor per evidenti problemi di diritti d'autore, per sostituire il protagonista pensai subito a quello strano indiano-non indiano pensato quasi quarant'anni prima per la copertina di fox trot! e mai più approdato alla carta stampata.
Ho scritto il romanzo molto rapidamente (trama, descrizioni e dialoghi erano già tutti nella sceneggiatura, perciò è stato quasi un lavoro di copia-incolla), mi sono dedicato al disegno di una ventina di tavole che testimoniassero la mia ricerca - ispirata in buona parte dalle invenzioni milleriane - nella composizione delle pagine.
Già che c'ero, per lo stile del disegno mi è venuta l'idea di sperimentare qualche variazione, così mi sono avvicinato al comico-realistico della BéDé franco-belga. Anche qui, forse, ne è uscito un risultato ibrido, ma qualche vignetta qua e là mi lascia intravedere sviluppi più convinti che troveranno sicuramente applicazione nei miei prossimi lavori. Insomma, giunto ormai sulla soglia dei tre quarti di secolo, sono contento di constatare che la voglia di cambiare e inventare è tutt'altro che sopita. Anzi, grazie alla libertà totale concessami dal pubblicare col sevizio on demand di Amazon, è più viva che mai.
Intanto, il lavoro è compiuto: caricato il pdf del volume sulla piattaforma KDP di Amazon, già da qualche ora è regolarmente acquistabile, e Kannak può iniziare a pieno titolo la sua vita nel mondo della carta stampata. Replicherò l'esperienza anche con l'altra sceneggiatura zagoriana, "La porta degli incubi"? Chi vivrà vedrà.
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