lunedì 4 novembre 2024

La Lucca disertata


L'anno scorso, dopo la Lucca alluvionata, avevo espresso la mia sensazione dell'inizio di una certa insoddisfazione da parte degli abituali frequentatori dell'evento. Sensazione che si è rivelata decisamente fondata.
Guardiamo i numeri. Se nel 2022 si erano venduti 320mila biglietti a fronte di un'aspettativa di 350mila, nel 2023 se ne erano staccati 314mila... ma con il limite di vendita quotidiana salito a 80mila (per totali 400mila) rispetto a 70mila dell'anno precedente. Qualcuno avrà pensato che la cosa fosse dovuta al maltempo che ha imperversato in tutta la Toscana nel periodo della manifestazione. Poco credibile, visto che la maggior parte dei biglietti erano stati acquistati online quando ancora non erano disponibili previsioni meteo di alcun genere. La conferma che qualcosa era cambiato ce la danno i numeri di quest'anno: quasi 40mila biglietti venduti in meno! Ne sono stati acquistati infatti poco più di 275mila, segno indiscutibile di una mutazione in atto. L'agognato tetto dei 400mila visitatori paganti è stato mancato di ben 125mila unità.
Quali i motivi di questo corposo calo di pubblico?


Avevamo già accennato al fastidio per le ripetute file a cui sono costretti a sottoporsi i visitatori: per acquistare i biglietti, ottenere il braccialetto, entrare nei padiglioni, procurarsi il pranzo... e pure andare in bagno, nei famigerati Sebach "vivibili" solo nelle primissime ore della giornata.
A questo si aggiungono il costo del biglietto ogni anno più alto (con sovrapprezzo se lo si acquista online) e quello di ogni genere di conforto acquistabile nei giorni del festival. Mi diceva l'anno scorso un espositore che, sceso a Lucca un giorno prima per allestire lo stand, aveva pagato il caffé al bar un euro, ma già la mattina successiva con l'apertura della manifestazione il prezzo era salito a un euro e cinquanta. Per non parlare dei pernottamenti, il cui costo lievita ogni anno come se stessimo vivendo in un periodo di boom economico. A lamentarsi sono soprattutto gli espositori (i visitatori, alla fin fine, decidono di stare a casa e tanti saluti), "costretti" a esserci per non perdere quote di vendita ma sempre più in difficoltà dovendo far fronte ad aumenti del prezzo degli stand al limite dello strozzinaggio. Inevitabile che anche loro, pian piano, si ritrovino obbligati a saltare l'appuntamento autunnale, specialmente se il numero dei visitatori cala così vistosamente e vanifica ogni speranza di guadagno.
Il vero e proprio crollo del numero di visitatori paganti spingerà gli organizzatori a cambiare rotta? Forse, ma non nel senso che auspicavo nel post dell'anno passato, temo. Le voci colte in giro parlano piuttosto di una ulteriore mutazione "genetica" dell'evento: sembra che nel 2025 il padiglione Giglio sarà occupato completamente dalla RAI, finora sparpagliata tra teatro e vetrine nella stessa piazza (dove verranno spostati gli Alley Artist ospitati fin qui, da Bianchi, a Celoni, a Bianchini...? Si vedrà). E che la manifestazione si aprirà - udite, udite - alla Moda. Tutti settori in grado di pagare spazi a prezzi certamente maggiori di quelli che può permettersi un mondo fumettistico in crescente crisi e ogni anno più negletto.


L'impressione è che ormai il festival venga vissuto come un gran carnevale, e che singoli e famiglie vengano per godersi lo spettacolo all'aria aperta dei cosplayer, senza pagare alcun biglietto. Basta guardare le photogallery dei vari siti d'informazione locale per rendersi conto che l'interesse è focalizzato sui fantasiosi costumi, mentre albi e libri a fumetti non conservano molto appeal giornalistico.
Per il futuro sembra che ci si debba aspettare una manifestazione ulteriormente variegata pronta a cambiare contenuti e natura per sopravvivere a sé stessa qualora alcuni settori facciano crescente fatica a far quadrare i conti e si trovino costretti a disertarla. Il fumetto, d'altronde ogni anno meno attrattivo nel mercato e nella società, dovrà ridimensionarsi progressivamente a ogni nuova edizione, finché resterà poco più che una presenza storica nel logo.


venerdì 1 novembre 2024

Quando Zagor parla serbo



Nell'unico giorno in cui sono stato a Lucca quest'anno, nelle more della presentazione delle card "Legends" della Gedis, sono stato raggiunto all'Oratorio San Giuseppe (di fronte allo stand della Bonelli) dall'editore serbo del volumone cartonato (peso 2 chili e 700, circa mezzo chilo in più del mio "Dantone" che ne pesa 2 e 100) del 2023 della Ceseli Cetvrtak di cui avete visto la copertina in apertura di post e che contiene le prime quattro storie a colori di Zagor ("Indian Circus" e i primi tre numeri centenari, dunque anche il trecentesimo di cui ho scritto la sceneggiatura).



Con grande sorpresa dell'editore stesso - col quale cercavo di comunicare col mio zoppicante inglese - la copertina del volume è stata montata a rovescio. D'altronde, avendo la copia ancora la cellofanatura originale, era impossibile accorgersene finché non l'ho aperta. Vabbe', almeno la mia postfazione è diventata una prefazione.




Per chi non mastica il serbo, ecco qui sotto il testo originale del mio intervento:

Ho iniziato a leggere Zagor quando ancora usciva in albi “a striscia”, ma lo compravo saltuariamente. Solo quando sono cominciate a uscire le “raccolte” nel formato libretto che poi sarebbe diventato quello caratteristico della Sergio Bonelli Editore, ho preso a seguirlo con continuità. E ben presto mi sono innamorato del personaggio. A ogni anno che passava, le storie di Sergio... pardon, Guido Nolitta, diventavano più belle e cariche di atmosfere molto particolari, e Gallieno Ferri le accompagnava in maniera magistrale coi suoi disegni dal tratto classico ed efficace, a tratti impressionista, ma sempre “amichevole”: i suoi personaggi ispiravano infatti simpatia a prima vista e non potevi non affezionarti a loro. Ai buoni come ai cattivi.
Mai avrei immaginato di avere un giorno la possibilità di scrivere io le storie dello Spirito con la Scure.
Invece, dopo anni di esperienze in varie pubblicazioni a fumetti sia in veste di sceneggiatore che di disegnatore che mi avevano permesso di crescere come autore, mi fu offerto di proseguire le avventure del giustiziere di Darkwood dopo che il suo creatore aveva deciso di abbandonarlo, troppo preso dai crescenti impegni della casa editrice... e forse anche un po' stanco dopo aver dato vita a tantissime, incredibili storie del suo primo personaggio importante.
In ogni caso proposi alcuni soggetti che vennero accettati... e mi ritrovai di colpo al timone della testata. La mia perfetta conoscenza del personaggio e la buona qualità delle mie sceneggiature spinsero infatti Sergio ad affidarmi la quasi totalità delle storie di Zagor per ben undici anni, arrivando a parlare di me come del suo “erede”. Finché anch'io, un po' per stanchezza, un po' perché attirato da altre sfide professionali in veste di autore completo, decisi di passare la mano.
Durante il lungo e appassionante periodo in cui ho scritto le avventure di Za-Gor-Te-Nay, ho fatto affrontare al protagonista indiani in rivolta, fuorilegge, trafficanti d'armi e alcool, mostri, mutanti e ogni altro genere di imprese in giro per Darkwood e nel resto del Nord America, avendo “al mio servizio” non solo le morbide pennellate di Ferri, ma anche il tratto essenziale quanto funzionale di Franco Donatelli, “narratore visivo” come pochi, il disegno preciso e ricco di particolari di Franco Bignotti (coadiuvato dal cesellatore Gaetano D'Auria) e le ventate di freschezza portate dai nuovi disegnatori che nel tempo sono andati ad aggiungersi allo staff storico, Marco Torricelli in continua crescita e soprattutto Michele Pepe, capace di introdurre nella tradizione grafica – senza tradirla - un tratto nuovo, all'americana, un po' buscemiano. Con ognuno di loro è stato un piacere e un onore lavorare.
Lungo il percorso mi si sono presentate anche due tappe importanti: la nascita degli albi “Speciali” con periodicità annuale, di cui ho sceneggiato i primi tre numeri, e la scrittura del trecentesimo numero, traguardo “festeggiato” con il colore come tradizione della casa editrice.
Mentre le normali storie della serie potevano avere la lunghezza che la natura della vicenda richiedeva, in entrambe queste uscite speciali mi sono dovuto misurare con un limite prefissato di pagine. Naturalmente niente di preoccupante. In passato avevo scritto per altri editori anche storie di dodici pagine, o addirittura di quattro. L'unico problema di cui deve tenere conto uno sceneggiatore quando deve “stare dentro” uno spazio preciso, è la scelta di una storia adeguata per quella lunghezza. 94 pagine, ovviamente, non consentono lo sviluppo di trame troppo complesse, così per l'occasione decisi di inventare per Zagor una sfida “sportiva”, qualcosa che lo impegnasse in un percorso limitato nel tempo e nello spazio ma gli consentisse comunque di regalare ai lettori un buon numero di scene d'azione e qualche colpo di scena.
Nella pagina della Posta della pubblicazione, Sergio Bonelli salutò il traguardo del trecentesimo numero con queste parole: “Nolitta ha lasciato il timone del n. 300 in buone mani: in quelle di Gallieno Ferri, il “papà grafico” dello Spirito con la Scure, e in quelle di Marcello Toninelli, che di Zagor se ne intende, come dimostrano le numerose e belle avventure che ha scritto in questi ultimi anni”.
La colorazione dell'episodio fu affidata a Laura Battaglia, moglie del mitico Dino, uno degli artisti più importanti del fumetto di tutti i tempi.
Il risultato dei nostri sforzi... potete godervelo in questa bella edizione che avete tra le mani. Buona lettura, e buon divertimento.



mercoledì 23 ottobre 2024

Storia di un marchio


Nel 1995, appena conclusa la pubblicazione dell'Inferno di "Dante, la Divina Commedia a fumetti" su il Giornalino nell'edizione a colori "adeguata al target", decisi di dare alle stampe la versione originale in bianco e nero. All'epoca gestivo Fumo di China, pubblicata dalla NED 50 (Nuove EDizioni 50, che avevano preso il posto delle Edizioni 50 messe su con Paolo Di Pietrantonio e Stefano Casini per editare la rivista foxtrot!), che oltre ad andare in edicola sfruttava con soddisfazione anche il canale delle fumetterie dove era distribuita principalmente a cura della decana Alessandro Distribuzioni.


Era l'epoca in cui quei negozi sembravano promettere nuovi e luminosi traguardi al mondo del fumetto; con la loro modalità di prenotazione degli albi e l'assenza di resi, consentivano di fare tirature mirate permettendo così a tantissime piccole realtà di "provarci" senza eccessivi rischi. Lì indirizzai dunque il mio Dante realizzato in fascicoli spillati di 24 pagine in bianco e nero più copertina a colori (alla fine della serie mi inventai anche un raccoglitore di cartone studiato sulla base di uno che raccoglieva non ricordo più quali fascicoli... della Coop!). Visto che, anche se contabilmente l'operazione era condotta dalla Ned 50, di fatto era una cosa mia di cui mi accollavo le spese e prendevo i guadagni, sentii il bisogno di utilizzare un'altra "etichetta", e mi venne naturale "marchiare" i fascicoli recuperando il nome della defunta foxtrot!, accompagnando il logo con un simbolo grafico che richiamava il balloon dei fumetti, come vedete nella copertina qui sotto.


Con lo stesso marchio pubblicai varie altre produzioni mie: Superstrunz, Agenzia Scacciamostri, Strip Wars ecc. Quell'esperienza mi insegnò una cosa fondamentale: Dante vendeva. Bene. E non smetteva di vendere, obbligandomi a ristampare più volte. Anche gli altri albi a strisce umoristiche vendevano bene. I prodotti "realistici" (Agenzia Scacciamostri, Shanna Shokk, ma anche il Turma disegnato da Valdambrini) si pagavano invece a malapena i costi di stampa.
Quando vendemmo alla riminese Cartoon Club Fumo di China, l'Annuario del Fumetto e il Mangagiornale, chiudendo la Ned 50, tenni per me la branca di giornaletti da fumetteria aprendo una ditta individuale intestata a mia moglie e mantenendo il nome di Edizioni Foxtrot.
Abbandonata la Lombardia e trasferitomi in Toscana per motivi familiari, chiusi la casa editrice affidando ai ragazzi di Rimini anche la prosecuzione delle collane da fumetteria che mantennero il logo Foxtrot accanto a quello della casa editrice (all'inizio c'era anche il marchio BD di Andrea Rivi, che coeditava il volume per la distribuzione in libreria). 


A un certo punto decisi di "aggiornare" il logo sostituendo al cerchio-balloon la sagoma di una piccola volpe (il foxtrot è un noto ballo e, come sanno gli anglofili, significa "trotto della volpe").


Quando le mie opere più importanti e fortunate passarono alla Shockdom, Cartoon Club fu contemporaneamente acquisita dalla FreeCom/DOC Comics, e sulle mie successive opere furono questi due marchi "associati" ad apparire in copertina, mentre il Foxtrot veniva definitivamente archiviato.



Non per questo sparì dal mio orizzonte.
Qualche anno fa, infatti, l'amica Irene Riva mi chiese se c'era modo di ridare vita editoriale ai materiali (i suoi testi e le mie vignette) che avevamo prodotto per una bella agenda della Teka Edizioni la quale, per sua natura, aveva concluso la propria vita nell'arco dell'anno di pubblicazione.


Pensai che era l'occasione per sperimentare il servizio Kindle Direct Publishing di Amazon di cui mi aveva parlato un contatto di Facebook, e misi perciò insieme il libriccino "Femminile? Sì, grazie" che, per il momento non aveva in copertina marchi di nessun genere, ma solo i nomi degli autori. La prova andò bene: il meccanismo funzionava, opportunamente pubblicizzato il volumetto vendeva e le royalties arrivavano puntualmente. Mi si aprì così davanti la possibilità di tornare a fare l'editore di alcuni miei lavori senza spendere un soldo, senza bisogno di tenere magazzino e contabilità, ed evitando tutte le altre rogne burocratiche del far libri. E ritrovando la totale e felice libertà di quando, ragazzino, mi facevo gli albi a fumetti in casa. Anche se non era una effettiva "casa editrice", decisi di dare riconoscibilità ai volumi che avrei prodotto fornendo loro una veste grafica uniforme e rispolverando l'amato marchio, limitandomi a togliere l'occhio alla piccola volpe per rendere il logo più "serio" e adatto a una produzione non solo fumettistica.





Creato spartanamente un sito alla novella impresa editoriale, negli ultimi anni ho già prodotto quattordici libri di varia natura, un paio dei quali ("Sonny Solo" e "ZigZagor") in duplice veste brossurata e cartonata, e altri sono in gestazione. Anche al libro di Irene cambiai la copertina per inserirlo a pieno titolo nel catalogo Foxtrot.


Credo proprio che a questo punto il marchietto della volpe mi accompagnerà finché la salute mi consente di divertirmi a partorire i libri che la fantasia e la voglia di raccontare fanno nascere nella mia testa.  





 

domenica 13 ottobre 2024

La fuffa e la truffa


Le truffe online vanno avanti ormai da lungo tempo.
Le prime che ricordo riguardavano biglietti superscontati di Trenitalia o di Italo. E la gente (anche una persona colta e intelligente che conosco mi confessò di aver abboccato) ci cascava. A volte i truffatori ti chiedevano due euro, a volte si limitavano a carpire dati che in qualche modo di sicuro rivendevano. Le prime volte il senso civico mi spingeva a commentare sotto il post che si trattava con tutta evidenza di una truffa, poi ci ho rinunciato. Tanto Facebook fa vedere solo alcuni dei commenti più recenti, e il mio (e di altri ugualmente benintenzionati) veniva seppellito/cancellato da decine e decine di commenti di finti "clienti" entusiasti.












Dai biglietti ferroviari si è passati ai pacchi di Amazon di materiali d'ogni genere non ritirati (?) offerti a un euro o due per svuotare i magazzini. E poi "alla qualunque": solo nell'ultimo quarto d'ora mi sono imbattuto in una mezza dozzina di questi annunci truffaldini, persino una "lotteria di Halloween", al solito prezzo di due euro. Sarà che si avvicina il Natale e la gente è già in modalità acquisti e dunque più predisposta a cascare in questi tranelli digitali. In compenso non ho più visto annunci di offerte di sconti ferroviari; forse Trenitalia e Italo si sono finalmente mossi con qualche denuncia efficace.

Personalmente posso solo "denunciare" queste truffe dal mio blog e dal profilo Facebook. Non spaventerò di certo gli organizzatori di queste canagliate, ma magari metto sull'avviso qualche mio contatto e gli evito di finire preda di una o più di queste trappole digitali. Se la vita non ve l'ha ancora insegnato, ve lo dico sommessamente io: nessuno regala niente, tantomeno multinazionali come Amazon, Apple, Hewlett Packard ecc., perciò tenetevi stretti i vostri due euro (e soprattutto le vostre informazioni sensibili). Se volete usufruire di sconti e offerte reali (ce ne sono, fra Black Friday e altro) andate sui siti ufficiali delle aziende e non cliccate su post di improbabili pagine sui social.

Dopo la truffa, segnalo anche la fuffa. Grazie (?) ai programmi di Intelligenza Artificiale, fare false "foto" (e persino video) è ormai per chiunque cosa semplicissima. Si stanno così moltiplicando tutta una serie di post acchiappa-like (che evidentemente gli autori poi monetizzano in qualche modo) usando argomenti "pucciosi" e ruffiani. Uno dei più recenti è quello delle foto giovanili "replicate" in vecchiaia. Se non si ha l'occhio abbastanza allenato da riconoscere una foto falsa fatta con l'IA, si abbia almeno l'intelligenza di accorgersi di certe strane coincidenze: mi è capitato di vedere nella stessa giornata due foto di giovani fidanzati affiancate dalle foto di lui e lei in tardissima età. Pur essendo persone diverse, in entrambi i casi lui aveva 102 anni e lei 100. Quando si dice la combinazione! Naturalmente, sotto il post accanto a qualche "denuncia" della falsità delle immagini e dell'operazione, si sprecavano decine e decine di commenti commossi e deliziati.




Siamo davvero destinati a vivere di fuffa e truffa da qui all'eternità?



mercoledì 9 ottobre 2024

Maremma parolaia!


Ho pescato in rete tempo fa questo piccolo dizionario di parole toscane e l'ho condiviso su Facebook. Il social di Zuckerberg me lo ha fatto riaffiorare in questi giorni nella sezione dei Ricordi, e ho pensato che purtroppo lì sopra - anche se tutto viene conservato e riaffiora carsicamente - tutto scorre e sparisce troppo in fretta. Visto che l'operazione è carina, ho pensato perciò di "fissarla" su questo blog, dove resta più presente e disponibile.

Grazie agli a me ignoti geniacci che si celano dietro la sigla di "love Maremma", autori di queste piccole perle.