lunedì 30 settembre 2024

L'anello finale


L'anello finale della catena editoriale del fumetto, in Italia, per un centinaio di anni è stato rappresentato dall'edicola. Lì quasi esclusivamente approdavano, con periodicità settimanale, decadale, quindicinale o mensile, grandi giornali come il Corriere dei Piccoli, il Vittorioso e il Giorno dei Ragazzi e una miriade di "giornalini" di tutti i formati, dalla striscia all'albo orizzontale "all'italiana", all'albo Gigante, al quadernetto, al tascabile brossurato. In libreria, nei decenni, apparivano solo sporadicamente volumi che generalmente raccoglievano episodi di personaggi diventati famosi con la vendita  nei chioschi o scelte selezionate di strisce statunitensi ospitate anche su qualche quotidiano dello stivale come il Giorno.


L'edicola, il canale che accoglieva quotidianamente italiani e italiane per proporre le sue pubblicazioni, dai quotidiani alle riviste di informazione, di gossip e specializzate così come romanzi di genere (il Giallo Mondadori su tutti) ma anche, con la geniale intuizione della collana de gli Oscar di Arnoldo Mondadori presto imitata da vari concorrenti come Longanesi, grandi romanzi e saggistica di vario tipo (per esempio "Storia della filosofia occidentale" di Bertrand Russell), oggi è in crisi. Vasta e apparentemente irreversibile.



Ho scritto recentemente, qui e qui, varie riflessioni sulla situazione del fumetto nelle fiere a esso più o meno dedicate, ma è chiaro a tutti che il punto dolente della situazione economico-culturale-editoriale del settore è proprio quello che sfocia in edicola.
Scrive Antonio Marangi su Facebook:
"Sob.
Il mio mondo sta finendo.
Anzi, è già finito.
Vado a visitare una nuova Mondadori appena aperta. Non ha il settore fumetti, ha un settore esclusivamente manga.
Passo dall'edicola in piazza. Nel suo settore fumetti, un tempo ancora recente ricco e florido, ampi spazi vuoti. I fumetti non arrivano neanche più, mi dice il gestore.
Giro a Milano centro. Nell'intera stazione di porta Garibaldi non c'è una sola edicola. In tutta la stazione Centrale c'è solo uno striminzito angolo giornali e riviste interno alla Feltrinelli.
In molte stazioni del metro non c'è più l'edicola, se c'è è più biglietteria e venditore di Torri di Pisa e gondole (a Milano).
Quelle sbarrate (o trasformate in negozi di fiori che Dio solo sa come fanno a campare) agli angoli delle strade sono sempre di più.
Non è una novità di oggi, certo, lo so bene. Anzi, è un processo cominciato da tempo.
Ma fare caso a tutto ciò in meno di 24 ore mi ha fatto sentire come Maggie Smith (R.I.P.) nell'ultima puntata di Downton Abbey."


E a conferma di questo "grido di dolore" personale arrivano i dati ufficiali:
Lo SNAG (Sindacato Nazionale Autonomo Giornalai) pubblica questo desolante specchietto:


Un piccolo aiuto ai punti vendita sempre più ridotti e in crisi arriva dal Bonus Edicola stanziato dal governo che permette ai giornalai di tirare un po' il fiato e rallenta il ritmo delle chiusure, passate dal 13,3% del 2019 al 3,9% del 2020-2023 ma non inverte in alcun modo la tendenza.
Il Presidente dello SNAG Andrea Innocenti dichiara in un'intervista di Francesca Cutolo su 50&Più ("La crisi delle edicole - Reinventarsi non basta, servono interventi di sostegno"): "Oltre 2.000 Comuni sono senza una rivendita di giornali e altrettanto a rischio desertificazione. Tra tutte le serrande che si abbassano, forse quelle delle edicole lasciano più di altre una sensazione di desolazione. Un’edicola che chiude raramente risorge, il più delle volte è per sempre.
Dal 2018 a oggi si registra una riduzione del 26% dei punti vendita esclusivi: nel corso degli ultimi cinque anni hanno chiuso 4.005 edicole. Oggi sono poco più di 11.000 e, di queste, quasi la metà svolge ulteriori attività rispetto alla vendita di quotidiani e periodici che resta comunque prevalente. Tra il 2021 e il 2022 le edicole hanno registrato una contrazione del 3,5%, ma nel 2023 si è arrivati a un saldo negativo su base annua del 5,6%."
Con le edicole, muore anche un modo di fare il fumettista, quello "da stipendiato". Nelle produzioni da edicola, infatti, gli autori vengono pagati a pagina e, realizzando ogni mese più o meno lo stesso numero di pagine, si sono garantiti per decenni uno "stipendio" fisso che consentiva loro di organizzarsi le spese di una normale vita familiare. Con la crisi delle pubblicazioni e, conseguente, delle edicole questa modalità è ormai ristretta a un numero sempre più esiguo di professionisti in costante calo.
L'altro canale, quello delle librerie che si è aperto una ventina di anni fa col fenomeno dei graphic novel (ma già dal commento di Marangi sopra riportato sembra essere in robusta contrazione anch'esso) utilizza un altro tipo di pagamento ad autori e autrici, quello tipico dei romanzi: una percentuale sul prezzo di copertina delle copie vendute. Questo consente a un ristrettissimo numero di autori di successo di vivere agiatamente (finché dura) ma costringe la stragrande maggioranza dei fumettisti a fare del loro "mestiere" un secondo lavoro o addirittura un hobby.


Insomma, ogni volta che un'edicola chiude c'è, parallelamente, un autore/autrice che non riuscirà più a pagare le bollette a fine mese.




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